La figura dell’omicida seriale è ormai ben delineata dagli studi dei criminologi e da tutta la letteratura e la copertura mediatica che questi soggetti hanno ricevuto negli anni. Delineare il profilo psicologico dei serial killer è stato il primo passo per riuscire a contrastare e prevenire questo tipo di comportamento, rendendo l’investigazione più efficace e portando più consapevolezza nelle persone.
Chi è un serial killer
Per serial killer, o assassino seriale in italiano, s’intende una “persona che, per effetto di una grave forma di psicopatia, compie omicidi in serie, per lo più scegliendo determinati tipi di vittime per lo più accomunate dall’età, dal sesso, dalla professione e similari (bambini, donne, prostitute, ecc.), eseguendo i delitti in modo caratteristico e talvolta spettacolare, o compiendo macabri rituali sui corpi delle vittime”. Si tratta quindi di un pluriomicida che uccide con una componente compulsiva tre o più vittime con un periodo di pausa variabile, un intervallo emotivo (cooling-off time), tra un omicidio e l’altro. Questo tipo di assassino sviluppa presto una firma (una componente unica e originale del comportamento criminale, con un significato ritualistico) e un modus operandi (la modalità di esecuzione dell’omicidio o delle sevizie, che deve risultare soddisfacente per l’assassino). Se non compie lui direttamente gli omicidi, il serial killer può anche esercitare un’influenza psicologica su altre persone e spingerle a uccidere al suo posto. Quando si parla di assassino seriale, la volontà di uccidere è un elemento imprescindibile nel profilo psicologico di questi criminali, che deve esistere indipendentemente dal risultato. Per queste caratteristiche, si differenzia dal mass murderer (assassino di massa) e dallo spree killer (assassino compulsivo).
Profilo psicologico dei serial killer
Le motivazioni dietro agli omicidi possono essere le più disparate, ma ci sono degli elementi ricorrenti che caratterizzano il profilo psicologico dei serial killer. Innanzitutto, seppur le motivazioni risultino appunto differenti, vi è un’unica motivazione psicologica profonda valida per tutti questi soggetti: la necessità di affermare se stessi esercitando controllo e potere su altri individui.
In secondo luogo, gli studiosi, cercando di capire le cause che originano questi comportamenti criminali, hanno evidenziato la presenza di esperienze traumatiche nell’infanzia e nell’adolescenza degli assassini seriali e l’importanza che essa ha nel portare a tendenze omicide. Esaminando la casistica, emerge che molti serial killer hanno vissuto in un ambito familiare con situazioni particolari, tra cui: l’essere un figlio illegittimo; avere un genitore abusivo e uno sottomesso; l’essere orfano di uno o entrambi i genitori; aver avuto un’infanzia caratterizzata da violenze fisiche, psicologiche e/o sessuali, perpetrate da un familiare; provenire da una famiglia povera. Il bambino che non vive il processo di attaccamento in maniera funzionale e non riesce a creare una propria identità può quindi sfociare in un senso di frustrazione che può portare a sua volta alle tre fasi di affermazione del comportamento da omicida seriale: l’autoprotezione, la rimozione e la proiezione. Quest’ultima fa sì che il serial killer provi un momento di sollievo nell’uccisione della propria vittima, a cui segue una nuova crisi di angoscia che riaccende il desiderio di violenza e crea la serialità.
In generale, si può dire che il serial killer sia il prodotto della famiglia e dell’ambiente socio-economico da cui proviene, unito a delle componenti soggettive della sua personalità (tratti psicologici, sessualità, vita immaginativa, ecc.) e caratteristiche fisiologiche.
L’individuo cresciuto in questi contesti, poi, può sviluppare quella che è chiamata sindrome dell’alienazione, che si declina in: sfiducia, pessimismo, ostilità confessa, disprezzo di sé, alienazione interpersonale, alienazione sociale, alienazione culturale, esitazione, subspezione, estraneità, non strutturazione dell’universo interiore. Ciò lo porta a un probabile rifiuto nel cercare di inserirsi nella vita sociale e lavorativa convenzionale.
Segni premonitori del comportamento omicidiario seriale
L’individuazione e la classificazione del profilo psicologico dei serial killer è nata da un’esigenza investigativa di semplificazione. Gli studi in questo senso sono stati perfezionati all’inizio degli anni ’80 da un team della Behavioral Science Unit dell’FBI, negli Stati Uniti. In particolare, gli studiosi della materia hanno cercato di creare un elenco dei sintomi che possono far presagire un futuro comportamento omicidiario seriale, se riscontrati durante l’infanzia o l’adolescenza. In particolare, si individuano:
- isolamento sociale, che può portare a una predominanza della fantasia nei bambini e spesso con una sessualizzazione precoce dei pensieri;
- comportamento irregolare, caratterizzato in particolare da bugie ripetute, ipocondria e comportamento camaleontico;
- attività sessuale precoce e bizzarra, che può far venire all’individuo una forma di attrazione-repulsione per il sesso e dunque lo rende un pensiero ossessivo;
- difficoltà di apprendimento a causa dell’inquietudine interna, nonostante alcuni assassini seriali possano avere un intelletto medio o addirittura elevato;
- problemi con le autorità e di autocontrollo;
- sintomi di danno neurologico, che in alcuni casi possono portare all’apparizione di un comportamento aggressivo o una personalità eccessiva;
- ossessione per il fuoco, il sangue e la morte, a seguito di fantasie distruttive;
- crudeltà verso gli animali e/o altre persone;
- comportamento autodistruttivo, in cui momenti di tranquillità si alternano a comportamenti impulsivi
- altri comportamenti come la propensione al furto e l’accaparramento o il precoce abuso di stupefacenti.
Tipi di serial killer
La criminologia, grazie allo studio del profilo psicologico dei serial killer, è riuscita a classificare diverse tipologie di questi assassini.
La prima divisione è tra criminali organizzati e disorganizzati. I tipi organizzati sono intelligenti, socialmente competenti e sessualmente adeguati, che mettono in atto aggressioni ben pianificate, controllate e personalizza la vittima. I tipi disorganizzati, invece, presentano caratteristiche contrarie, con aggressioni improvvise, scene del crimine disordinate e difficoltà nella gestione di impulsi e vita quotidiana.
C’è poi una classificazione in base alle motivazioni che spingono i serial killer ad agire. Si trovano quindi i visionari, i dominatori, i missionari, gli edonistici, gli angeli della morte, le vedove nere, quelli motivati dal guadagno.