Quella che chiamiamo videomodeling (scritta talvolta anche come video modeling) è una recente tecnica comportamentale. Consiste nel mostrare a un bambino, o a un adolescente, uno o più video di una persona mentre svolge determinate azioni. L’obiettivo dell’operazione è quello di favorire l’apprendimento di nuove abilità. Queste possono essere pratiche, sociali oppure comunicative. In aggiunta, l’esperienza del videomodeling si dimostra preziosa alleata nella modifica di comportamenti inadeguati. Non a caso, è una delle soluzioni messe in pratica più spesso per combattere aggressività e altri modi di fare lesivi dello status quo sociale. Questa tecnica si basa su un concetto chiave: quello dell’imitazione comportamentale. Quali sono i vantaggi che il videomodeling per autismo può portare a chi sceglie di mitigare la propria condizione attraverso questa modalità? Vediamoli nel focus seguente.
La storia del videomodeling per autismo
La tecnica del videomodeling per autismo è stata sperimentata per la prima volta diversi anni fa, nel 1982, dagli psicologi Monika Steinborn e Terry J. Knapp. I due desideravano insegnare, al bambino autistico che avevano in osservazione al tempo, a muoversi in sicurezza come pedone, lungo le strade. Il loro videomodeling era dunque incentrato sull’osservazione del codice stradale e proiettava immagini di persone che camminavano rispettando, con attenzione, la segnaletica orizzontale e verticale. In questi ultimi 40 anni abbondanti, la tecnica si è sviluppata molto. La diffusione del videomodeling per autismo è stata capillare e numerosi professionisti ne hanno fatto uso per insegnare comportamenti e abilità agli individui affetti da autismo che hanno assistito. Molti sono rimasti soddisfatti dalle potenzialità del metodo. La ricerca ha infatti dimostrato che si tratta di una via piuttosto affidabile per modificare il comportamento dei bambini autistici.
Il videomodeling per autismo si basa sui risultati della teoria dell’apprendimento sociale di Albert Bandura, elaborata nel 1977. Lo psicologo canadese è stato il primo a teorizzare che le persone imparano anche in maniera visiva, ovvero osservando come si comportano gli altri e interagendo con le persone e lo spazio che le circonda.
L’apprendimento sociale
Secondo Bandura e i numerosi professionisti che hanno approfondito, dagli anni ’80 in avanti, la sua ricerca, l’apprendimento sociale si basa sul meccanismo della modellazione. Tale processo riguarda l’acquisizione delle informazioni. Di fatto, quello che accade a una persona che stia di fronte a uno schermo, a osservarne un’altra, è che ciò ne modifica, in maniera inconscia ma innegabile, il comportamento sulla base di quanto veda a schermo. L’individuo immortalato svolge la funzione di modello (o role model, in lingua inglese) e lo fa in video, da qui il termine videomodeling. A seconda del grado di consapevolezza della modellazione, distinguiamo tra attiva e passiva.
Tipologie di videomodeling per autismo

Generalmente, siamo in grado di distinguere tra quattro differenti tipologie di videomodeling per autismo, utilizzate anche all’interno di altri iter terapeutici, non legati allo spettro autistico:
- videomodeling di base: questo è forse il tipo più diffuso. Sfrutta persone adulte, coetanee del bambino o dell’adolescente autistico, o anche personaggi animati come modelli di riferimento. Essi svolgono delle azioni ripetute a schermo e le trasmettono allo spettatore;
- videomodeling first person, o in prima persona: ispirato dai videogiochi, questo modellamento mette la telecamera di fronte al protagonista del video, suscitando in chi guarda l’impressione che stia vivendo lui quanto accade, in prima persona appunto. In tal maniera è facile mostrare, ad esempio, due mani che portino a termine un compito;
- videomodeling con protagonisti autistici. Questa modalità è ottima per l’immedesimazione, dal momento che il bambino che assiste può facilmente relazionarsi con l’attore, ma potrebbe spingere a compassione e cameratismo più che all’apprendimento;
- video prompting. Qui entriamo nel vasto mondo delle cosiddette videoguide. Si prende un’azione complessa e la si suddivide in diversi passaggi. In questa maniera si adotta un’educazione passo a passo, che può essere interrotta semplicemendo premendo pausa ogni volta che l’autistico riscontri delle difficoltà.
Indipendentemente dalla tecnica prescelta (deve essere lo psicologo o il terapeuta a selezionare la modalità più adatta in base alle complicazioni riscontrate), il videomodeling risulta essere particolarmente adatto all’autistico, in quanto si tratta di una forma di apprendimento meno difficoltosa di quella faccia a faccia e, spesso, più motivante.
Vantaggi del videomodeling per autismo
Il videomodeling è utile a un autistico perché gli consente, di volta in volta, di concentrarsi su un unico aspetto: un singolo comportamento o una sola attività. Ciò rende l’intero processo di apprendimento più semplice. Il video, inoltre, può essere rivisto tutte le volte che occorra, rendendo quello delle modellazione uno strumento agile e pratico da utilizzare, che consente a chi voglia di registrare video propri, per insegnare al bambino determinate abilità e competenze.
L’imitazione è molto potente. Essa ci dà modo di insegnare abilità in modo teorico, al fine di fissarle nella mente del bambino e dargli modo di trasferirle al contesto pratico e quotidiano. In questa maniera, istruire chi soffre di autismo sarà più semplice e potrà rendersi anche più divertente.
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