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Tumore dell’utero: gli impatti della malattia sulla salute mentale

Il tumore dell’utero è il quarto tipo di carcinoma più diffuso nel genere femminile, dopo quelli del seno, del colon e del polmone. Con una frequenza di circa diecimila nuovi casi ogni anno rappresenta un problema sempre più comune tra quelli collegati all’allungamento della vita media delle donne, manifestandosi in prevalenza nella fascia d’età compresa tra i 50 e i 70 anni. Si tratta di una malattia neoplastica per la quale negli ultimi anni sono fortunatamente aumentate le prospettive di cura, soprattutto se diagnosticata per tempo, ma della quale si continua a sottovalutare l’impatto psicologico, che investendo anche le sfere della fertilità e della sessualità, può rivelarsi molto pesante, in alcuni casi addirittura controproducente per il processo di guarigione.

Cos’è il tumore dell’utero: cause, sintomi e diagnosi

Il tumore dell’utero, lo dice il nome stesso, colpisce l’organo dell’apparto femminile, preposto in stato di gravidanza all’accoglimento e lo sviluppo dell’embrione. In realtà sarebbe più corretto parlare di tumori dell’utero, perché dai sarcomi uterini, ai lemiosarcomi, passando per i sarcomi endometriali stromali, fino ai più rari carcinosarcomi, sono purtroppo diverse le patologie che si possono riscontrare. Quello più frequente, oltre l’80% dei casi, è però il carcinoma enodmetriale, che colpisce lo strato che riveste la cavità interna dell’utero.

Cause

Benché le precise cause del tumore dell’utero non siano ancora note, i fattori di rischio sono invece stati individuati in maniera sufficientemente circoscritta:

  • l’età resta il fattore principale, in particolare la fascia che va dai 50 ai 69 anni fa registrare circa la metà dei casi, mentre sotto i 40 anni l’incidenza è intorno all’1%
  • gli alti livelli di estrogeni nel corpo, che dopo la menopausa continuano ad essere prodotti, stimolando la divisione cellulare dell’endometrio e aumentando il rischio di sviluppare tumori di questo tipo
  • una dieta troppo ricca di calorie e grassi, le donne in sovrappeso e le donne obese hanno rispettivamente una probabilità tre e sei volte superiore di incappare in questo tumore, per la capacità del tessuto adiposo di produrre estrogeni
  • l’assenza di gravidanze, durante la gestazione infatti i livelli più alti di progesterone e quelli più bassi di estrogeni aiutano a proteggere il rivestimento dell’utero

Anche altre situazioni mediche e le relative cure possono contribuire ad ingenerare questo tipo di tumore come:

  • l’iperinsulimenia
  • il diabete di tipo 2
  • la sindrome dell’ovaio policistico
  • l’iperplasia endometriale
  • un menarca precoce o una menopausa tardiva
  • l’assunzione di tamoxifene, farmaco usato per curare il tumore al seno
  • l’assunzione di terapia ormonale sostitutiva prolungata
  • precedenti radioterapie nella zona pelvica

A tutte queste cause e situazioni vanno infine aggiunte, naturalmente il fumo e immancabilmente i fattori ereditari.

Sintomi

I sintomi più comuni, per quanto in alcuni casi associabili ad altri disturbi come endometriosi, fibromi o polipi, piuttosto che ad altri tumori ginecologici, sono identificabili in situazioni come:

  • leggero ed insolito sanguinamento vaginale, che tende ad aumentare con il passare del tempo
  • aumento di secrezioni vaginali anomale, spesso maleodoranti
  • dolori nella zona pelvica, che si estendono anche a schiena, gambe o bacino
  • perdita di appetito e di peso
  • dolore durante i rapporti sessuali
  • sensazione di stanchezza
  • nausea

Diagnosi

In questi casi in cui è fortemente consigliato consultare quanto prima un medico specializzato per sottoporsi agli esami necessari. Il fattore tempo è infatti fondamentale a livello di diagnosi, che a sua volta è collegata alle probabilità di guarigione, perché più precoce è, maggiori sono i margini di intervento.

Gli esami diagnostici cui sottoporsi per indagare sui sintomi manifestati sono diversi e ognuno con un suo grado di profondità ed un preciso scopo:

  • ecografia TVS
  • isteroscopia
  • biopsia endometriale
  • dilatazione con currettage

In caso di conferma della diagnosi di tumore dell’utero, occorreranno altri accertamenti, che potrebbero prevedere:

  • risonanza magnetica della pelvi
  • radiografia del torace
  • TAC del torace e dell’addome
  • PET

Tumore dell’utero, cure e terapie

Per curare il tumore dell’utero, gli specialisti interverranno innanzitutto con la valutazione di alcuni fattori in base ai quali verrà deciso il trattamento ritenuto più adatto ed efficace per le pazienti. Tra questi certamente:

  • tipologia, dimensioni e diffusione del tumore
  • stato generale di salute della paziente
  • presenza di eventuali metastasi in altre parti del corpo
  • rischio di perdita della fertilità per la paziente

A fronte di queste indagini preliminari, generalmente sono tre le modalità d’intervento:

  • chirurgica
  • chemioterapica
  • radioterapica

Il ricorso alla chemioterapia può seguire l’operazione e può essere abbinato alla radioterapia. La percentuale di sopravvivenza dopo l’intervento chirurgico si attesta attorno al 90%.

Esiste poi la possibilità di curarsi con la terapia ormonale, che può intervenire nei casi in cui la chemioterapia sia controindicata, o con terapie innovative, a base di farmaci che si sono dimostrati efficaci nel trattamento di alcuni tumori dell’utero.

Tumore dell’utero, impatto psicologico

Un aspetto a lungo sottovalutato, ma che finalmente è posto sempre più al centro dell’attenzione nei percorsi di cura, è quello psicologico.

Sapere di avere il tumore dell’utero può infatti avere un impatto pesante sulla donna, che oltre alla preoccupazione per la sua salute, vive incidentalmente anche quella per la propria fertilità. E vedere messa in discussione la propria progettualità futura porta con sé ansia, angoscia e paura costante.

Riuscire a gestire l’ansia e lo stress psicologico legati a una diagnosi di tumore non è semplice e, a prescindere dall’indole, non esistono formule che si siano dimostrate valide in senso assoluto. La situazione ideale vedrebbe un dialogo aperto con i medici curanti ed i propri familiari, ma la reazione più comune per i pazienti oncologici è quella di una tendenza all’isolamento. Un retaggio della cultura del “senso di colpa”, che spingeva il malato a vergognarsi della sua condizione, anziché chiedere aiuto.

Comorbilità

Il rischio per le donne che scoprono di avere un tumore all’utero è allora quello che sviluppino le cosiddette comorbilità, che identificano quei disturbi alla salute mentale associati alla diagnosi ed al percorso della malattia. Tra questi, i più comuni sono:

  • depressione
  • disturbo d’ansia generalizzato
  • disturbo post-traumatico
  • distress

Queste ed altre comorbilità sono ormai riconosciute come impattanti sul percorso di cura e sulla buona riuscita delle terapie, motivo per il quale si sono ampliati gli strumenti a disposizione delle pazienti per non sentirsi sole.

Possibili soluzioni

Parlare dei propri problemi è la prima cosa, dal medico curante, all’oncologo, allo psicologo o psichiatra specializzato, tutti per le relative competenze possono contribuire al benessere fisico e psicologico della paziente.

In alcuni casi si può rivelare utile prendere parte a gruppi di supporto, dove trovare altre donne che vivono o hanno vissuto le stesse esperienze. Imparare ad ammettere le proprie sofferenze può costituire il primo passo verso un ritrovato equilibrio interiore e uno stimolo in più nel percorso verso la guarigione.

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