Parliamo di ambivalenza emotiva quando dobbiamo descrivere la condizione psicologica, non così rara, in cui una persona sperimenta due o più emozioni contrastanti. Simultaneamente. È una reazione umana naturale, soprattutto quando ci troviamo di fronte a situazioni complesse o che coinvolgono aspetti di notevole rilevanza emotiva. Questa coesistenza di sentimenti opposti genera confusione e disagio. Rende piuttosto difficile capire cosa si stia provando veramente. Un esempio classico è il caso di chi riceve una promozione al lavoro, ma teme di non essere all’altezza del nuovo ruolo. Tale lavoratore sarà, allo stesso tempo, felice e triste.
L’ambivalenza emotiva non è necessariamente negativa. Riflette la complessità della nostra mente e delle situazioni che affrontiamo. Quando però diventa troppo intensa e difficile da gestire, porta a uno stato di tensione emotiva e confusione interiore. Non è raro, infatti, che chi stia attraversando una simile situazione si senta paralizzato nelle proprie decisioni e reagisca in modo contraddittorio, faticando a trovare equilibrio tra i propri sentimenti. Questa condizione emotiva viene innescata da una varietà di fattori. Dalle relazioni personali ai cambiamenti nella vita. Dalle aspettative sociali alle pressioni interiori. È possibile, per fare un esempio, provare amore e risentimento verso una stessa persona. Comprendere e accettare questa ambivalenza è, generalmente, il primo passo verso una gestione più sana ed efficace delle emozioni.
Capire e gestire le emozioni contraddittorie
Gestire l’ambivalenza emotiva è possibile. Occorre però sapere come muoversi. Innanzitutto va riconosciuta e accettata. Tendiamo a pensare che provare emozioni contraddittorie sia un segno di debolezza, confusione o smarrimento. In realtà, è una risposta naturale alle sfide della vita. Il primo passo per gestire l’ambivalenza è sviluppare una maggiore consapevolezza emotiva. Impariamo a identificare i sentimenti che coesistono dentro di noi e maturiamo una solida contezza attraverso pratiche alla portata di tutti, come la riflessione personale, la meditazione o il dialogo con una figura di supporto, ad esempio un terapeuta.
Una strategia funzionale è imparare a dare un nome alle emozioni che si provano. Il semplice atto di etichettare le sensazioni aiuta a ridurre la confusione e ci fa comprendere meglio cosa stia avvenendo dentro di noi. In questo modo, daremo un nome corretto a quanto viviamo e ci verrà facile smettere di considerare l’ambivalenza emotiva come un ostacolo. Gestire le emozioni contraddittorie implica inevitabilmente la necessità di trovare un equilibrio tra le varie forze emotive in gioco. Invece di cercare di eliminare un’emozione a favore di un’altra, accettiamo la coesistenza di sentimenti opposti. Per esempio, normalizziamo il fatto che si possa provare sia gratitudine sia rabbia verso una situazione complessa. Così facendo, ridurremo il conflitto interno e favoriremo una maggiore serenità.
Chi deve guardarsi dall’ambivalenza emotiva?
Vi sono persone più vulnerabili di altre all’ambivalenza emotiva. Ciò si deve a particolari tratti di personalità o esperienze di vita individuali. Coloro che hanno una forte tendenza all’introspezione, o che sono particolarmente sensibili alle emozioni degli altri, possono sperimentare più frequentemente la presenza di emozioni contrastanti. Chi vive sotto costante pressione, lavorativa e/o personale, è più incline a sperimentare l’ambivalenza emotiva. Aspettative e responsabilità generano sentimenti opposti, come il desiderio di successo o la paura del fallimento.
Un gruppo particolarmente a rischio di cadere nell’ambivalenza emotiva è quello composto da chi si trovi in relazioni affettive complicate. Le dinamiche complesse di molte relazioni sentimentali innescano emozioni contrastanti. Per esempio amore e frustrazione, dipendenza emotiva e desiderio di libertà. In questi casi, l’ambivalenza diviene un fattore destabilizzante. Influisce infatti in maniera negativa sia sul benessere personale sia sulla qualità della relazione stessa. Chi è incline ad ansia o depressione può essere più suscettibile all’ambivalenza emotiva. Questi stati d’animo amplificano la percezione di emozioni contrastanti, rendendo ancora più difficile trovare un equilibrio interno. In questi casi, è utile cercare supporto psicologico per imparare a gestire l’intensità delle emozioni e ridurre il disagio associato.
Convivere con l’ambivalenza emotiva
Come si convive con l’ambivalenza emotiva? Occorre sviluppare la capacità di accettare la complessità delle proprie emozioni. Evitiamo di giudicare noi stessi in base ai sentimenti che proviamo. Uno dei modi più efficaci per farlo è praticare l’autocompassione. Dobbiamo imparare a trattarci con la stessa gentilezza e comprensione che riserveremmo ad altre persone, come per esempio un amico, o un’amica, che stia attraversando un momento difficile. Accettiamo la normalità del provare emozioni contrastanti, riduciamo il senso di colpa o frustrazione che accompagna l’ambivalenza e avremo già fatto molto.
Una strategia importante e consigliata è lo sfruttamento della cosiddetta resilienza emotiva. Si tratta di quella particolare capacità di adattarsi e rispondere, in modo flessibile, alle sfide emotive che ci vengono quotidianamente poste. Resilienza non significa ignoranza o repressione delle emozioni. Ci si riferisce semmai all’apprendimento di come sia meglio navigare tra esse, in modo sano ed equilibrato. Ciò può includere il ricorso a tecniche di gestione dello stress oppure la scelta di intraprendere terapie di provato successo come quella cognitivo-comportamentale.
Convivere con l’ambivalenza emotiva significa accettare che non tutte le emozioni vanno risolte o chiarite immediatamente. A volte, è necessario lasciare che si evolvano naturalmente nel tempo. Forzarne la risoluzione non è mai la mossa più indicata. Sviluppiamo una maggiore tolleranza verso incertezza e complessità emotiva, aprendoci a una comprensione più profonda e ricca di noi stessi e del nostro mondo interiore.