Per strada
Bene, ora possiamo tornare al viaggio? (vedete come le parole diventano inevitabilmente metaforiche?) torniamo.
Abbiamo detto che il viaggio è una metafora molto potente o può essere una metafora molto potente. Nei termini in cui l’abbiamo visto possiamo cercare di vedere come informa questo incarnarsi dell’immaginazione.
Ma il viaggio è uno dei grandi dispositivi antropologici, nel senso che dispone di noi, dell’uomo, che è un animale viaggiatore.
Il viaggio, ci insegna montinari, significa perdersi, lasciare il gruppo per essere soli nella savana, è il rischio mortale, rimanere soli.
E quando questo costella la cura, organizzando intorno a sé lo spazio e il tempo nei modi che abbiamo visto, e colorando la strada della sue emozioni fondametali, per l’appunto, il perdersi e il ritrovarsi, il lasciar casa e il ritiro, la solitudine e il pericolo, ma anche l’incontro con l’Altro e l’Altro in noi stessi, come ci insegnano 3000 anni di letteratura, la cura diventa una strada nel bosco, in cui tutto può accadere me da cui si esce, o si può uscire , trasformati.
Farlo diventare questo perdersi e un ritrovarsi, un trovare, ed un essere trovati, e infine un rtorno è naturalmente il nostro compito di terapeuti.
E lo spazio e il tempo, come si diceva, sono fondamentali. Una casa in cui queste cose avvengono, La scansione e il dialogo tra il tempo circolare e quello lineare. Un pensiero del tempo, della forma, un ritmo, ma anche uno spazio aperto o chiuso, naturale o artificiale e così via, fanno la differenza.
Da questo punto di vista, a pensarci bene, sembrerebbe che il teatro e la rappresentazione potrebbero essere un altra delle metafore fondamentali della cura, ma questa è un’altra storia.