L’invidia, diversamente da quanto si potrebbe pensare, non è un sentimento negativo in valore assoluto. Tende a diventarlo nel momento in cui causa comportamenti disfunzionali, come portare rancore verso gli altri o lamentarsi continuamente. La proviamo quando desideriamo qualcosa che noi non abbiamo ma chi ci sta accanto sì. Non si tratta soltanto di cose materiali, bensì anche di status o caratteristiche particolari. In altre parole, siamo invidiosi quando usciamo sconfitti da un confronto sociale. Questo risultato ci lascia piccati e libera l’emozione, che si può manifestare in svariati modi. Visto perché si prova invidia, in questo approfondimento tenteremo di dare precise indicazioni ai lettori su come possano gestire al meglio un simile stato d’animo, evitando di restarvi intrappolati e impantanati.
Le manifestazioni dell’invidia
L’invidia difficilmente germoglia da sola. Essa può infatti manifestarsi con altre emozioni, che le sono prossime e, spesso, da essa derivano direttamente, come:
- rabbia;
- tristezza;
- senso di vergogna e/o di colpa;
- ansia;
- rimpianto;
- disperazione;
- senso di impotenza.
Non pensiamo all’invidia come al male assoluto. Può infatti essere uno stimolo a migliorarsi e acquisire un nuovo status sociale, migliore e che, senza essere invidiosi di chi lo possedeva prima di noi, magari non avremmo mai neppure raggiunto. Per strano che possa sembrare, questa sensazione può comportare anche emozioni positive, in alcuni casi. Pensiamo per esempio alla curiosità, all’ammirazione, alla gratitudine o all’apprezzamento. Tutti questi stati d’animo possono nascere in un secondo momento, quando si studia e si analizza attentamente una persona perché si prova invidia nei suoi confronti. Talvolta si possono adottare comportamenti virtuosi in risposta a sentimenti determinati dall’invidia.
Più spesso, però, sviluppiamo atteggiamenti disfunzionali in seguito all’invidia, come lamentele, eccessiva autocritica o ruminazione. Non di rado, il sentimento di invidia si confonde con quello di gelosia. Si tratta però di due concetti, separati da una linea sottile, ma sostanziale. La gelosia si innesca quando si ha paura di perdere qualcosa (o qualcuno) che già possediamo. È un sentimento di angoscia, generato dal timore che ci possa venire portato via qualcosa di nostro. La mancanza e/o il desiderio di avere qualcosa che gli altri possiedono e noi no, invece, rappresentano i principali motivi per cui si prova invidia.
Perché si prova invidia e cosa comporta
Come si è scritto, la visione negativa dell’invidia che tutti abbiamo è dovuta principalmente al suo sfociare in comportamenti e atteggiamenti disfunzionali. Troppo spesso ci giunge notizia di atti terribili, inaccettabili e disumani, sui media. Tipicamente, li si riconduce alla gelosia ma, in realtà, dipendono dall’invidia, magari di una felicità che persone importanti per noi stanno ricercando con estranei, si pensi soltanto ai femminicidi, stragi che giungono generalmente in una fase posteriore a quella in cui si ha paura di perdere qualcosa di posseduto (la donna amata, il più delle volte, ha già chiuso la storia), nella quale ci si lascia consumare dall’invidia che l’ex partner sia più felice di noi, nella sua nuova relazione. Chi possiede ciò che non abbiamo diventa oggetto di risentimento, pettegolezzo o comportamento ostile in generale.
Quando si finisce a rimuginare sulla felicità altrui si perdono di vista le proprie ambizioni e i propri obiettivi. Non solo. Si bruciano importanti energie mentali e si vive in un atteggiamento che toglie energie mentali, facendo smarrire la bussola, come si suol dire. Questo circolo vizioso non fa altro che generare ulteriore insoddisfazione, quando non addirittura una vera e propria ossessione. Se ciò accade, si possono creare le basi di una tragedia. Si tratta però di casi estremi; più spesso, è l’autostima a risentirne e si cade così nel vittimismo, fino alla sua conseguenza più grave: la depressione.
Come gestire l’invidia
Al fine di trasformare il sentimento d’invidia in un’emozione proficua, è necessario lavorare sui comportamenti disfunzionali che essa genera. Non bisogna rifuggere l’invidia, non occorre evitarla come la peste, è sufficiente adottare atteggiamenti positivi che la indirizzino a proprio vantaggio. Farlo è naturalmente molto più difficile che scriverlo su una pagina virtuale, ma non è certo impossibile. Se fosse troppo difficile riuscirci da soli, è possibile consultare uno specialista e avviare un percorso psicoterapeutico che segua un approccio di tipo cognitivo comportamentale. Lo scopo della terapia sarà mettere in discussione false credenze e atteggiamenti disfunzionali associati all’invidia. Concentriamoci sulle distorsioni cognitive e lavoriamo sugli errori che determinano. Evitiamo di focalizzarci soltanto sui nostri insuccessi e i trionfi altrui. Non selezioniamo i ricordi in maniera distorta o saremo facili prede dell’invidia.
Le strategie cognitivo-comportamentali sono le più consigliate perché permettono di indirizzare le energie mentali verso differenti fonti di gratificazione della propria vita. Proprio quelle che l’invidia non consente di vedere o spinge a svalutare. Un percorso di questo tipo aiuta a ridefinire, attraverso un diverso punto di vista, i concetti di fallimento e successo. È in questa maniera che possiamo ritrovare soddisfazione per i propri risultati e, di conseguenza, nuova e fresca linfa motivazionale.