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Amnesia, un approfondimento psicologico

Per chiunque ne sia colpito, e per tutte le persone che stanno al suo fianco, l’amnesia rappresenta una sfida significativa. Non è semplice spiegarne i vari aspetti, le differenti sfaccettature, le cause e gli effetti psicologici a essa connessi, e neppure che cosa davvero significhi per chi ne soffre. Eppure si tratta di un aspetto fondamentale se si desidera offrire un supporto adeguato e facilitare il percorso verso un pieno recupero della memoria smarrita e del benessere emotivo legato alla custodia dei ricordi più preziosi.

Per approcciare chi ne sia vittima occorre un atteggiamento delicato e comprensivo. Chiunque abbia a che fare con qualcuno colpito da amnesia deve accettarne la condizione. Naturalmente, l’assistenza di medici e operatori sanitari professionali svolge un ruolo cruciale nel fornire i giusti strumenti, e le corrette strategie, per gestire il disturbo e favorire il recupero della memoria, ma anche il sostegno della cerchia sociale deve essere saldo.

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Che cos’è l’amnesia?

La condizione definita come amnesia si caratterizza per la perdita parziale o, nei casi peggiori, totale, della memoria. Chi è affetto da amnesia può trovare difficoltà a ricordare eventi passati, informazioni personali e sensibili o esperienze di vita trascorsa. L’amnesia può verificarsi in modo improvviso e può interessare specifici periodi di tempo oppure determinate categorie di ricordi. Ne esistono diversi tipi, tra cui quella retrograda, che coinvolge la perdita di memorie precedenti all’evento scatenante, quella detta anterograda, la quale rende difficile o impossibile l’acquisizione di nuove informazioni e memorie dopo l’evento, e anche la tipologia senso-specifica, a causa della quale si perde tutta la memoria riguardante gli eventi elaborati da un solo senso. Tipicamente, riguarda i ricordi connessi a vista oppure udito.

Sono numerose le aree del cervello coinvolte nell’acquisizione e conservazione di ricordi. Un danno a una qualsiasi parte dell’encefalo può dunque causare amnesia e la durata del blackout è spesso connessa all’entità del danno subito. La perdita di memoria viene trattata da medici e neurologi tutte le volte che sia possibile, ma non sempre esiste una soluzione clinica. Quella dell’amnesia è infatti una patologia le cui cause sono ancora comprese soltanto parzialmente. Di norma, la perdita di memoria non riguarda le abilità e competenze acquisite, bensì il ricordo dei fatti vissuti o testimoniati.

Amnesia: ricordiamo una sedia, magari la maglia appoggiata sopra ma non chi fosse seduto
L’amnesia indebolisce, cancella o frantuma i nostri ricordi. Possiamo ricordare la sedia e il maglione gettato lì sopra, ma non chi fosse seduto o di che colore era dipinto il muro, sebbene prima di essere colpiti avevamo tutto ben scolpito in memoria.

Chi può restarne colpito

L’amnesia può colpire individui di tutte le età e background, non esiste un paziente tipo o una categoria di persone a rischio più o meno elevato. Spesso la si associa a gravi traumi o a condizioni neurologiche, elementi che in effetti possono aumentare le possibilità di contrarre questa antipatica patologia, ma non dimentichiamo che le cause possono anche essere totalmente altre. Esistono infatti fattori psicologici scatenanti, come stress estremo o eventi particolarmente traumatici. Alcune forme di amnesia possono essere temporanee e risolversi spontaneamente nel tempo, senza alcuna necessità di intraprendere azioni più complicate della paziente attesa. Esistono però anche altre insorgenze di questo disturbo, spesso ben più serie, persistenti e invalidanti; impossibili da sanare senza un intervento professionale, portato avanti da un team medico esperto.

Si evidenziano alcuni fattori di rischio che possono agevolare l’insorgere della perdita di memoria, come per esempio traumi violenti e cranici; ictus; chirurgie cerebrali; convulsioni o abuso di alcool, ma non sempre questi sono direttamente collegati.

La durata dell’amnesia può variare notevolmente da caso a caso. Si tratta di una condizione talmente particolare e personale che difficilmente si è in grado di anticiparne tempi e conseguenze. Alcuni individui possono sperimentare un periodo di confusione e smarrimento per un breve periodo di tempo, mentre altri potrebbero avere difficoltà a recuperare i ricordi per settimane, mesi o addirittura anni. La prognosi dipende da una serie di fattori, indipendenti di paziente in paziente, tra cui spiccano la causa sottostante e le misure di supporto e trattamento fornite.

Gli aspetti psicologici dell’amnesia

Frequentemente l’esperienza dell’amnesia causa spavento e frustrazione. Pensiamo a quanto possa essere terribile perdere pezzi della propria identità o riuscire a ricordarli soltanto in maniera frammentaria e confusa. La nostra memoria è parte di quel che siamo, smarrirla genera ansia e disagio emotivo. Consideriamo inoltre gli aspetti psicologici relativi alle relazioni interpersonali di chi sperimenti tale frammentazione cerebrale. Amici, familiari o chiunque sia legato alla persona colpita, e ne assista alla quotidiana lotta per preservare i propri ricordi, non potrà che provare a sua volta frustrazione, profonda tristezza e un considerevole senso di impotenza nei confronti delle circostanze che attanagliano il proprio caro o la propria cara.

Il ruolo delle persone vicine a chi soffre di amnesia è di importanza fondamentale. Esse devono fornire comprensione e sostegno emotivo a chi stia soffrendo, creando un ambiente di supporto e accettazione. Relazionarsi con altre persone, mantenere la mente occupata e il cervello in attività, condurre una vita sana e concederci le giuste ore di sonno non sono soltanto buone abitudini, bensì anche fattori che possono aiutarci a tenere lontana l’amnesia.

La perdita di memoria si risolve, nella maggior parte dei casi, senza alcun trattamento particolare. Basta attendere e i ricordi riaffioreranno. Per quanto riguarda il disagio psicologico connesso, qualora sia particolarmente profondo, si può contattare uno psicoterapeuta, il quale saprà tessere una terapia adeguata ai disturbi del paziente, o, in alternativa, ricorrere all’ipnosi.

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