Cronaca: Doping in adolescente. Papà accusato di assecondare il promettente figlio/atleta 14enne nell’abituale ricorso ad “integratori” al fine di aumentarne le prestazioni sportive…
Caro Papà questo non si fa, e non scomoderei consulenti tecnici, specialisti, moralisti, salutisti, educatori, genitori e non, per un vibrante NO.
Dove è finito il “Mangia tanto così diventi forte come papà”; Fammi vedere se ti sono cresciuti i muscoli! Tu sei il mio campione! No, non credo ci sia molto da dire e commentare. Per ipotizzare cosa? Che il genitore in questione cerca attraverso il figlio il riscatto di una vita da perdente, il deriso del primo banco, una balbuzie mai risolta, una calvizie precoce capace di minare nevroticamente l’immagine di se stesso in una società che accetta solo i chirurgicamente perfetti? Mi rifiuto.
Cronaca: quotidianosanità report IFC-CNR – Droga. 150mila studenti italiani consumatori abituali. Ah? …qua la faccenda si complica. Intanto abbiamo assistito ad un esercizio di trasformismo in diretta, ad un funambolismo verbale degno della seconda repubblica. Un tempo le prostitute si trasformavano in escort, oggi mi chiedo la differenza tra doping e droga…e qui la coperta può essere sia corta che di lana caprina. La seconda domanda (più) seria è se c’è un qualche rapporto tra incidenza, prevalenza di sostanze (psicotrope e/o dopanti) e l’offerta del mercato (disponibilità, reperibilità, costo, ecc.)
Invece di trovare una risposta immediata, mi ritorna in mente il cartone animato di braccio di ferro. Ricordate? Con fare deciso, attraverso le sue gesta fissava nella nostra mente una semplice associazione. Introducendo nell’organismo una sostanza (spinaci), questa da vita ad una reazione (chimica) capace di compensare sia dal punto di vista fisico che psichico eventuali carenze “strutturali” quali coraggio, ipertrofia muscolare e non ultimo la conquista dell’anima gemella, in buona sostanza un vero eroe candidabile per il Grande Fratello. Dietro quel gesto all’apparenza innocuo, si nascondeva qualcosa di più di una semplice associazione ma una vera e propria reazione “causale” (causa – effetto) ovvero…se assumo spinaci, divento forte se non li assumo, NO! Premesso che a mio avviso il personaggio di braccio di ferro è stato creato dalle mamme per far mangiare la verdura bollita ai figli, è un dato di fatto che qualsiasi elemento chimico introdotto nell’organismo induce una reazione ed un cambiamento di stato. Il problema è che oggi con grande disinvoltura questa facile equazione (sostanza – effetto desiderato) è stata cavalcata da mestieranti e faccendieri di ogni genere che trovano sicura alleanza con aspetti meno nobili della natura umana. Es. Si moltiplicano le richieste ovvero la domanda di mercato (e di conseguenza la loro offerta attraverso i canali più disparati) di sostanze (anabolizzanti, stimolanti, allucinogeni, ecc.) da parte di adolescenti e adulti per fini “ricreativi” contrariamente a quelli terapeutici. Provate a digitare “Viagra” su un motore di ricerca ed ecco cosa succede: subito dopo la definizione di Wikipedia, esattamente il secondo link, si presta a noi un esplicito sito che suggerisce l’acquisto on-line a prezzi stracciati con l’invito a metterlo nel “carrello!”. No, fermiamoci un attimo, qualcuno ha visto dove è finito l’andrologo?! Anabolizzanti? Eccovi serviti: Eu Domestic solo per oggi un Deca Durabolin 200mg. Holland euro 6,50; Testovis 100 mg. Testosterone Italia euro 6,00; Winstrol Depot 50 mg. Zambon euro 8,00 ecc. per i bicipiti più telematici c’è la possibilità di condividere il tutto su facebook!?? (Dante deve aggiungere qualche girone all’Inferno…siamo in overbooking). Tutto questo si presta ad attenuare la posizione del genitore ambizioso e a tratti spregiudicato? Forse un’attenuante…
Il problema al solito sono le sfaccettature dell’umana esistenza. Un tempo i valori erano meglio definiti e tutto questo era insegnato e testimoniato semplicemente dalla natura in quanto maestra. Ad es. il pavone maschio durante il periodo di accoppiamento si “pavoneggia” esibendo le sue stupende piume misurandosi con altri contendenti per conquistare per amor di prosa diciamo …il cuore dell’amata e garantire così il mantenimento della specie. Giuro di non aver mai visto un pavone davanti ad uno specchio verificando quale dei due lati era il migliore o se il suo ventaglio presentava doppie punte o la tinta da rifare! Oggi ho come l’impressione che il rapporto tra strumento e fine sia mutato, influenzato da fattori esterni che screditano e ridicolizzano le leggi della natura. Se volgiamo lo sguardo al passato non è cosi raro trovare esempi di “associazione” tra comportamento atteso /desiderato e sostanze assunte. Già nelle olimpiadi del 668 a.c. gli atleti greci assumevano funghi allucinogeni come stimolanti; gli atleti romani differenziavano la dieta in funzione della disciplina sportiva praticata: il saltatore mangiava carne di antilope, il lottatore carne di toro, ecc. Sempre nello sport con l’intento di aumentare le prestazioni nel 900’ si affacciano stimolanti, anabolizzanti (ricordate le le critiche mosse alla Germania Est) e sempre più raffinate soluzioni di Ingegneria chimica (EPO, trasfusioni, ecc.) con ampio e costante cattivo esempio nel ciclismo.
La cultura dominante sembra essere molto ambivalente nei messaggi rispetto la salute e ai possibili rimedi. Oggi, entrando in una farmacia si ha l’impressione di trovarsi in un supermercato, fai letteralmente la spesa, prendi il numero e l’estenuante attesa e frutto di studi sistematici – butti l’occhio, saltelli da un piano all’altro dello scafale, e alla fine esci con un collutorio in offerta, crema dopo sole, pacco di fermenti lattici formato famiglia, pillole brucia grasso e la soluzione Schoum che ti ricorda tanto la nonna. Viva l’automedicazione selvaggia. La profezia del dr. Knock si è avverata – far sentire malate le persone sane. Il paradigma medico-scientifico è in scacco, appiattito o meglio schiacciato dall’ipocrisia, riducendo concetti come medico-paziente, segno-sintomo-cura, sano-malato inflazionati o peggio svuotati di senso. Da cosa si deduce? Beh, questo gigantesco mondo di molecole dai fini sociali, i Mother’s little helpers (piccoli aiutanti di mamma) così li definivano e cantavano i Rolling Stone, possono contare su testimonial del calibro di John F. Kennedy, Janis Joplin, Elvis Presley e generano introiti in Italia per 380 milioni di euro. Il desiderio di massa di sentirsi un po’ speciali (e non necessariamente per meriti sportivi), lo descrive bene il Dr. Furio Ravera nel suo libro “Un fiume di cocaina” (nel Po scorre l’equivalente di 4 kg. di cocaina al giorno, cioè oltre 40000 dosi), chiunque può salire sull’Olimpo con una manciata di euro e lasciarsi alle spalle la fidanzata che parla di matrimonio, le esose rate della macchina, la riunione di condominio e le interminabili code sulla tangenziale. Nell’affollatissimo circolo del “così fan tutti” non possono mancare i musicisti POP che dallo scafale ritirano beta-bloccanti, mentre i più raffinati vocati alla lirica preferiscono il cortisone (migliora la voce e combatte le laringiti…così sembra).
Il rischio per quanto riguarda l’uso/abuso di sostanze esiste; vi sono fattori predisponenti (sesso, età, personalità, esempio adulti, ecc.) fattori scatenanti (motivazione sociale, condizionamento, modelli sociali di successo ecc.) e fattori protettivi (educazione). Ma se devo dire la verità non mi preoccupano tanto i genitori che desiderano mostrare i propri figli come trofei (desiderarlo e fantasticarlo non è reato, è semplicemente umano) altra cosa è quando lo fanno realmente! Ricorderete tutti il compianto Mike Bongiorno quando conduceva la trasmissione Genius, con il suo tocco magico aveva sistematizzato al meglio questo concetto e confezionato il tutto per il piccolo schermo: giovani secchion/contendenti si sfidavano all’ultima risposta esatta con un unico desiderio…vincere il premio (economico) e la notorietà del super Genius, cancellata dopo pochi secondi nello spot pubblicitario fatto di…carta igienica, pannolini con le ali o pomata per le emorr…va beh, lasciamo perdere.
L’esperienza della “competizione” sportiva (e non), è qualcosa che mi sento di suggerire ai più purché non sia fine a se stessa oppure ostaggio di desideri/fantasmi maligni di rivalsa sul mondo. Questa permette di andare ben oltre l’ambizione di battere (abbattere) il proprio avversario ma concorre nel favorire un percorso di crescita personale, di conoscenza di se stessi, dei propri limiti, debolezze, punti di forza, del rapporto che si ha con la fatica, resistenza, motivazione, definizione di obiettivi che vanno oltre la voglia di vincere o la paura di perdere. Immaginando la ricetta perfetta, aggiungerei una buona dose di “GIOCO”. Giocare, divertirsi, provare piacere…insieme, condividere l’esperienza. Ecco, questo è il tasto dolente. Credo che i genitori accecati dalla voglia di successo dei propri figli non siano stati capaci di trasmettere e contagiare le loro esistenze con questo fondamentale ingrediente e risultino inevitabilmente inclini a valutare scorciatoie di ogni sorta impoverendo l’esperienza stupenda dello sport come stile di vita.
[L’articolo fa riferimento alla notizia “Doping: medico sport, genitori malati di agonismo rovinano giovani atleti” (28 feb. Adnkronos Salute)]