Maurizio Peciccia ha inviato un complesso pensiero espresso da un allievo della scuola di specializzazione in psicoterapia che è stato pubblicato su “Il Vaso di Pandora“.
Qualche giorno dopo a cena con l’amico e collega Fabrizio Bruzzone, parlando di balsami, mi venne in mente un’associazione tra l’articolo e la discussione del momento:
Viks VapoRub.
La nostra generazione lo conosce bene; è un balsamo per le vie respiratorie ampiamente usato per lenire le sofferenze derivanti da una cattiva respirazione per patologie non gravi.
La grande sorpresa è che tra i commensali c’era anche una ragazza trentenne, sudamericana che avrei detto non lo conoscesse, non tanto per la provenienza da altro continente, quanto per la giovane età.
Invece no, non solo lo conosceva, ma ne ricordava gli effetti benefici e soprattutto l’incontro con la madre che amorevolmente lo applicava al torace, al naso e anche alle tempie per il mal di testa.
Testa e cuore appunto; nulla di specificamente terapeutico, ma vicinanza affettuosa, partecipata, potremmo definirla compassione (ovvero patire insieme, come descriveva l’allievo di Peciccia).
Lo stesso ricordo lo avevamo io e Fabrizio con le nostre madri; meno Monica che riferiva un certo fastidio alla applicazione.
Penso che parte del nostro lavoro di psichiatri e psicoterapeuti in comunità terapeutica, o nel rapporto individuale con la sofferenza mentale, possa avvalersi del Viks VapoRub, ma non ci si possa ne’ si debba fermare lì.
In tal senso accolgo con piacere la proposta di Andrea Narracci che ci spinge a confrontarci senza vergogna con le nostre difficoltà facendo proposte operative concretamente capaci di migliorare le prospettive di vita dei nostri pazienti lenendo sensibilmente la loro sofferenza.
Come dimenticare questo unguento e le mani delicate della mamma la sera prima di andare a letto! Gli infermieri le brave Oss, lo sanno a Casa Pero che le richieste prima dell’addormentamento sono spesso delle richieste di attenzione e rassicurazione per affrontare la notte: pomate, camomille, latte e qualche biscotto, chiacchierate (che uno ne farebbe anche a meno), ma questo è il nostro lavoro, dietro ad un gesto c’è sempre un rivolto di cura e amorevolezza