Il filosofo e psicoanalista Umberto Galimberti consegna alle stampe la sua opera “Il libro delle emozioni” nel settembre del 2021, facendo luce sul mondo delle emozioni e accompagnando i suoi lettori attraverso un viaggio che parte dalle teorie di Platone e arriva fino ai giorni nostri. Nel suo libro Galimberti analizza l’evoluzione delle emozioni rispetto al periodo storico di riferimento e sottolinea come oggi rispetto a ieri, con l’avvento dell’informatica, sia cambiato completamente il modo in cui si percepiscono.
Differenza tra emozioni e sentimenti
Prima di ogni cosa, per non creare incomprensioni, c’è da chiarire la differenza tra emozioni e sentimenti: due elementi strettamente correlati che però molto spesso vengono confusi e utilizzati nel linguaggio in maniera intercambiabile.
Le emozioni sono istintive, irrazionali e innate. Sono molto complesse e rappresentano la risposta fisica o cognitiva rispetto a uno stimolo esterno. Ad esempio, se stessimo camminando in una campagna e vedessimo un serpente venire verso di noi, proveremmo immediatamente paura; quindi, di conseguenza ci sarebbero una serie di reazioni fisiche correlate come il battito del cuore accelerato o la sudorazione improvvisa.
I sentimenti, invece, si apprendono solo attraverso l’esperienza: sono associazioni mentali che avvengono come conseguenza di un’emozione che si prova. Se l’emozione è universale, il sentimento è privato e unico, dipende tutto da chi lo prova. Se ad esempio due soggetti sentono la stessa emozione, potrebbero poi trasformarla in due sentimenti differenti: questo dipenderà esclusivamente dalla persona e dalla situazione in cui ci si trova.
Quindi in conclusione potremmo dire che le emozioni sono intense e temporanee, guidate dagli eventi; mentre i sentimenti sono più blandi e duraturi, innescati da un’emozione provata.
Il dualismo mente-cuore
Galimberti afferma che l’essere umano è l’espressione perfetta del dualismo mente-cuore, comincia però a raccontare ai suoi lettori la storia dal principio, prima ancora che la mente giungesse a governare la vita dell’uomo. L’autore parte dai nostri antenati e chiarisce come fossero guidati soltanto da impulsi e sensazioni (cuore), per capire immediatamente cosa fosse vantaggioso o dannoso per la loro sopravvivenza e per la conservazione della specie, proprio come gli animali. Questa modalità veniva messa in atto proprio perché il mondo non era ospitale e con i pericoli a ogni angolo c’era la necessità di prendere decisioni immediate. Infatti, il cuore promuove le azioni più velocemente rispetto alla ragione, ed è mosso dalle emozioni, come ad esempio la paura percepita di fronte a un pericolo.
Solo dalle teorie del filosofo Platone in poi, il pensiero occidentale prediligerà la mente razionale, capace di governare le passioni, lasciando da parte l’irrazionalità del cuore.
Oggi invece, contrariamente ad un po’ di tempo fa, le emozioni sono elogiate in ogni ambito, ma rappresentano ancora una terra in gran parte sconosciuta. Questo non è dovuto alla mancanza di ricerche nel campo, che anzi, sono numerose, ma al fatto che le emozioni sono radicate nella parte più antica del nostro cervello e scaturiscono sentimenti unici per ogni individuo, in base alla propria esperienza di vita.
Società contemporanea: trappole e pericoli
Oggi, nella società contemporanea la maggior parte delle persone è alla costante ricerca di visibilità e notorietà, che trasformano le emozioni in merci in vendita nella vetrina di internet, che con i suoi ingranaggi psicosociali spinge all’omologazione tramite l’esposizione emotiva. È così che si inizia a confondere la mancanza di pudore con la sincerità, e ci si sente quasi obbligati ad esporre il proprio vissuto emotivo, che ci appartiene sempre meno.
Infatti, ad oggi si dovrebbero sorvegliare i propri figli, che frequentano scuole incapaci di fornire loro una formazione emozionale e sentimentale adeguata. Quando basterebbe soffermarsi di più sulle pagine di letteratura per apprendere i sentimenti e per disporre di mappe mentali capaci di indicare la via giusta. Ad esempio, in presenza del dolore saprebbero indicare, se non le vie d’uscita, almeno il modo in cui sopportarlo.
Invece, parlando di distanza, se nel nostro secolo c’è stato un virus capace di creare distanze virali, come se non fosse abbastanza, sempre nello stesso secolo c’è l’informatica a crearne di sociali. I nativi digitali hanno più a che fare con schermi che con persone e questo può portare ad una serie di problematiche. In primis, la regressione del linguaggio: vengono utilizzate emoji per esprimere emozioni, proprio come gli uomini primitivi che per farsi capire facevano disegni rupestri. In secondo luogo, l’impoverimento delle capacità di comprensione: oggi la maggior parte dei ragazzi preferisce il film al libro, che predispone un comportamento di gran lunga più passivo e restringe le capacità di ragionamento e giudizio critico.
Umberto Galimberti con il suo libro fa appello alle figure degli educatori per salvaguardare la salute emotiva dei nativi digitali e ci aiuta a riscoprire la nostra intimità, liberandoci dagli schemi sociali odierni che spettacolarizzano le nostre emozioni.