Residenza disabili Villa Perla
“La cosa più importante nella comunicazione è ascoltare ciò che non viene detto” – Peter Druker –
L’arte è un processo che ha sempre fatto parte dell’essere umano fin dalla preistoria, l’uomo ha sempre comunicato prima per immagini successivamente si è evoluto il linguaggio. Il potere dell’immagine sta nel fatto che è universalmente riconoscibile e comprensibile. Anche la comunicazione per immagini, come quella verbale, possiede una propria “grammatica”. Nel corso del tempo, le regole di questa grammatica, sono state codificate ed utilizzate per veicolare messaggi come ad esempio del mondo del cinema, dei fumetti, ecc.
Nella seconda metà dell’Ottocento, dal post impressionismo in poi, con l’avvento della fotografia, la pittura perdendo la sua funzione di cronaca, ha dovuto cambiare, evolversi e trovare nuovi preconcetti per poter continuare ad esistere. Si comincia a rappresentare, attraverso le immagini, il proprio mondo interno grazie anche all’apporto della psicoanalisi. Quanto viene prodotto passa attraverso un processo creativo di cui l’immagine è solo l’epilogo il cui significato è personale e non immediatamente accessibile.
Nell’attività con i nostri ospiti ciò che è realmente importante e interessante è l’osservazione di tale processo. Vediamo cosa succede durante un incontro in cui partecipa anche G.
“G.P.: è la prima volta che partecipa all’attività in quanto di solito sta nella parte di struttura riservata agli ospiti più autonomi, ma a fronte di un periodo di maggior malessere, al momento trascorre le giornate in struttura nel corpo principale. La giornata precedente per lei è stata molto pesante, era molto arrabbiata e aggressiva, oggi manifesta maggiore tranquillità e accetta di partecipare all’attività. Esegue un elaborato per tutta la durata dell’incontro; come materiale sceglie i pastelli a cera, prende diverse tonalità di blu/azzurro e comincia a tracciare delle linee blu fino ad eseguire una campitura omogenea sulla parte alta del foglio e con il giallo traccia uno spicchio di sole nella parte bassa, con il colore verde acqua traccia linee da sinistra a destra leggermente discendenti verso la parte bassa del foglio. Eseguita la campitura mi dice “guarda il cielo e il mare”, poco dopo ha un episodio di incontinenza e deve sospendere l’attività. L’episodio le crea ansia perché deve eseguire in autonomia le operazioni per cambiarsi, la accompagno, lei si procura il cambio, le fornisco ciò che manca si riveste. Poco prima di riprendere l’attività riceve la chiamata della sorella stando alcuni minuti al telefono, poi ritorna alla postazione e mi chiede se c’è il colore grigio. Glielo cerco e con quello comincia a tracciare delle linee circolari e mi dice, riprendendo in mano il disegno e il filo del discorso “sì, ma non è più sereno, guarda le nuvole, e piove sull’acqua”.
Alla fine dell’attività riordina i pastelli in autonomia.”
Di seguito l’immagine del prodotto di G.
Appare evidente come, elementi che sono propri del disegno infantile quali il sole, il cielo, l’acqua non abbiano un significato univoco ma siano veicolati dall’esperienza che si fa durante l’attività e quindi durante il processo creativo.
L’attività proposta nella nostra struttura è un’attività gruppale che ha attraversato diverse fasi legate al periodo covid e alla diversa organizzazione anche spaziale per la gestione della quotidianità. Il gruppo è aperto a chi dimostra interesse o curiosità, anche se durante gli incontri, i partecipanti sono stati tendenzialmente sempre gli stessi anche per poter permettere un’osservazione nel tempo anche fornendo materiali diversi con cui esprimersi.
I materiali proposti si possono classificare in tre categorie:
Materiali di controllo
Penne, Matite, Pennarelli
Materiali mediamente espressivi
Carboncino Pastelli secchi, pastelli a cera
Materiali altamente espressivi.
Tempere, acquerelli,
I materiali vengono proposti in piccoli kit individuali con tutti i materiali a disposizione, poi ognuno sceglie liberamente cosa utilizzare ma viene invitato, pur rispettando le scelte, a sperimentare tutti i materiali proposti.
Il gruppo è importante perché crea un’ambiente di condivisione delle esperienze creative, pur rispettando la volontà di alcuni pazienti di lavorare individualmente.
La forza del gruppo si è sentita particolarmente dopo il periodo di isolamento durante il periodo covid, dal momento che il Laboratorio espressivo è stata una delle prime attività a riprendere e ha consentito ai pazienti di riappropriarsi degli spazi che gli appartenevano.
Gli incontri non sono mai troppo lunghi circa quaranta minuti di attività, dieci di preparazione e dieci di riordino.
Come mi è stato spiegato al corso OSS durante il modulo sulla Psichiatria l’assistenza è basata prettamente sull’osservazione e sulla relazione, concetti che ho trasferito in questa attività. L’osservazione è sul processo creativo e sui cambiamenti, sia a livello di immagine che di umore, ecc, mentre con chi può, si fa un momento di verbalizzazione verso il termine dell’incontro.
Questo tipo di attività è un’esperienza che permette agli operatori di utilizzare il canale non verbale della comunicazione, permette di entrare in contatto con il mondo interno dei pazienti poiché si consente ai pazienti di mettere sul foglio, per mezzo del materiale artistico, il loro mondo interno. Questa attività consente ai nostri ospiti che hanno limitato o assente accesso alla comunicazione verbale di offrirci alcuni aspetti che altrimenti ci rimarrebbero sconosciuti.
Con Z.H., che non presenta linguaggio verbale, si è riusciti a trovare un dialogo attraverso i disegni, riesce a comunicare sia ciò che gli procura gioia ma anche forti stati di angoscia.
Ad esempio durante questo incontro Z.H. era molto agitato, infatti ha disegnato il mostro in basso a destra. L’intervento è stato di stare al suo fianco disegnandogli degli elementi, associati al cibo, che generalmente lui disegna come ad esempio coni gelato caramelle e torte, cercando di distoglierlo dal suo malessere e cercando di farmi comunicare il suo umore tramite il disegno delle emoticon.
Mi piacerebbe infine proporre un esempio di processo su più incontri.
F.D.A.: inizialmente è un po’ timoroso di intraprendere l’attività, mi comunica di non saper disegnare, lo rassicuro che non bisogna essere bravi ma lasciarsi andare e che non c’è giudizio sulle opere, parte con una composizione modulare che ripete per tutta l’attività. Sceglie in autonomia colori e modalità questo modulo si ripete a formare l’intera opera, mantiene sempre una certa distanza dal bordo non sconfina mai.
F.D.A.: a inizio attività è molto cupo e triste allora gli propongo di unirsi al gruppo, esegue due elaborati, nel primo impugna il pennarello nero e disegna con intento figurativo, lo lascio lavorare senza disturbarlo, la stimolazione dei ricordi provoca un cambiamento di umore, da cupo e arrabbiato con nostalgia di casa, sposta l’attenzione sul suo lavoro. Quando vedo che nel foglio ci sono delle forme quasi compiute, gli chiedo cosa stesse disegnando, lui risponde: “un forno per la pizza con le pale e il termometro” (ricordo che prima dell’inserimento in struttura svolgeva il lavoro di aiuto pizzaiolo). Verbalizza anche di essere soddisfatto del suo lavoro allora gli propongo di continuare su un nuovo foglio bianco. Comincia a prendere vari colori e a eseguire una composizione modulare che ha come motivo la stella, disegna tante stelle che si sovrappongono, se a prima vista l’elaborato può sembrare uno scarabocchio, in realtà osservando il processo c’è una logica nell’esecuzione. Disegna anche un’automobile in basso a sinistra, dopodiché decide di intervenire di nuovo sul primo elaborato con le stelle colorate all’interno del forno. A fine attività gli propongo di scrivere il nome sui fogli, l’umore è cambiato e risulta molto più sereno.
F.D.A: nonostante il clima, è il più attivo di tutti, durante queste ore di Attività è sempre stato partecipe e attivo, e pian piano si nota anche una maggiore apertura. Comincia il suo primo lavoro con le stelle colorate come nell’incontro precedente, coprendo circa 1/3 del foglio, procedendo per 20 minuti, poi comincia con il pennarello nero a disegnare dei cerchi ben appaiati l’un l’altro, quando il foglio è quasi pieno gli chiedo che cosa siano i cerchi e F. risponde:” niente volevo solo vedere se sono ancora capace di fare dei cerchi”, “mi sto allenando”, poi, continua, “lo sai che quando lavoravo in pizzeria, sapevo fare il tiramisù? Mi ricordo la ricetta dunque, ci vogliono uova Zucchero …” allora gli suggerisco, “Mascarpone”, “SI SI e poi?”. Gli suggerisco allora di provare a scriverlo su un altro foglio e con il pennarello comincia a scrivere gli ingredienti che si ricorda e i recipienti necessari, poi continua: “lo sai che facevo anche la Pastiera Napoletana? avevo la ricetta in pizzeria, ma ora non mi ricordo”. Poi mi chiede: “ti ricordi quel quadro di Van Gogh, quello del vento?” Gli suggerisco, “La notte Stellata!” “Si si quello, lo voglio copiare”, gli dico allora che glielo porto la prossima volta al che mi risponde” si si da copiare è facile”.
F.D.A: Come da sua richiesta la volta scorsa gli ho fornito un libro, coni dipinti di Vincent Van Gogh, allora ha cominciato a sfogliarlo e decide di copiare “Campo di grano con volo di corvi”. Sceglie come Materiale i pastelli a cera. Mi riferisce che è la prima volta che prova a copiare un quadro, pertanto lo incoraggio a prendersi i suoi tempi e gli dico che non è necessario completare il tutto nell’ora di attività, che un lavoro può essere ripreso più e più volte. Si prende qualche minuto ad osservare la riproduzione del quadro sul libro poi incomincia prendere i pastelli, inizia dal colore Nero per tracciare i segni dei corvi.
Al termine del precedente incontro aveva affermato che Van Gogh era facile da copiare nella realtà dei fatti non è cosi, infatti rimane concentrato per tutta l’ora di attività su questo Lavoro.
Però studia bene i segni ed è molto meticoloso nell’esecuzione si prende i suoi tempi, un piccolo segno alla volta, gli faccio notare che il gessetto si può rompere e usare di piatto e modificare la pressione sul foglio per ottenere intensità diverse, infatti dopo nello stendere il campo di grano con diverse tonalità di giallo i sui movimenti sono più fluidi e disinvolti comincia anche a miscelare i colori dei pastelli sul foglio e inserire tonalità scure per creare dei contrasti in riferimento alla figura di base.
Non è riuscito a completare la riproduzione, però mi riferisce di essere soddisfatto dell’opera e di avere scelto van Gogh perchè quando aveva accesso a internet aveva visto un video su youtube di un bambino che ne riproduceva i quadri e li vendeva pure.
F. ha mantenuto la concentrazione per tutta l’attività ed era molto assorbito dal processo creativo.
In chiusura mi riverisce di aver faticato molto e “speriamo bene”.
Un lavoro che mi emoziona
Grazie
Da questa esperienza trapela il vero significato dell’ ascolto attivo e di cosa significhi ‘prendersi cura ‘ dell’altro in maniera profonda .Solo chi ha un grande passione può svolgere questo tipo di lavoro.
Grazie Niccolò per la tua testimonianza.
Veramente un lavoro coinvolgente..le espressioni figurative sono a volte l’unica possibilità per far emergere un mondo interiore che viene svelato agli operatori, ma che consente anche a chi percorre l’esperienza della malattia di dare un senso alle emozioni provate.
Ecco una dimostrazione che trovare gli spazi,tralasciando la routine della quotidianità, che spesso affligge ospiti e operatori nelle strutture residenziali,permette lo scambio di emozioni e sensazioni tra curante e curato.
Scambio che ,tramite il disegno ,scorre e arricchisce forse più della comunicazione verbale.
Grazie Nic!
Grazie Niccolo ed Annalisa! Questo articolo, che testimonia in maniera così emozionante il vostro lavoro con gli ospiti, è bello e coinvolgente. Mi ha anche colpito la descrizione tecnica dell’attività!
Il merito è tutto di Niccolò, è davvero bravo ed è bello vederlo in azione con gli ospiti! Così come è bello vedere come gli ospiti riescano a esprimersi anche senza parole