Che cos’è il mondo interno?
Potremmo definirlo quell’insieme di desideri, emozioni, sentimenti che contribuiscono a formare l’apparato psichico di ciascuna persona e ne determinano il carattere.
A volte è anche difficile districarsi tra un insieme di impressioni e ricordi che determinano gli affetti. Succede spesso in età adolescenziale, ma non solo; difficile senza un aiuto essere in grado a volte di riconoscersi. Ricordo che persona deriva probabilmente dall’etrusco e significa “maschera teatrale”.
La crescita individuale di un individuo passa schematicamente dal confronto con gli adulti significativi attraverso momenti di imitazione, poi di identificazione sino alla separazione ed alla identità individuale.
La trasformazione sociale e la modificazione sostanziale dei mezzi di comunicazione e quindi dei modelli, ha avuto effetti di semplificazione, velocizzazione e soddisfazione che però spesso cozzano con il bisogno di intimità e privatezza (privacy si usa dire).
L’enfasi sui diritti alla privacy cozza con l’impossibilità di nascondersi: mai come oggi tutti posso sapere tutto, o quasi, di chiunque.
Poter nascondere ai genitori i primi amori, le prime trasgressioni, potersi confrontare con i propri desideri e le proprie paure; scegliere il momento di confidarsi in poche parole: farsi gli affari propri.
I social media hanno in gran parte migliorato la qualità dell’informazione dando la possibilità di essere più a conoscenza dei fatti ma hanno anche rappresentato un grave rischio di manipolazione e di influenza che definirei quasi ipnotica (suggestiva), nei confronto dei più fragili determinano il rischio di alterazione dell’apparato psichico dei giovani.
L’esternalizzazione esasperata delle emozioni e soprattutto dei sentimenti, ha creato un rischioso intrecciarsi di influenze anche malefiche (vedasi il fatto del tredicenne di Gragnano), senza alcuna protezione.
Potremmo quindi ipotizzzare che l’impossibilità di far sì che un ragazzo possa affermare: “affari miei” è in grado di compromettere, seppur parzialmente, o momentaneamente, l’equilibrio psichico di quel soggetto.
Affari nostri…
Affari nostri, affari di tutti e quindi non più affari miei. Mondo interno svelato e smascherato.
I social, i registri scolastici elettronici che informano immediatamente i genitori di assenze o brutti voti… Si sa tutto in tempo reale o ancor prima che si arrivi a casa.
Si deve dire o sapere tutto? Questo sapere a chi serve? Controllo che vada tutto bene anche a distanza, pensano alcuni genitori. Ma mi chiedo se poi si discute di cosa succede e di cosa si prova in una situazione di frustrazione, fallimento o abbandono.
Di solito dopo un brutto voto, una simpatia o innamoramento si pensa a come comunicarlo ai genitori. E questo comunicarlo, confidarsi permette di capire: ho capito qualcosa di me oppure chiedo e mi confronto con un adulto di cui mi fido.
Voglia e capacità di condividere le proprie esperienze interne: cruciale aspetto della persona, che si declina in una serie di modalità: dall’estremo del ritiro autistico a quello opposto, della rinuncia a ogni riserbo, pudore, misura.
Nelle comunicazioni rivolte a tutti – messaggi social, indiscrete interviste TV ai protagonisti di vicende giudiziarie – quel che mi pare malsano è proprio la mancata scelta di un ascoltatore – interlocutore: perchè una condivisione dovrebbe, credo, esser parte di un rapporto, di una relazione.