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Le dinamiche complesse e i conflitti relazioni alla base della triangolazione secondo la psicologia

Con il termine triangolazione in psicologia ci si riferisce a una relazione dinamica relazionale complessa e disfunzionale che coinvolge tre persone. La triangolazione si verifica quando una terza persona viene inserita in una relazione già conflittuale e tossica tra altre due in modo che le tensioni, le responsabilità o i problemi vengano distorti o trasferiti, anziché risolti.

Il processo di triangolazione è riconoscibile laddove la terza persona coinvolta contribuisce ad accentuare conflitti già esistenti e può verificarsi in diversi contesti: nelle famiglie, nelle amicizie, nei luoghi di lavoro, e in molte altre forme di relazione sociale. Questo articolo esplorerà come e perché si sviluppano queste dinamiche, quali sono i segnali di triangolazione e come la psicologia può aiutare a risolverle.

Cosa significa triangolazione in psicologia?

In psicologia, la triangolazione si verifica quando una persona coinvolge un terzo soggetto in un conflitto tra altre due persone.
Questo terzo soggetto può essere chiamato in causa per vari motivi: come mediatore, come “capro espiatorio” o come supporto emotivo.
Tuttavia, piuttosto che risolvere il problema, l’inclusione di un terzo tende spesso ad amplificare le tensioni, contribuendo a una maggiore disfunzione nel sistema relazionale.

Per esempio, immaginate una coppia in conflitto in cui uno dei partner coinvolge un amico comune per discutere dei problemi della relazione. L’amico diventa così parte del problema, anziché rappresentare una soluzione. Il partner che ha introdotto la terza persona potrebbe sentirsi temporaneamente sollevato dall’ansia o dal conflitto, ma nel lungo periodo questo atteggiamento può indebolire la relazione, creando confusione sui ruoli e generando ulteriori incomprensioni.

Le radici della triangolazione: il modello della teoria sistemica

Il termine “triangolazione” è stato introdotto da Murray Bowen, uno dei pionieri della terapia familiare. Bowen parte dall’osservazione che, nelle relazioni interpersonali, specialmente in contesti familiari, le persone tendono a triangolare un terzo soggetto per alleviare l’ansia o le tensioni accumulate tra due individui.
Nella teoria della famiglia sistemica, la triangolazione viene vista come una strategia di regolazione dell’ansia e dello stress in una relazione. Bowen evidenzia come nei nuclei familiari si tenda generalmente a formare triangoli quando la tensione tra due membri diventa eccessiva. In questi casi il terzo individuo viene coinvolto per “ridistribuire” l’ansia tra le tre persone, riducendo così la pressione che grava direttamente sui due membri originari.

In alcuni casi, il triangolo può diventare un meccanismo di difesa per evitare di affrontare direttamente il problema tra i due individui principali.
Per esempio, in una situazione familiare, se un genitore ha difficoltà a gestire una relazione con il proprio coniuge, può inconsapevolmente “triangolare” il figlio, cercando supporto emotivo o confidando i propri problemi coniugali a lui. Questo sposta l’attenzione dal conflitto coniugale e crea un nuovo punto di tensione tra genitore e figlio, senza risolvere il conflitto di base.

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Tipi di triangolazione

Ci sono diversi tipi di triangolazione riscontrati dagli studi di ricerca che si verificano più di frequente nelle relazioni:

  1. Triangolazione positiva: Quando un terzo individuo viene coinvolto come mediatore neutrale o facilitatore di comunicazione. In questi casi, la triangolazione può essere utile nel risolvere il conflitto. Tuttavia, questo tipo di triangolazione richiede una gestione attenta e imparziale, altrimenti può trasformarsi in una dinamica negativa.
  2. Triangolazione manipolativa: In questo caso, una delle persone coinvolte usa intenzionalmente il terzo soggetto per ottenere vantaggi o influenzare l’esito del conflitto. Spesso questo tipo di triangolazione avviene in relazioni di potere, come quelle sul posto di lavoro o nelle dinamiche familiari complesse.
  3. Triangolazione proiettiva: Il terzo individuo funge da “capro espiatorio”, su cui vengono proiettate le tensioni o i problemi della relazione originaria. Questo può portare a una sorta di alleanza tra i due membri contro il terzo, generando ulteriore disfunzione e isolamento per la persona triangolata.

Effetti psicologici della triangolazione

La triangolazione può avere gravi conseguenze psicologiche per tutte le persone coinvolte. La terza persona spesso si sente sovraccaricata dalle aspettative e dalle pressioni che gli vengono imposte, vivendo sensazioni di ansia, stress o inadeguatezza. I due membri originari, d’altra parte, evitano di affrontare il problema reale e la loro relazione può deteriorarsi ulteriormente.

Nei casi familiari, ad esempio, i figli che vengono triangolati nei conflitti genitoriali possono sviluppare problemi di autostima, ansia o difficoltà relazionali, portandosi dietro queste ferite emotive fino all’età adulta.
Inoltre, la triangolazione può rafforzare modelli di dipendenza emotiva o manipolazione nei rapporti futuri.

Come interrompere la triangolazione

Comprendere le dinamiche della triangolazione è il primo passo per poterla interrompere e avviare una gestione più sana dei conflitti. Ecco alcune strategie che la psicologia propone per affrontare la triangolazione:

  1. Consapevolezza delle dinamiche relazionali: È essenziale riconoscere quando un triangolo si sta formando. Spesso, le persone coinvolte non sono consapevoli del ruolo che stanno giocando o delle conseguenze che questa dinamica comporta. La consapevolezza del fenomeno psicologico aiuta a smantellare il triangolo prima che possa causare danni.
  2. Comunicazione diretta: Uno dei modi migliori per prevenire la triangolazione è incoraggiare una comunicazione aperta e diretta tra le due persone coinvolte nel conflitto, evitando di coinvolgere terze parti non necessarie. La risoluzione dei problemi deve avvenire tra chi è direttamente implicato.
  3. Terapia familiare o di coppia: Quando la triangolazione è radicata e persiste nel tempo, può essere utile rivolgersi a un professionista. La terapia familiare o di coppia offre un ambiente sicuro per esplorare le dinamiche relazionali e imparare nuove modalità di interazione che non coinvolgano la triangolazione.
  4. Stabilire confini chiari: Se si è spesso la terza persona coinvolta in un triangolo, è importante imparare a stabilire dei confini sani. Rifiutare di essere triangolati, incoraggiando invece gli altri a risolvere direttamente i loro problemi. In questo modo il terzo elemento può contribuire a spezzare la dinamica.

La triangolazione, pur essendo una dinamica comune nelle relazioni, può avere effetti negativi significativi se non viene affrontata adeguatamente. La psicologia offre gli strumenti per riconoscere, comprendere e gestire queste dinamiche in modo sano, migliorando così la qualità delle relazioni e promuovendo un maggiore benessere emotivo per tutte le persone coinvolte. Saper gestire i conflitti direttamente e comunicare in modo aperto può prevenire l’insorgere di triangoli disfunzionali e contribuire a relazioni più sane e appaganti.

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