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Perfezionismo patologico: riconoscerlo e intervenire

Nella nostra società, il perfezionismo domina. Lo fa nello studio, sul lavoro, nelle relazioni sociali, nella cura del proprio aspetto fisico e così via. È inevitabile. Chiunque viene infatti sempre esortato a elevare le proprie prestazioni e inseguire risultati sempre migliori. Quando veniamo educati, da bambini, ci viene subito detto che, al fine di ottenere l’approvazione degli altri, è necessario soddisfare certi standard di comportamento. Le pressioni dall’esterno ci aprono le porte del perfezionismo ma siamo noi stessi, forti dei nostri impulsi e delle nostre aspirazioni interiori, che desideriamo raggiungere e mantenere elevati livelli di rendimento. Quando cadiamo vittime di questa forma mentis e miriamo solo ed esclusivamente all’optimum, potremmo essere caduti nella trappola del perfezionismo patologico. Un conto è desiderare di primeggiare per migliorarci la vita, un altro vivere in funzione della perfezione.

Perfezionismo e perfezionismo patologico

Perfezionismo patologico: una donna raddrizza i petali dei fiori
Il perfezionista patologico ritiene inaccettabile qualsiasi imperfezione

Sul dizionario, la definizione che si trova di perfezionismo è: la tendenza a considerare inaccettabile qualsiasi imperfezione. Ma in psicologia si tende a porre l’accento sull’eccessivo livello degli standard di comportamento dei cosiddetti perfezionisti. In effetti, ciò che contraddistingue chi manifesta perfezionismo è proprio il fatto che i suoi obiettivi appaiano irragionevoli; ben al di sopra delle sue reali possibilità. Si parla allora di perfezionismo patologico. Questo si verifica quando si assiste a un’esagerata preoccupazione di commettere errori, si impostano standard personali irragionevoli e si lascia fluire l’insicurezza, sperimentando un maniacale bisogno di organizzazione e ponendosi aspettative irreali. Ci si attenderanno critiche eccessive da parte di conoscenti o genitori e si punterà a fare sempre meglio.

I tre sottotipi

Siamo a conoscenza di tre sottotipi di perfezionismo e perfezionismo eccessivo, il gradino immediatamente precedente a quello del patologico. Vediamoli:

  • perfezionismo autodiretto: parliamo di sottotipo autodiretto quando l’autoimposizione di standard eccessivamente severi si associa all’incapacità di accettare i propri errori. In caso di eventi particolarmente negativi, questo atteggiamento può portare anche a problemi di depressione seri.
  • Perfezionismo eterodiretto: ci troviamo in sua compagnia quando assistiamo alla richiesta di totale adeguamento altrui ai propri standard di comportamento. In queste persone, sono frequenti vissuti di rabbia, aggressività e tutte le difficoltà relazionali che conseguono ad approcci di questo genere.
  • Si parla infine di perfezionismo socialmente imposto nel terzo sottotipo possibile. È il caso della persona che ritenga, a torto, di essere vittima di aspettative esageratamente elevate nei propri confronti. Non solo. Essa ritiene inoltre che soddisfare tali aspettative sia l’unico modo per ottenere la loro approvazione, che comunque brama. Come è facilmente immaginabile, questo atteggiamento può portare a estrema irritabilità, deoressione e fobia sociale per il timore di essere giudicati negativamente dagli altri.

Quando possiamo parlare di perfezionismo patologico

Per poter fare un distinguo occorre essere in grado di tenere il perfezionismo patologico lontano da quello funzionale. Quest’ultimo, infatti, non è affatto negativo. Anzi, spesso può aiutarci a portare a termine un compito nella migliore maniera possibile: in ordine e con disciplina. La pignoleria non ha nulla di sbagliato. Purché non si esageri, naturalmente. Le caratteristiche del perfezionismo patologico sono ben definite e distinguibili da quelle del funzionale. Le abbiamo sintetizzate di seguito:

  • aspettative e standard di comportamento elevati e irrealistici;
  • investimento di una quantità di energia troppo elevata nel loro raggiungimento;
  • compromissione del rendimento individuale dovuta all’inseguimento di obiettivi irraggiungibili;
  • interpretazione sbagliata dell’errore, visto come insindacabile indice di fallimento;
  • autovalutazione troppo severa, basata sull’errato ragionamento dell’ottenere tutto o non avere nulla;
  • sfiducia nelle proprie capacità;
  • sovrastima delle aspettative altrui;
  • timore del giudizio esterno.

E’ ovvio che quanto più le convinzioni della persona siano rigide e impossibili da mettere in discussione, tanto più alta sarà la probabilità che possano causare problemi. Il perfezionismo patologico, in molti casi, può porsi come base di disagi psicologici. Esso è una causa diretta di ansia sociale o generalizzata; vissuti depressivi; rabbia; aggressività; disturbi del sonno; difficoltà relazionali; ossessioni; compulsioni e comportamenti alimentari disfunzionali. La psicologia considera questa condizione un tratto caratteriale rilevante, tanto che in certe condizioni gioca il ruolo principale. In particolare, nel disturbo ossessivo-compulsivo di personalità, i tratti perfezionistici connessi alla paura di commettere errori ed essere giudicati negativamente sono molto marcati. I pazienti ingabbiati in altre situazioni, come per esempio nel disturbo narcisistico, possono presentare livelli eccessivamente alti di perfezionismo.

Come affrontarlo

Chiunque si riconosca in qualcuno dei sintomi citati e sospetti di possedere comportamenti caratterizzati da perfezionismo patologico, farebbe bene ad approfondire e rivolgersi a specialisti della psicologia e della psicoterapia che siano capaci di confermargli il disturbo o tranquillizzarlo su questo fronte. Individuato il problema andranno distinte le sue possibili cause, le quali possono variare di persona in persona, e sarà necessario intavolare un trattamento che faccia uso di strumenti adeguati e delle più aggiornate tecniche psicoterapeutiche specifiche. Generalmente, si ricorre a quelle di orientamento cognitivo-comportamentale.

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