Anatomia, funzione e cultura: il cervello di H. SAPIENS e gli altri animali*
In uno studio RMN di ricercatori della Oxford University comparso su Neuron viene riportata una straordinaria similitudine fra le aree cerebrali preposte al linguaggio in uomo e macaco.
Il linguaggio articolato e complesso è una caratteristica che contraddistingue la nostra specie: ci consente di comunicare, apprendere, costruire, progettare, inventare, anche creare una personale realtà con una precisa coloritura emotiva e di plasmarla. Nell’ambito della medicina che molti di noi praticano, la Psichiatria, il linguaggio ci permette anche di curare.
Pare che soltanto gli esseri umani siano in grado di articolare finemente i suoni e disporli in successione secondo una logica regolata da una sintassi, a differenza delle comunicazioni vocali presenti in altri animali (cinguettiii, miagolii, abbai etc.). Anche altre specie usano i suoni in modo complesso, per esempio i cetacei, ma finora non è stata individuata una vera sintassi. Secondo alcuni quello che mancherebbe agli animali di altre specie (e che sembra compromessa anche negli umani affetti da autismo) è la cosiddetta teoria della mente, cioè la capacità di capire ciò che gli altri voglionio comunicare.In realtà alcuni cercopitechi hanno evoluto un linguaggio per cui a determinati vocalizzi corrisponde l’indicazione di uno specifico predatore e ne conseguono comportamenti congrui alla difesa da quella specifica situazione di pericolo. Altri animali sono in grado di apprendere il linguaggio insegnato loro dagli esseri umani (per es. dei sordomuti) e curiosamente in questo caso i pappagalli, a differenza di gorilla, oranghi e scimpanzè (le scimmie più prossime all’uomo) sembrano in grado di apprendere anche le regole sintattiche oltre ai vocaboli.
Comunicazione, apprendimento e creatività sono tre caratteristiche sviluppate dagli animali nell’evoluzione e indispensabili per la formazione della cultura, intesa come modo di trasmettere informazioni per via non genetica, resi possibili da specifiche reti neurali e da una qualche forma di struttura sociale. La cultura è una proprietà “emergente””, di cui cioè non si può predire l’esistenza a partire dalle componenti anatomiche del sistema nervoso, che ha probabilmente avuto origine attraveso un meccanismo darwiniano di selezione naturale ma che si evolve secondo un modello lamarkiano, cioè per adattamenti che si diffondono rapidamente nella popolazione in risposta a stimoli ambientali.
Gran parte delle funzioni cognitive risiedono in zone del cervello che presentano caratteristiche anatomo-funzionali molto simili in animali diversi, spesso risultato di processi evolutivi paralleli ma convergenti. In questo senso il risultato dello studio riportato non appare così sorprendente.
L’evoluzione culturale ha tempi diversi da quella organica e non dipende da variazioni genetiche o fisiche. E’ utile riflettere sul fatto che H. Sapiens è l’ultimo rimasto di una serie di ominidi, comparso solo 200.000 anni fa circa, che hanno convissuto con altre scimmie antropomorfe e che hanno sviluppato diverse culture.
H. Sapiens condivide con lo scimpanzè il 97% del genoma ma è depositario di una cultura completamente diversa: le strutture anatomiche che evolvono in regime darwiniano e sono geneticamente determinate non possono rendere ragione delle differenze ed è l’uso, la funzione cui vengono adibite e che rendono eventualmente possibile,a fare la differenza.
Il linguaggio sintattico è probabilmente ciò che ha cambiato la velocità evolutiva culturale del genere umano, che fin ad un certo punto ha avuto tempi lunghi come quella degli altri animali, perchè tra l’altro ha reso l’apprendimento indipendente dall’imitazione e ha consentito la trasmissione rapida e concentrata di numerosissime informazioni.
Per chi fosse interessato all’argomento, oltre agli storici testi di Bateson, consiglio anche un piccolo volume, facile ma preciso e che ha stimolato molte delle riflessioni qui riportate, di Michelangelo Bisconti “Le culture degli altri animali” edito da Zanichelli.
* [L’articolo fa riferimento a “Cervello: regioni del linguaggio simili a quelle delle scimmie” – AGI – 29 GEN 2014]
Ci sarebbe moltissimo da dire e da cercare. Verrebbe da andare verso tutta la riflessione sul mondo del Tu, della creatura, e via dicendo