Vaso di Pandora

Winter blues, Sad, depressione stagionale. Tanti sostantivi, stessa sindrome

Reduci da una delle estati più calde della storia e con le temperature ben sopra le medie stagionali, agogniamo comunque l’estate. Perché?

Siamo ancora a gennaio, spesso, il mese più freddo dell’anno e ci aspettano ancora giornate gelide e con poca luce… E questo lo sa bene chi affronta il così detto “winter blues”. Questo disturbo è maggiormente noto con il nome di SAD (seasonal affective disorder) o conosciuto anche come depressione stagionale.

Capita, di frequente, anche a chi non ne soffre di avere un forte calo del tono dell’umore nel periodo invernale. I giorni sono corti e il che si traduce in poche ore di sole mentre le notti si allungano così come è più facile aspettarsi una giornata uggiosa, piuttosto che una calda e mite giornata soleggiata. Sicuramente la neve è uno spettacolo unico per i nostri occhi ma, generalmente, dopo ventiquattro ore si trasforma in una melma sporca e fangosa e tutto il romanticismo si scioglie così come si inizia a desiderare che accada anche con la neve.

Generalmente chi ne soffre accusa umore instabile, sonnolenza o insonnia, difficoltà a concentrarsi, mal di testa, attacchi di fame o inappetenza e nelle forme più acute depressione. Una ricerca del National Institute of Mental Health in America, ha rilevato che questa sindrome colpisce quattro volte più le donne rispetto al genere maschile.

La prima diagnosi di questo tipo è stata fatta negli anni ’80 dallo psichiatra, ricercatore e scienziato Norman E. Rosenthal pioniere anche nel proporre la terapia della luce come trattamento del disturbo che si presenta non solo nei mesi freddi ma ogni qualvolta ci sono periodi che richiedono un cambiamento delle abitudini. Quindi è frequente che si verifichi nei cambi di stagione, durante le festività natalizie così come in estate quando siamo in vacanza, nel bel mezzo delle nostre agognate ferie.

Questo brusco calo dell’umore è determinato da un “affaticamento dell’orologio biologico che in qualche modo sembra non allinearsi al nuovo ritmo circadiano” come affermato dalla psicologa e psico-drammatologa Annalia Farina.

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