“Le caldarroste avvolte dal foglio di giornale che formava un conetto, emanavano un profumo che se chiudo gli occhi ritrovo nelle mie narici. Ce le compravano ogni anno, mamma e papà, al termine della visita al cimitero. E se in quel luogo, da bambina, non ci volevo mai andare, perché mi metteva paura, in quel giorno era diverso, l’aria era di festa. Che è rimasta tale, nonostante oggi i miei genitori non ci siano più. Continuo a comprarle, ogni anno, all’uscita dal cimitero, le caldarroste…”. Con queste parole, Daniela, racconta il suo 2 novembre.
Il 2 novembre è il giorno che la Chiesa cattolica dedica alla commemorazione dei defunti, il cosiddetto “Giorno dei morti”.
La scelta del 2 novembre
La scelta della data non è casuale: fin dall’antichità, si usava festeggiare i defunti tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre. È proprio in questa data che si verificò il Diluvio Universale raccontato nella Genesi. I bizantini, invece, celebravano i morti il sabato prima della domenica di Sessagesima, vale a dire la domenica che precede di due settimane l’inizio della Quaresima, tra la fine di gennaio e gli inizi di febbraio.
Il rito della commemorazione dei defunti è presente in tutte le civiltà, dall’antica Roma ai Celti: tradizioni differenti con l’obiettivo comune di alleviare simbolicamente le sofferenze dei morti, per garantire influssi positivi sui vivi. Il rito attuale è da ricondurre, secondo la chiesa latina, alla scelta di un abate benedettino di Cluny che nel 998 fece suonare le campane funebri dopo i vespri del 1 novembre per celebrare i defunti.
Da quel momento, si scelse di commemorare i morti nel giorno del 2 novembre.
Le usanze in Italia
In Italia, è tradizione portare fiori sulle tombe: il Crisantemo, che sboccia in questo periodo dell’anno, in molti paesi simbolo di vita, forza d’animo e pace. I cimiteri hanno orari di apertura allungati e iniziative dedicate.
Sono numerose le usanze e i riti da nord a sud del nostro paese e nel mondo.
Le tradizioni del nord Italia
In alcune zone della Lombardia, la notte tra l’1 e il 2 novembre, si usa lasciare un vaso d’acqua fresca in cucina per dissetare i morti. Nel Friuli, oltre all’acqua si lascia anche un po’ di pane e un lumino acceso. In Trentino, si lascia la tavola apparecchiata e il focolare acceso tutta la notte, dopo che le campane hanno suonato a lungo per chiamare le anime di tutti i morti. Anche in Piemonte e Val D’Aosta si lascia la tavola apparecchiata tutta la notte, mentre in Liguria si preparano le fave secche (i bacilli) e le castagne bollite (i balletti). Nelle campagne cremonesi, ci si alza presto al mattino e si rassettano i letti per consentire alle anime dei propri cari di riposare. Poi si va di casa in casa a raccogliere farina e pane per preparare le “Ossa dei morti”, i dolci tipici di questa festività.
Le tradizioni nel resto dello stivale
In Abruzzo, si lascia la tavola imbandita tutta la notte e lumini accesi alle finestre e ai bambini viene dato un cartoccio di fave dolci e confetti prima di andare a dormire. A Roma, si usava mangiare accanto alla tomba dei propri defunti per “tener loro compagnia”. In Sicilia, sono i bambini i protagonisti della festa: a loro vengono fatti trovare al mattino i dolcetti tipici, i “pupi di zucchero”, facendo loro credere che siano da parte dei cari, defunti. Infine, in Sardegna, i bambini vanno per le case a chiedere offerte per i morti e ricevono pane, dolci e frutta secca.
Il 2 novembre nel mondo
Nel mondo, in particolare, in molti paesi dell’America centrale, oltre ai fiori, si addobbano le tombe con oggetti, giocattoli per i bambini, ma anche alcolici. In Guatemala, la tradizione vuole che si costruisca un enorme aquilone al cimitero: farlo volare è di buon auspicio per chi ha lasciato questa terra. In Messico, si preparano altari dei morti anche in casa perché la tradizione vuole che i defunti tornino a trovare chi è ancora vivo. La festa, El dia de los muertos, è stata anche rappresentata nel film di animazione della Disney Coco, premio oscar nel 2018: un film coinvolgente ed emozionante che, attraverso un viaggio all’interno della cultura messicana, parla della perdita e del valore della famiglia. Un film che insegna che si può e si deve parlare dei defunti e ricordarli; il tema del ricordo è centrale: la morte, per quanto inevitabile, non è definitiva; i cari non ci lasceranno mai del tutto finché noi ne manterremo vivo il ricordo.
Infine, già per le civiltà precolombiane l’idea della morte era legata al concetto di rinascita e il calendario azteco li festeggiava a fine agosto.
Le caldarroste di Daniela.
Celebrare la morte, ritualizzare momenti commemorativi e condivisi socialmente come possibilità di far fronte ad angosce depressive legate alla perdita.
Le caldarroste di Daniela.
Come possibilità di presentificare chi non c’è più. Di riempire, se pur momentaneamente, un vuoto.
Le caldarroste di Daniela.
Qualcosa che scalda. Che tiene vivo un ricordo. Che ci ricorda da dove e da chi veniamo.