comporre le cose davanti agli occhi
“i fiumi portano pietre e le parole gravidanze”
(Dona Violeta, , nel postino di Neruda”);
Partiamo dalla metafora, quindi e in particolare da quello che l’uso di metafore produce Aristotele che ha sempre ragione nonostante gli anni che passano, parla della metafora in senso tutt’altro che retorico, quando dice che la metafora “compone le cose davanti agli occhi”.
Questo significa che la metafora è fatta per aprire allo sguardo e all’immaginare di chi la riceve.
Questa frase è importante perché mette in evidenza che :
A. la metafora è un atto conoscitivo, e
B. Apre allo sguardo, alla immaginazione
C. Ma anche avviene in uno spazio, in una relazione
D. È un atto creativo, poietico
Questo peraltro è esattamente quanto succede in analisi, per esempio nelle interpretazioni di transfert classiche, dove una allusione ben fatta, al momento giusto, su qualcosa di insignificante avvenuto in seduta, mostra improvvisamente all’analizzando, e se va bene, subito dopo anche all’analista qualcosa che è sempre avvenuto sotto i suoi occhi (inserire vignetta?).
In ambito psicoanalitico questa concezione della metafora è stata a lungo oscurata, anche dalla definizione, divenuta fondante, che Freud aveva accolto, di Anna O., che l’aveva definita una talking cure. Jung, al contrario aveva ben chiaro che l’inconscio si esprimeva per immagini e che con queste bisognava avere a che fare.
Oggi naturalmente tutto è cambiato se Daniel Stern può centrare i suo lavoro sul momento presente e lavorare con il gruppo di Parma dei neuroni a specchio, significa che il processo metaforico, su cui è nata la psicoanalisi si è allargato riuscendo ad integrare l’uso dell’immagine e dell’immaginazione nel processo analitico. In ambito junghiano, questo non è mai stato un problema. E oggi vorrei osservare che aprire una finestra sullo sguardo e attraverso lo sguardo sulla immaginazione, significa aprirsi ad una dimensione che senza dubbio non è più verbale, ma, oserei dire, neanche tanto mentale, nel senso che si tratta di un processo che in quel contesto più ampio filosofico e scientifico che sta superando la dicotomia cartesiana. progressivamente viene situato sempre più nel corpo, Silvana Borutti ha compiuto a mio avviso un grosso lavoro in questo senso, fornendo una sistemazione epistemica molto utile a questa prospettiva, ricordando come l’immaginazione è da molto tempo riconosciuta come il tramite a l’esperienza sensibile è la costruzione del senso nel quale viviamo.