Vaso di Pandora

Sinestesia e autismo, insolite connessioni

Tra sinestesia e autismo, due concetti che all’apparenza possono sembrare distanti, esiste una connessione, un’intersezione che interessa molto gli psicologi. Essa apre infatti le porte su una comprensione più profonda delle interazioni sensoriali, spesso complesse, che definiscono l’essere umano. Studiare questa connessione arricchisce la nostra conoscenza del funzionamento del cervello, ci aiuta a valorizzare e rispettare la diversità delle esperienze sensoriali di ogni individuo e ci istruisce sull’esperienza umana in toto.

Per poterla illustrare, dobbiamo prima chiarire i dubbi sui due concetti cardine: sinestesia e autismo. Dopo averlo fatto potremo indicare e analizzare, per quanto ci consenta un approfondimento divulgativo come questo, l’intersezione tra i due elementi.

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Sinestesia, tutto un mondo di sensazioni

La sinestesia è un fenomeno straordinario, piuttosto difficile da spiegare a chi non la provi, in quanto si tratta di un insieme di sensazioni così astratto che si fa fatica a trovare le giuste parole per descriverlo. È un esempio lampante di quanto sia complessa e affascinante la percezione umana.

Si tratta di una condizione neurologica in cui le informazioni provenienti dai sensi si sovrappongono e si intrecciano in modo inusuale. Chi è afflitto da sinestesia soffre di contaminazione delle percezioni. Gli stimoli provenienti da una specifica via sensoriale o cognitiva inducono il sinestetico a esperienze mediate da un secondo senso.

Per fare chiarezza esaminiamo l’esempio più noto: chiunque percepisca pennellate di colore quando ascolta musica, o associ sensazioni tattili a particolari parole udite, può definirsi una persona sinestetica. Questa connessione insolita tra i sensi offre un affascinante scorcio dell’individualità, nonché della varietà delle esperienze umane. Il termine sinestesia è una crasi derivata dal greco delle parole syn (assieme) e aisthánomai (comprendere, percepire) e significa, letteralmente, percepire insieme, allo stesso tempo.

Dal punto di vista più strettamente psicologico, la sinestesia solleva importanti interrogativi su percezione, soggettività e natura della realtà. All’infuori dell’aspetto poetico della sinestesia, studiare il fenomeno e i meccanismi di percezione degli afflitti può fornire preziose intuizioni, e magari inattaccabili verità, sul funzionamento del cervello e la straordinaria – difficile trovare altri termini – flessibilità delle nostre capacità sensoriali. L’argomento stimola una riflessione sulla diversità delle esperienze umane e sottolinea quanto la percezione sia una realtà sfaccettata e multi-dimensionale. Si auspica che la ricerca scientifica possa presto portare delucidazioni sulla portata e sulle possibilità di questo fenomeno, aiutandoci a capire se può davvero essere compagna di vite straordinarie, come ad esempio quella del compositore tedesco Ludwig van Beethoven o del pittore russo Vasilij Kandinskij.

La sinestesia è quel fenomeno straordinario che consente di percepire le esperienze tipicamente associate a uno dei nostri 5 sensi con un altro, come ad esempio vedere dei colori quando si odono note musicali.

La sensibilità amplificata di chi soffre di autismo

Anche l’autismo è classificato come disturbo neurologico. Esso influisce, in maniera anche severa, sulla comunicazione e sull’interazione sociale. Le persone con autismo possono presentare una gamma molto ampia di sintomi e sfaccettature, definita spettro, all’interno della quale trovano posto numerosi disturbi e condizioni, dalle situazioni meno preoccupanti a quelle più difficili da contrastare clinicamente. Se difficilmente una persona sinestetica si troverà costretta ad affrontare delle crisi, nel corso della sua vita, a causa della sua condizione, chi soffra di autismo in maniera pronunciata potrebbe invece non riuscire mai a diventare pienamente autonomo.

Ciò non vale naturalmente per ogni persona afflitta da autismo. Indipendentemente dalla severità della propria condizione, una caratteristica comune a tutti gli autistici è la sensibilità sensoriale amplificata. Questo significa che chi possiede questa diagnosi può sperimentare il mondo attraverso sensazioni molto intense, tanto stimolanti da rivelarsi talvolta persino sopraffacenti.

Queste sensibilità possono manifestarsi in diverse forme. Per esempio, una maggiore reattività a suoni, luci o texture tattili. Questa intensità sensoriale può influenzare notevolmente l’esperienza di vita di una persona con autismo e minare significativamente le sue interazioni sociali e il suo benessere emotivo.

Pur essendo due condizioni differenti, sinestesia e autismo presentano degli interessanti punti di contatto, i quali suscitano notevole interesse all’interno delle comunità di psicologi.

Connessioni tra sinestesia e autismo: un’analisi psicologica

La ricerca ha dimostrato un legame piuttosto stretto tra sinestesia e autismo. È stato infatti osservato un tasso di sinestesia significativamente più elevato tra gli individui con autismo rispetto alla popolazione generale, sebbene non tutte le persone autistiche siano sinestetiche. Questa correlazione è difficilmente una coincidenza e solleva diverse domande. Inoltre, si pone come un’opportunità unica per comprendere meglio la varietà delle esperienze sensoriali delle persone con autismo, e analizzare come chi sia afflitto da condizioni neurologiche di questo tipo si rapporti al mondo che lo circonda.

Studi recenti hanno suggerito che la sinestesia potrebbe fornire una sorta di finestra nell’esperienza sensoriale degli individui con autismo, per così dire. In sostanza, essa agirebbe come un paio di occhiali, o una lente di ingrandimento per comprendere il mondo e poterlo raccontare, comunicandolo alle persone che abitano la loro cerchia sociale in modi unici e adatti alla loro condizione. Tuttavia, è importante sottolineare come si tratti soltanto di risultati preliminari, ben lontani da una dimostrazione definitiva e attendibile. La connessione tra sinestesia e autismo è oggetto di ricerca attiva e richiede ulteriori approfondimenti per essere completamente compresa. Alla luce di questi primi risultati si capisce però già come le due condizioni siano più vicine di quanto si possa pensare.

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