Riconoscere l’autismo non è semplice. Il riconoscimento di questo disturbo dello sviluppo, richiede una particolare attenzione da parte dei genitori che, turbati, potrebbero tendere a minimizzare i comportamenti del bambino che sin dai primi mesi di vita può manifestare alcuni dei sintomi principali. Ci sono diverse forme di autismo che variano a seconda del loro livello di gravità; maggiori sono le difficoltà sociali e maggiore sarà la manifestazione del disturbo.
Il disturbo ossessivo compulsivo nei bambini autistici
Può essere utile conoscere quelli che sono i sintomi più comuni, tenendo conto che non sempre se il bambino manifesta uno di essi, debba essere necessariamente autistico, tuttavia distinguerli aiuta a non sottovalutarli, così da poter fornire loro il supporto necessario.
Alcuni bambini mostrano primi segni dal momento della nascita; in altri il disturbo può manifestarsi tra i 18 ed i 36 mesi; inoltre l’autismo è quattro volte più comune nei bambini di sesso maschile.
I bambini con tale disturbo tendono ad avere dei comportamenti abitudinari, sin da subito, si pensi a quando un bimbo vuole giocare sempre con lo stesso giocattolo o tende a guardare sempre lo stesso cartone animato. Questo comportamento diventa anomalo qualora continui a manifestarsi in maniera ripetitiva anche col passare degli anni. I bambini autistici tendono pertanto a sviluppare delle ossessioni tipiche del disturbo, che possono variare a seconda dei soggetti.
Come distinguere lo sviluppo ossessivo compulsivo da quello autistico
I disturbi ossessivi compulsivi (OCD), derivano da pensieri intrusivi e provocano azioni compulsive. Un soggetto affetto da disturbo ossessivo compulsivo in genere è spinto a compiere determinate azioni perché crede che attraverso di esse possa sentirsi meglio e alleviare l’ansia. Il disturbo ossessivo compulsivo provocato da autismo ha una natura diversa, poiché il bambino che lo manifesta prova un reale interesse per quella specifica attività, oggetto o animale che sia, tanto da dedicare ad esso intere giornate.
In sintesi la differenza fra i due consiste nel valutare la capacità del soggetto di saper resistere a quell’argomento di suo interesse. In caso di autismo il bambino tenderà a non voler abbandonare per nessun motivo l’attenzione verso l’oggetto di suo interesse, poiché da esso trae il massimo appagamento. L’interesse speciale inoltre viene utilizzato spesso da soggetti affetti da autismo anche come una forma di compulsione finalizzata a diminuire uno stato d’ansia.
Peter Szatmari, ricercatore canadese che si occupa di autismo e Sindrome di Asperger, ha effettuato degli studi che hanno confermato la correlazione fra i comportamenti ossessivi e l’autismo. Prendendo in considerazione un gruppo di ventiquattro bambini affetti da sindrome di Asperger, si è potuto constatare che il 10% dei bambini con tale disturbo presentava anche un disturbo ossessivo-compulsivo.
I sintomi più comuni dell’autismo
I bambini tendono ad essere particolarmente gioiosi sin da piccoli, poiché la spensieratezza e il loro naturale modo ingenuo di osservare il mondo li rende particolarmente allegri e desiderosi di affetto. I bambini autistici possono mostrarsi riluttanti a manifestazioni d’affetto in genere apprezzate, e non perché siano anaffettivi, bensì perché non possiedono gli strumenti per poter spiegare qual è il gesto d’amore che vorrebbero ricevere, di conseguenza tendono a sviluppare problemi di comunicazione.
Un’altra caratteristica comune è quella di non rispondere al proprio nome quando vengono chiamati, inoltre tendono a sfuggire al contatto visivo e fisico; questo sintomo potrebbe essere associato anche al disturbo di attenzione e iperattività; tuttavia se perdura nel tempo diventa un chiaro segno di autismo.
La difficoltà di linguaggio è un altro campanello d’allarme da tenere in considerazione. Se il bambino non riesce a comunicare verbalmente sino all’età dei due anni è probabile che sia affetto da autismo, di conseguenza è un segnale che non va sottovalutato. Un altro punto fondamentale riguarda la socializzazione; se col passare degli anni il bambino riscontra elevate difficoltà nel socializzare con gli altri è opportuno ricorrere a dei controlli. Il soggetto affetto da autismo tende infatti ad isolarsi, creando una sorta di scudo tra il proprio mondo interiore e quello esterno; poiché non riesce a comprendere le dinamiche sociali e farne parte attivamente.
I cambiamenti tendono a turbare totalmente il loro equilibrio, pertanto tendono a reagire anche in maniera aggressiva quando la loro routine viene modificata da fattori esterni.
Un altro sintomo da tenere in considerazione è quello che riguarda l’iper sensibilizzazione nei confronti di rumori e di suoni che provocano in loro fastidi insopportabili.
Bisogna osservare inoltre il linguaggio del corpo poiché i movimenti risultano essere spesso ripetitivi e stereotipati (i gesti più comuni sono il dondolio o il battito delle mani continuo etc).
L’iter previsto in caso di diagnosi da autismo
Qualora i genitori rilevassero una serie di comportamenti e segnali indicativi di una possibile forma di autismo, devono in primo luogo rivolgersi al pediatra, che a sua volta indirizzerà verso uno specialista.
La diagnosi avviene in strutture riconosciute dal Sistema Sanitario Nazionale, con particolari strumenti.
Vi è un’équipe di valutazione che comprende: uno psicologo, un neuropsichiatra, un terapista, un logopedista ed un educatore. Il percorso di valutazione tiene in considerazione il comportamento, le capacità comunicative, cognitive e sociali del bambino.
Sono previsti inoltre degli incontri tra gli specialisti, i bambini affetti da autismo ed i genitori; si tratta di giornate importanti, attraverso le quali viene ad instaurarsi un rapporto di reciproca conoscenza che permette di comprendere meglio il contesto ambientale, scolastico e sociale del bambino.
L’esame neurologico inoltre è un altro passaggio importante perché va a verificare la presenza di eventuali patologie legate all’autismo.
L’esame comportamentale permette all’équipe di valutare l’effettiva presenza di sintomi legati al disturbo e anche le abilità quotidiane.
Secondo alcuni recenti ricerche cliniche, gli interventi terapeutici hanno un’efficacia maggiore, nel momento in cui verranno attuati nella fase di sviluppo del bambino.
Attraverso il natural environment training si svolgono delle azioni in un ambiente naturale, coinvolgendolo in alcune attività legate agli interessi del bambino per poi incitarlo ad adottare nuovi comportamenti che lo aiutino ad abbandonare la sua naturale routine standardizzata.
Ci si chiede se si possa guarire dal disturbo autistico. Secondo uno studio pubblicato su Autism Open Access, presentato a Roma nel corso del diciassettesimo Congresso dell’istituto di ortofonologia, è stato rilevato che alcuni bambini piccoli affetti da autismo, sottoposti a diversi stimoli e terapie nel corso del tempo hanno raggiunto enormi progressi. Non esiste una cura per guarire definitivamente dall’autismo; tuttavia i percorsi riabilitativi sono fondamentali per il miglioramento dei pazienti, che col tempo riusciranno ad integrarsi maggiormente con il mondo circostante.