Vaso di Pandora

Psychiatric Circus: il circo-teatro più terrificante in Fiera

PSYCHIATRIC CIRCUS: IL CIRCO-TEATRO PIU’ TERRIFICANTE IN FIERA

di Anna Codino

 

Sbarca a Genova lo Psyichiatric Circus, lo spettacolo più dissacrante, terrificante e al tempo stesso divertente dell’anno. Si tratta di uno spettacolo teatrale ambientato negli anni Cinquanta che racconta la vita all’interno del manicomio cattolico di Bergen, gestito da Padre Josef, dottore e direttore, e dalle sue fedeli suore.
Psychiatric Circus è un circo-teatro che s’ispira alle suggestioni del CirqueduSoleil, ma con tinte più forti. È un evento psicotico, un viaggio nella follia, un luogo in cui il senso delle cose è totalmente capovolto.

Un cast internazionale di acrobati, fachiri, pagliacci che presenterà numeri tecnicamente difficilissimi, costruiti con una chiave ironica e insieme inquietante.
Artisti di altissimo livello saranno in scena con un gioco d’incastri tra acrobatica al suolo e al trampolino, verticalismo, fachirismo, contorsionismo, manipolazione, fantasismo e folle comicità per regalare agli spettatori risate di puro terrore.

Traendo ispirazione dai più celebri horror della storia del cinema e da serie TV come American Horror Story, e unendo questi spunti alla creatività e alla libertà, a volte dissacrante, del circo e del teatro, Psychiatric Circus si propone al pubblico italiano ed europeo come una novità assoluta, che andrà in tour nelle principali città ; per ora confermate Padova, Mestre e Verona. Tanta interazione con il pubblico, per un evento ricco di colpi di scena, divertente e unico.
A Genova dal 21 maggio al 2 giugno.

 

Il circo degli orrori?

Domenica mattina… Mi piace prendermi il tempo che non ho nei giorni lavorativi, dedicarmi anche a cose futili ma utili per ricaricarmi e riprendermi dalle fatiche della settimana. Mi piace, qualche volta, rimanere ancora un po’ nel mio letto e intanto cominciare a curiosare nel mondo attraverso internet. Leggo qualche notizia ma non ho voglia di cose serie. È pur sempre domenica…

 

Velocemente approdo alla mia pagina Facebook, in cerca di qualche commento divertente ma anche di qualche evento proposto da amici e conoscenti. E poi lo vedo… Siore e siori finalmente approda a Genova il circo ma non un circo qualunque bensì lo spettacolo “Psychiatric Circus” che sta girando l’Italia tra entusiasmi e critiche. “Lo spettacolo più dissacrante, terrorizzante e divertente al tempo stesso” recita la presentazione. Leggo ancora… Lo spettacolo abbina numeri da circo con la rappresentazione teatrale di un manicomio all’interno di un lager.

 

Premetto che faccio parte di una compagnia teatrale e strana coincidenza, stiamo montando proprio ora uno spettacolo sulla follia. Due psicologhe che lavorano da anni con pazienti psichiatrici nel gruppo di attori, una regista professionista e più che rispettosa della sofferenza umana e mille domande. Sarà troppo banale? Sarà troppo scontato? Ma cosa vogliamo dire al pubblico con questo spettacolo? Tanta fatica, tanti ripensamenti. E poi eccolo li, il clown con la camicia di forza che troneggia sui manifesti pubblicitari. Non posso fermarmi alla prima impressione mi dico. Digito il titolo su Google e trovo il sito dello spettacolo: “Benvenuti nel vostro incubo peggiore!” e ancora “ Non fidatevi di nessuno perché qui trovano asilo solo i pazzi e i pazzi, si sa, non conoscono regole”. Eppure lo spettacolo promette “risate di puro terrore”. Non mi basta… Vado a cercare qualche video su youtube e mi pare di vedere la presentazione del più riuscito film horror della storia.

 

È solo uno spettacolo, mi dico, una finzione, lascia perdere… Ma non ci riesco. Forse le critiche mi aiuteranno a dare un senso all’irrequietezza che provo. Cerco…. trovo: “Spettacolo deludente, scopiazzatura del Circo de Los horrores di una famosa compagnia spagnola”. Ma anche “Batticuore assicurato e insieme lacrime per il troppo ridere”. Un brivido mi sale lungo la schiena. Poi ne trovo una che mi fa sperare: “Il clown con la camicia di forza non è una presa in giro”. Spiega questo critico, più profondo degli altri, che il messaggio ha a che fare con la nota trita e ritrita scoperta secondo la quale dietro i pazzi si celano persone geniali (e via con la carrellata dei soliti nomi: Jhon Nash, Van Gogh..). Hai visto? Banale sì ma non solo inutile spettacolarizzazione. Già… ma allora cosa c’entra la paura? Cosa c’entrano i film horror? Leggo ancora. Dissacranti suore che bestemmiano al botteghino, ambulanze all’ingresso, comparse che si aggirano spaventando il pubblico.

 

Non mi piaceva il circo da piccola ma tutti ci andavano e allora un giorno portarono anche me. Un tizio, credendo di fare una cosa eccezionale, mi mise in braccio un serpente. Ricordo ancora il terrore e la mia sensazione d’impotenza. Non mi divertii affatto, associai il circo alla paura e non volli più tornarci. Mi portai, inoltre, via da quell’esperienza una fobia dei serpenti che mi accompagna ancora ora.

Lavoro nelle comunità psichiatriche da vent’anni. Ho ascoltato storie di ladri, stupratori, pedofili e assassini. Ho ascoltato quei racconti scoprendo che altro non erano che storie d’infinita sofferenza e di immensa umanità. Certo, l’ho provata la paura in comunità, ma non perché i matti non conoscono regole. Eccome se le regole ci sono! Magari capovolte, magari con una logica diversa dalla nostra, ma ci sono.

 

Siamo capaci ad ascoltare per capire o ci fa più comodo trincerarsi dietro preconcetti già troppe volte visti?
E le risate?
I matti fanno ridere?
Si qualche volta abbiamo riso è vero… Ma lo abbiamo fatto insieme a loro, condividendo momenti di rarissima felicità.
Il manicomio? Chiuso. Da tempo. Ne abbiamo parlato, visto documentari, fotografie, sentito testimonianze. Ora basta però.

Io non sono nessuno per giudicare le storie di queste persone e non sono nessuno per giudicare l’ideologia di questo grande baraccone itinerante.
Forse lascerò da parte i miei pregiudizi e facendomi un po’ di violenza andrò a vedere lo spettacolo attaccata ad una speranza esile come un filo, la speranza di essermi sbagliata e di aver provato inutilmente e stupidamente brividi di orrore anche senza essere tra il pubblico.

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