Vaso di Pandora

Significato psicologico del selfie, una nuova prospettiva

Quella dell’autoscatto è diventata oggi un’esigenza comunicativa importante. Gli smartphone permeano la nostra quotidiantità, tanto che si stima che un italiano medio guardi lo schermo del proprio cellulare almeno 80 volte, ogni giorno. Una delle sue funzioni più amate è quella che ci consente di scattare foto tramite la fotocamera integrata. Data la semplicità del gesto, si è diffusa ormai da qualche anno la moda di scattare foto a sé stessi. Ma qual è il significato psicologico del selfie? Come mai questa modalità di ritrarsi, che non aggiunge nulla di nuovo alla vecchia funzione dell’autoscatto, già capillarmente diffusa al tempo delle compatte digitali, è tanto popolare in questa nostra contemporaneità?

Può interessarti anche: “Dissonanza cognitiva e narcisimo: un’introduzione

Il narcisismo digitale e l’esistenza condivisa

Le principali vittime – sebbene questo termine sia troppo forte – della tendenza di scattarsi selfie sono i giovani. Non ce ne dobbiamo stupire. Le nuove generazioni comunicano principalmente attraverso il supporto digitale e non hanno alcun problema a mettere in mostra loro stessi sui canali informatici. Anzi, sono spesso lieti di farlo. Potremmo arrivare a dire che dimostrano di appartenere al gruppo dei loro coetanei soltanto se hanno immagini della loro quotidianità da mostrare; da condividere con amici, conoscenti e perfetti sconosciuti. Il selfie è il modo più semplice e rapido per mettersi in mostra. Attraverso la lente compatta dello smartphone si dà origine a un piccolo studio fotografico privato, a una propria vetrina dalla quale affacciarsi sul mondo, dimostrando che si esiste.

Tutti i mezzi informatici diffusi e utilizzati, dal cellulare allo smartwatch, dal tablet al laptop, permettono di condividere rapidamente immagini. L’autoscatto è l’evoluzione contemporanea del dipinto di qualche secolo fa. L’artista metteva su tela la propria visione di mondo, ritraendo la realtà come la vedeva o modificandola tramite la propria fantasia. Una fotocamera consente di fare lo stesso. Lo strumento è naturalmente cambiato, di pari passo con l’avanzamento tecnologico, e lo stesso ha fatto la società. Piuttosto che mostrare natura e paesaggi, oggi si preferisce incorniciare sé stessi. Questo comportamento sottende naturalmente a un certo narcisismo. Tale atteggiamento è oggi molto diffuso nella società, tanto che potremmo definirlo fisiologico. Lo stesso Manuale dei Disturbi della Salute Mentale (DSM-5) ha rimosso, già da 10 anni, il disturbo narcisistico di personalità dalla nosografia della malattia psicologica.

Eppure, già con Freud avevamo imparato a conoscere il narcisismo. Secondo il padre della psicoterapia, si trattava della pietra angolare che strutturava la nostra vita. Nel saggio Introduzione al narcisismo, pubblicato nel 1914, il terapeuta austriaco spiegava che le forze più potenti nella vita di una persona, come l’amore filiale e quello sentimentale, erano proiezioni narcisistiche. Questa leva è oggi molto evidente. Il più profondo significato psicologico del selfie è proprio questo: immortalarsi e mettere in circolo la propria immagine così che gli altri possano vederci e ammirarci.

Significato psicologico del selfie: una ragazza si scatta una foto con lo smartphone
Il significato psicologico del selfie è quello di esprimere il profondo narcisismo individualista che caratterizza la nostra epoca. Vogliamo farci notare e desideriamo ricevere consenso e gratificazione dalla nostra cerchia virtuale.

Dalla sovraesposizione sui social al significato psicologico del selfie

Nel secolo abbondante trascorso dalla teorizzazione di Freud ad oggi, il concetto di narcisismo è cambiato. Si è infatti evoluto avvicinandosi sempre più a un individualismo becero e prevaricante, che mette in secondo piano le relazioni sociali per enfatizzare il proprio apparire. Si è diffuso tra i nostri adolescenti, ma anche tra numerosi adulti, un vero e proprio culto del corpo e dell’immagine, accentuato dal successo e dalla popolarità dei social network. Non a caso, l’origine di questo fenomeno coincide con l’esplosione mondiale di Facebook, che ha aperto la strada a tutte le piattaforme sociali successive.

È stata così innescata una dinamica nuova. Si è creato un bisogno di ricevere conferme di gradimento virtuali (come like e acquisizione di followers) che ha soppiantato la riprova sociale nella vita reale. L’angoscia di essere dimenticati è tale che si ha continuamente bisogno di mettere in rete nuovo materiale riguardante noi stessi, dando modo alla cerchia di chi ci segue di approvarci con un clic. I social si sono sostituiti alle piazze. Il significato psicologico del selfie è quello di posizionarci su quella piazza, mostrandoci a chiunque vi passi e incontrando amici e conoscenti.

La sindrome da selfie e il suo significato psicologico

Esporsi continuamente, senza minimamente curarsi di chi potrà accedere alle immagini, è un comportamento tenuto ormai dalla maggioranza delle persone. Gli psicologi statunitensi hanno coniato il termine Selfie-Syndrome per indicare la situazione attuale. Tutti coloro i quali sono affannosamente e compulsivamente impegnati a proporre la propria immagine sui social soffrono di una vera e propria sindrome. Naturalmente, non si tratta di un disturbo diagnosticato né riconosciuto. Chissà però che non possa presto diventarlo, dal momento che tutti conosciamo qualcuno che si comporti in tal maniera. Magari lo facciamo noi stessi.

L’approvazione e la gratificazione ricevute online ci soddisfano. Per quanto superficiale sia il consenso che riceviamo in rete da chi dedica una porzione del suo tempo a metterci quel mi piace, ci è sufficiente per metterci di buon umore. Ecco perché siamo diventati così appassionati dell’autoscatto e proviamo una sorta di dipendenza da esso.

Può interessarti anche: “Gaslighting narcisista: manipolazione e impatto emotivo

Condividi

Lascia un commento

Leggi anche
Il rispetto dei confini dei poteri
19 Settembre 2024

Il rispetto dei confini dei poteri

Quello che sta avvenendo in merito alla proposta del riconoscimento di un reato commesso da un Ministro della Repubblica e Vice Presidente del Consiglio, Salvini, da parte di un Pubblico Ministero, si ricollega a quanto…

Nasce Mymentis

L’eccellenza del benessere mentale, ovunque tu sia.

Scopri la nostra rivista

 Il Vaso di Pandora, dialoghi in psichiatria e scienze umane è una rivista quadrimestrale di psichiatria, filosofia e cultura, di argomento psichiatrico, nata nel 1993 da un’idea di Giovanni Giusto. E’ iscritta dal 2006 a The American Psychological Association (APA)

Le Ultime dall'Italia e dal Mondo
Leggi tutti gli articoli
18 Settembre 2024

Eustress e distress: capire le due facce dello stress

Lo stress è una parte integrante della vita quotidiana, ma non tutti sanno che esistono due tipi di stress: l’eustress e il distress. Questi due fenomeni, apparentemente simili, hanno effetti molto diversi sul nostro organismo…

Storie Illustrate
Leggi tutti gli articoli
8 Aprile 2023

Pensiamo per voi - di Niccolò Pizzorno

Leggendo l’articolo del Prof. Peciccia sull’ intelligenza artificiale, ho pesato di realizzare questa storia, di una pagina, basandomi sia sull’articolo che sul racconto “Ricordiamo per voi” di Philip K. Dick.

24 Febbraio 2023

Oltre la tempesta - di Niccolò Pizzorno

L’opera “oltre la tempesta” narra, tramite il medium del fumetto, dell’attività omonima organizzata tra le venticinque strutture dell’ l’intero raggruppamento, durante il periodo del lock down dovuto alla pandemia provocata dal virus Covid 19.

Pizz1 1.png
14 Settembre 2022

Lo dico a modo mio - di Niccolò Pizzorno

Breve storia basata su un paziente inserito presso la struttura "Villa Perla" (Residenza per Disabili, Ge). Vengono prese in analisi le strategie di comunicazione che l'ospite mette in atto nei confronti degli operatori.