Editoriale del Vaso di Pandora Vol. I, N°0, 1993
Proporre una nuova rivista di psichiatria e scienze umane è un compito arduo e suscettibile d’interrogativi e dubbi.
L’idea è quella di dare, se possibile, voce ad operatori quotidianamente impegnati nella difficile opera di cura dei pazienti psichiatrici, per non perdere un contributo esperienziale a mio avviso molto importante.
Nello stesso tempo il desiderio è quello di confronto con intellettuali impegnati a spiegare i complessi sistemi mentali a partire da riferimenti culturali dissimili, consentendo se non sempre un’integrazione per lo meno un dialogo, a volte difficile, tra teorie e pratiche.
Vorrei però evitare il rischio di scadere nel pressapochismo velleitario o nell’ideologismo che spesso permeano e falsano il procedere rigoroso della ricerca in campo psichiatrico.
Perciò, quando ho chiesto ad amici e colleghi d’imbarcarsi con me per quest’avventura, ho privilegiato persone che, pur con caratteristiche non omogenee e riferimenti culturali diversi, hanno come punto d’incontro comune un grande impegno nel prendersi cura di pazienti psichiatrici , una grande onestà intellettuale fatta di riconoscimento dell’altro e di tolleranza del diverso, una spiccata curiosità per le cose umane, un certo gusto per il gioco e la trasgressione.
In definitiva il tentativo è quello di favorire l’aspetto creativo della psichiatria che consiste tra l’altro in esercizio di fantasia, entusiasmo, dinamismo e partecipazione.
Ogni componente del Comitato Scientifico è esperto in una branca della psichiatria ed è responsabile del dialogo con i collaboratori e i lettori al fine di favorire al massimo la circolarità della comunicazione.
Riusciremo a produrre qualcosa di valido solo con la collaborazione attiva di tutti, per cui il mio desiderio è che la rivista diventi uno strumento di lavoro comune e cresca col crescere della partecipazione: auspico perciò un rapporto molto stretto tra Comitato Scientifico, Redazione Autori e Lettori.
Giovanni Giusto