Un luogo comune ci fa pensare che con l’arresto del Mostro di Firenze sia finita, almeno in Italia, l’epoca dei killer seriali.
I recenti fatti di cronaca però, rappresentano una forte smentita a tale affermazione e, senza andare troppo lontano con gli anni, potremmo ricordarne alcuni come il caso del Killer di Asti che ha mietuto quattro vittime accomunate dall’essere prostitute. Proprio come nel recente femminicidio commesso da Giandavide De Pau che ha stroncato la vita di tre donne, tutte prostitute e straniere, nel quartiere borghese Prati della Capitale.
Il cinquantunenne pare avesse agito in preda ad un raptus di lucida e spietata violenza, aveva alle spalle precedenti psichiatrici ed era già in cura presso il Sert a causa della sua tossicodipendenza da cocaina. Ma possiamo rintracciare tratti in comune tra i serial killer che si accaniscono su una predeterminata tipologia di vittime? Secondo la testimonianza per Adnkronos dello scrittore noir e noto avvocato criminalista Gianluca Arrighi:
«Nella maggior parte dei casi, i serial killer di prostitute sono uomini affetti da gravi disturbi della sfera sessuale che derivano da un background familiare problematico, caratterizzato da violenza e carenze affettive. Sono quasi sempre individui ossessionati dal controllo totale sugli oggetti del loro desiderio. Controllo che non riescono ad avere nel mondo reale, dove sono spaventati dal potere della donna».
L’uomo, che ha agito nello stretto raggio di 700 metri, su due donne cinesi e una colombiana, è stato incastrato nel giro di poche ore dalle telecamere del quartiere, ma ha anche rivelato il triplice omicidio ad un’altra donna che ha testimoniato.
L’uomo era legato alla criminalità romana così come è avvenuto per altri assassini seriali. Ovviamente questo collegamento non è un fattore sempre presente, la serialità degli omicidi, come suddetto, andrebbe piuttosto imputata alla psiche turbata (spesso traumatizzata) di questi individui e non collegata all’appartenenza alla criminalità organizzata.
Anche la scelta delle armi non è un fattore che accomuna i vari assassini seriali. De Pau ha agito accoltellando le vittime ma se pensiamo a Donato Bilancia, tra i più feroci che ha agito in Italia, adoperava un’arma da fuoco e un solo colpo alla testa per togliere la vita alle sue vittime. Come ha agito anche a distanza di poche settimane Claudio Campiti durante una riunione di condominio.