I disturbi mentali sono patologie che hanno un’elevata prevalenza, sono responsabili di un pesante carico di sofferenza individuale e determinano quindi alti costi personali e sociali.
Secondo l’OMS, nei paesi industrializzati, le patologie psichiatriche producono un danno economico secondo solo a quello derivato dai disturbi cardiovascolari. Questo avviene anche perché le malattie mentali sono frequentemente riconosciute tardivamente dal paziente, dai familiari e raramente diagnosticate in fase precoce dal medico di medicina generale. Un’alta percentuale di malati non riceve quindi per lungo tempo alcun trattamento, o subisce gli effetti nocivi di un trattamento inadeguato. Alla base di tutto questo c’è, da una parte, una categorizzazione rigida proposta dal DSM (primariamente concepito per la ricerca epidemiologica) che porta alcuni importanti limiti di affidabilità per ogni categoria diagnostica: spesso infatti, a parità di diagnosi, l’espressione clinica può essere estremamente variabile.
Anche per questa ragione, nella pratica clinica, è basilare ricercare e valutare ugualmente i fenomeni psicopatologici atipici, attenuati, isolati, e/o persistenti, che possono precedere l’insorgenza dell’episodio pieno, o permanere dopo la risoluzione dello stesso. L’effettiva difficoltà diagnostica, oltreché terapeutica, è tangibile anche per lo psichiatra esperto ed è ulteriormente amplificata dalla considerevole limitazione testistica, soprattutto dal momento che l’attendibilità dei test, ai fini pratico-diagnostici e teorico-psicopatologici, è fortemente dibattuta e non definitivamente chiarita. Il riconoscimento della loro utilità è comunque generalmente unanime, a condizione che siano applicati ed indicati nelle situazioni opportune. In quest’ottica, l’utilizzo di un “sistema automatico”, se ben indicato ed integrato nella pratica clinica, potrà sicuramente essere di aiuto sia in situazioni clinicamente rilevanti ma di difficile diagnosi che, soprattutto, nella diagnosi precoce o addirittura con uno scopo “profilattico” (prima quindi di ogni manifestazione clinica) in individui “a rischio” (ad esempio, quelli con familiarità positiva). E’ auspicabile quindi la possibilità per lo psichiatra di avere un aiuto diagnostico e conseguentemente terapeutico. In particolare quando deve basare la diagnosi sulla base di sintomi spesso sovrapponibili tra diverse patologie (diagnosi differenziale) e conseguentemente impostare una terapia alquanto differente, tenendo anche in considerazione che esistono protocolli di trattamento non uniformi per ogni patologia mentale (psicoterapia o terapia farmacologica).
Il commento si riferisce all’articolo “Patologie psichiatriche. Dalla ricerca italiana arriva Operon, strumento per lo screening genetico” – QuotidianoSanita.it