Continuando le riflessioni sulla guerra tra i sessi, prendendo spunto anche da quello che opportunamente scrive Pisseri relativamente all’articolo di Recalcati sul perdono, mi viene da dire che esistono varie forme di violenza, ovviamente quella più esplicita ed anche meno conveniente è il ricorso all’aggressione fisica, ma se leggiamo attentamente le dichiarazioni disperate dell’ avvocato di Verona che ha ucciso la sua amante, possiamo facilmente renderci conto, se non siamo eccessivamente falsi e bigotti che elementi passionali ed emotivi che creano dipendenza e trasformano il legame da adulto e in quanto tale discutibile sino al punto di tollerare una separazione modulandola secondo un percorso di lutto accettabile o attraverso una ridefinizione possibile del rapporto (il perdono prevede a mio avviso l’assunzione reciproca di responsabilità attraverso un percorso di elaborazione depressiva del danno procurato), possono diventare drammaticamente prevalenti sugli aspetti razionali.
Quindi la percezione emotiva dell’uccisore è in questo caso di essere stato ucciso e vista l’incapacità di tollerare il dolore mentale che ne deriva nelle sue componenti psiconeurobiologiche, la conseguente azione a cortocircuito di aggressione fisica sino all’omicidio può diventare l’unica folle e tragica , inefficace via di uscita.
L’ impossibilità di pensare e di tollerare la frustrazione violenta diventa la condanna più atroce di un essere umano che sulla dipendenza aveva creato la propria identità scambiando e confondendo valori come l’amore, il sesso, il possesso, il riconoscimento dell’altro e di se stesso.
G. Giusto