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Teoria dell’etichettamento: come le etichette influenzano il comportamento

Il concetto psicologico e sociologico della teoria dell’etichettamento esplora come le etichette assegnate a una persona, o a un gruppo di individui, possano influenzare il loro comportamento e influire sulla loro identità. In origine, questa teoria venne studiata in ambito criminologico, per capire come l’attribuzione di etichette potesse influenzare la devianza sociale e criminale. In sostanza, si desiderava comprendere se fosse possibile sviluppare comportamenti deviati, o criminosi, dovuti al fatto che qualcuno ci ritenesse effettivamente criminali. La tesi alla base della teoria è che l’etichettamento possa dare vita a una profezia che si autoavvera, una sorta di comportamento di risposta che si adegua alle aspettative dettate dall’etichetta stessa.

La teoria dell’etichettamento

L’assioma fondamentale della teoria dell’etichettamento afferma che, quando qualcuno viene definito in un certo modo (timido, difficile, problematico o altro…) interiorizzi questo giudizio in maniera tanto forte da finire per comportarsi di conseguenza. Ciò potrebbe anche significare che muterà il suo carattere per renderlo aderente a quanto sostenuto da chi gli abbia affibbiato l’etichetta.

Dunque il modo in cui percepiamo gli altri e, soprattutto, il modo in cui gli altri percepiscono noi, ha un impatto profondo sul nostro comportamento. Essere etichettati influisce sull’autostima, sulle scelte di vita e sulla costruzione dell’identità. Siamo talmente legati all’idea che chi ci circonda ha di noi che gli diamo il potere di plasmarci. Ciò vale soprattutto durante l’infanzia e l’adolescenza, quando ci esprimiamo attraverso l’appartenenza a un gruppo che non è composto dai familiari, che ci conoscono più a fondo, bensì dagli amici, i quali ci vogliono rendere simili, se non uguali, a loro. L’etichetta può diventare un elemento vincolante per chi la riceve. Non deve stupirci vedere decisi cambiamenti in una persona additata in un certo modo. Non si tratta di una buona notizia: quando ci uniformiamo agli stereotipi e ci omologhiamo alle idee altrui, la nostra possibilità di crescere in maniera libera e autentica ne esce fortemente limitata.

Quanto influiscono le etichette sulla nostra vita?

Teoria dell'etichettamento: uno zaino con alcuni adesivi attaccati sopra
Quando le etichette le affibbiamo a persone, esse possono influire profondamente sul loro comportamento

Le etichette influenzano profondamente la nostra vita e la nostra quotidianità. Rappresentano infatti una forma di giudizio che incide sulle nostre interazioni sociali, relazionali e professionali. Essere definiti da un pregiudizio crea aspettative verso noi stessi e verso gli altri. Queste possono condizionare, o addirittura alterare, il nostro comportamento. Chi viene etichettato come irrequieto, specie se è un bimbo, potrebbe interpretare quel giudizio come segnale negativo o una sorta di rimprovero. Di conseguenza, potrebbe cominciare, inconsciamente, a comportarsi in modo conforme all’etichetta, divenendo meno partecipativo o più sfiduciato.

Nell’esperienza di tutti i giorni, le etichette influenzano anche le relazioni personali. Tendiamo infatti a trattare le persone in base allo stereotipo che attribuiamo loro. Questo fenomeno può innescare pregiudizi e superficialità, rendendo difficile distinguere tra chi una persona sia realmente e quanto sia effettivamente conforme alle aspettative che abbiamo nei suoi confronti. È importante sottolineare che la teoria dell’etichettamento non implica necessariamente un’intenzione negativa. Anzi. Spesso le etichette sono il risultato di percezioni e semplificazioni che operiamo inconsciamente, all’infuori della nostra volontà. Tuttavia, gli effetti di questo processo possono portare a una comprensione limitata di sé e degli altri, aumentando le difficoltà nella crescita, personale come relazionale.

Le origini della teoria dell’etichettamento

La teoria dell’etichettamento affonda le sue radici nella sociologia. Nasce negli anni Sessanta, grazie al contributo di studiosi come Howard Becker, Edwin Lemert e Erving Goffman. Becker, in particolare, è uno dei principali promotori di questa teoria. Il sociologo statunitense evidenziò come l’etichettamento potesse portare a quella che definì devianza secondaria. Con questo termine descriviamo il passaggio a status degradati a seguito di una reazione sociale. Lemert andò oltre Becker, codificando la distinzione tra devianza primaria e secondaria. Fu lui a sottolineare che, mentre la prima si riferisce a un comportamento considerato deviante, la seconda è invece una diretta conseguenza dell’etichettamento sociale. Goffman, da ultimo, esplorò l’impatto dello stigma sociale, dunque la forma di etichettamento che discredita l’individuo agli occhi degli altri, influenzandone personalità e scelte.

Questi tre autori, perfezionando ognuno l’operato di chi lo ha preceduto, hanno contribuito a costruire una cornice teorica che non solo analizza l’impatto dell’etichettamento sulla persona, ma permette anche di comprendere meglio come la società eserciti una pressione sulla definizione dell’identità individuale. In psicologia, la teoria dell’etichettamento è stata adottata allo scopo di analizzare l’influenza che tali giudizi possono avere sulla psiche, interiorizzando schemi di pensiero che limitano l’autodeterminazione. Questa teoria rappresenta un importante strumento per comprendere le dinamiche di giudizio e pregiudizio nella società contemporanea, nonché il modo in cui si orienta l’accettazione sociale.

Smettere di affibbiare etichette

Riconoscere l’impatto delle etichette è il primo passo per abbandonarle. Dobbiamo compiere uno sforzo e adottare un approccio più empatico, verso gli altri e verso noi stessi. Ridurre l’uso di pregiudizi significa imparare a vedere le persone nella loro complessità, riconoscendo che ogni individuo è un insieme di esperienze, pensieri e sentimenti unici. Non è sempre possibile – per fortuna! – ridurre il soggetto a una singola definizione. Smettere di etichettare è una sfida, poiché la tendenza a farlo è profondamente radicata nei nostri schemi mentali. Ciononostante, resta essenziale allo scopo di favorire relazioni autentiche e promuovere un ambiente di autentica crescita personale.

In contesti educativi e familiari andrebbe evitata l’attribuzione di etichette negative ai bambini, al fine di non condizionarne la percezione di sé. In tal maniera, sarà possibile garantire una maggiore libertà di esplorazione personale. Durante la vita adulta, evitiamo di affibbiare giudizi superficiali e costruire interazioni basate sull’accettazione. Adottando un atteggiamento privo di etichette saremo più comprensivi e aperti. In aggiunta, ridurremo il rischio di creare barriere, psicologiche e/o culturali.

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