Xylella fastidiosa, coronavirus, cimice cinese, punteruolo rosso, vespa cinese.
Olivi, persone, castagni, palme, piante varie distrutte.
Sfugge il senso di queste aggressioni.
Che sia colpa dei cinesi che vogliono farsi spazio come dice “Quel gran genio del mio amico” Donald Trump?
O forse è la nostra presunzione che ci impedisce di rispettare l’ambiente come profetizza in modo oscuro la Greta ?
Non so, vorrei che me lo spiegaste voi cari lettori, perlomeno che mi diceste come queste catastrofi impattano sulle vostre emozioni e sentimenti.
Spero che mi, ci, aiutiate a capire…
Facciamola semplice. In questo periodo ho avuto il privilegio di una completa libertà di movimento. Da Palazzo alla città per ogni via possibile, attraverso campagne e paesini. Nel pochissimo tempo libero mi sono spinto tre volte sino al basso Piemonte, sempre per strade diverse. Ho visto leprotti, daini, caprioli, cinghiali e un paio di volpi. Nel giro di poche settimane, sempre più numerosi, hanno riconquistato i loro territori. Finirà presto e di nuovo dovranno nascondersi. Il covid è una bazzecola. Noi siamo il virus più spietatamente letale.
ho un solo fastidio….da questo bisogna imparare….ma quando mai abbiamo imparato dalla storia?
Certo una bella esplosione di emozioni e di pensieri sotterrati in genere dalla sicurezza che il quotidiano prevedibile ci dava…poi poi poi mah mah mah
Unica certezza la morte.
Dopo uno sfruttamento selvaggio delle risorse del nostro pianeta
Che potevano darci l’illusione di essere eterne (e forse così permetterci di sentirci onnipotenti)
È il tempo delle domande
Credo che le domande, quelle giuste, siano alla base del buon agire
Quindi sono preoccupato da un lato… è ottimista dall’altro
Grazie per la riflessione
“La crisi climatica è la più grande crisi che l’umanità si sia trovata ad affrontare, e se non facciamo niente ora, siamo rovinati. Ho pensato che da grande vorrò ripensare al passato e dire: ho fatto quel che potevo all’epoca e ho l’obbligo morale di fare tutto il possibile.”
Ecco, forse per poter guardare al futuro con ottimismo, basterebbe imparare da Greta a rimboccarci le maniche partendo dal nostro piccolo.
Oggi inizia la fase2 e abbiamo la possibilità di dimostrare di saper agire responsabilmente.
Cominciamo da questo. Un passo alla volta.
Sono una mamma di due figli. Fino ad oggi potevamo coltivare l’illusione che questi sconvolgimenti della natura ci riguardassero solo astrattamente, ma oggi pensavo a quanto questa epidemia abbia sconvolto le nostre vite, a cosa stanno perdendo i miei bambini con questa reclusione. Stanno rinunciando a cose importanti, a momenti di crescita condivisa con i loro coetanei ma tra i due credo che, mio figlio minore stia perdendo l’ultimo anno di asilo, il diploma, la recita di fine anno, il saluto a maestre che l’hanno accompagnato per tre anni, compagni che prenderanno strade diverse e con cui ha condiviso tutta l’esperienza scolastica fino a questo momento. Si troverà di punto in bianco in una realtà diversa con compagni nuovi, maestre nuove, nuove richieste didattiche, senza aver compiuto un passaggio fondamentale: quello del saluto… ecco, questo mi dispiace!! Diventerà più grande senza aver percorso quest’ultimo pezzetto di strada.
Un’inquietudine profonda mi scuote
Cosa abbiamo toccato di questo meraviglioso e misterioso meccanismo vivente che è il nostro mondo?
Quali pericoli ancora ignoti stiamo correndo?
Sono tutti risultati della nostra dissennatezza
Meritiamo tutto questo
Io credo che il nostro futuro dipenda dalla nostra capacità di accettare la nostra colpa
Con onestà
La natura ci ripaga con la stessa moneta con la quale noi paghiamo lei.. sfruttamento, inaridirimento, esasperazione
La natura è un palcoscenico in equilibrio perfetto. Se un attore vuole troppa scena, semplicemente il teatro crolla…
Dobbiamo reimparare a stare in pace col mondo e smetterla di pensare di essere NOI i padroni del pianeta!
Siamo semplicemente troppi ed il pianeta non sa più come spiegarcelo. In altre epoche si sarebbe chiamata selezione naturale, ma ora questa selezione “del più forte” ha troppe complicazioni morali.
Ho sempre pensato che la natura avrebbe reagito ai nostri tentativi di distruggerla. Provengo dalla Puglia, da un paese a pochi Km da Taranto, e tutte le volte che torno nella mia terra vedo le piante di ulivo prima sane, poi malate e la volta successiva non le vedo più. Osservo il cielo di Taranto sempre più scuro e l’aria che diventa sempre più pesante e irrespirabile. Malattia e morte per inquinamento; da molto tempo sono queste le notizie dal mio sud. In questo periodo, all’arrivo dell’invisibile virus, ho pensato che questa volta l’abbiamo fatta proprio grossa. Ma servirà tutto questo per fermarci dal distruggere la terra, la sua bellezza, le sue risorse? Solo nel silenzio dell’emergenza, al cessare del nostro frastuono, ci siamo accorti di quanto siano belli il cielo, il mare, il mondo.
Temo che appena ne saremo fuori ce ne dimenticheremo e ricominceremo a distruggere tutto, ma spero di sbagliarmi e spero che ci ricorderemo di questo silenzio e della sua lezione.
Sto riflettendo Gianni….e i numerosi commenti alla tua domanda sincera mi emozionano . Intanto mi pare di grande interesse porre la questione così :cioè sottolineare la nostra ignoranza che ovviamente non è totale ,ma partire dalla consapevolezza del sentirsi sprovveduti forse ci aiuta ad affrontare le trappole della nostra mente in particolare la modalità Trump
Certo, la Natura è ferita, L ‘uomo è arrogante, padrone, vuole usarla, cambiarla. Non ricorda che l uomo è parte della Natura, e per egoismo si autodistrugge. Ma viviamo in un mondo comandato dalle oligarchie, che usano tutti i mezzi, i media, la corruzione, infettano la democrazia, il Diritto, il mondo è infetto. Ci vuole una rivoluzione in nome del progresso dell uomo, far diventare leggi le Carte dei diritti delle persone, rivedere il sistema di consumo mondiale.
“Conoscere per deliberare”, studiare, capire. In Africa quando muore un anziano dicono “è bruciata una biblioteca” il virus ha fatto un rogo, ha bruciato conoscenza, storia. Gli anziani prima erano una risorsa, morivano in casa, ora nelle Rsa, sono gli scompensi creati da un sistema sbagliato, che non ha fatto progredire l uomo, ma il consumo, consumiamo cibo, famiglie, televisione… non viviamo: consumiamo. Quando l’ONU indisse la giornata dei diritti del fanciullo, Marco Pannella gridò
“che festa è? Muoiono a migliaia!” E iniziò la battaglia contro la Fame nel mondo” . Ecco ci vogliono tanti saggi liberi, che rispettano le diversità – che sono ricchezza – uomini che parlano, si confrontano, urlano e ci difendono dalle ingiustizie, dalla negazione dei diritti primari: diritto al cibo, all’acqua, alla vita! Ci hanno fatto odiare la politica, ma è l unica soluzione possibile, una politica al servizio dell’uomo. Ci vuole una grande rivoluzione per l’Uomo
Siamo i primi, credo, noi contemporanei a cavallo tra due millenni, a chiederci se riusciremo a sopravvivere a noi stessi. Il tema dell’estinzione della nostra specie, come ha spiegato bene Telmo Pievani, non è più materia per soli scrittori o registi di fantascienza. I dinosauri hanno regnato sulla terra per 200 milioni di anni, noi, l’homo sapiens, esistiamo da meno di 300mila. Difficile che riusciamo ad eguagliarli. Però abbiamo un vantaggio, siamo l’unica specie in grado di apprendere dall’esperienza (nonostante Trump si impegni quotidianamente a confutare questo assunto). Se riusciamo a renderci conto di essere arrivati vicini al punto di non ritorno e cominciamo, per esempio, ad ascoltare i giovani, forse ci salviamo. E potremmo persino migliorare. Ma meglio non sbilanciarsi con l’ottimismo.
E l’acqua si riempie di schiuma, il cielo di fumi
La chimica lebbra distrugge la vita nei fiumi
Uccelli che volano a stento, malati di morte
Il freddo interesse alla vita ha sbarrato le porte
Un’isola intera ha trovato nel mare una tomba
Il falso progresso ha voluto provare una bomba
Poi pioggia che toglie la sete alla terra che è viva
Invece le porta la morte perché è radioattiva
Eppure il vento soffia ancora
Spruzza l’acqua alle navi sulla prora
E sussurra canzoni tra le foglie
E bacia i fiori, li bacia e non li coglie…
(Eppure soffia, Bertoli)
È molto utile che venga ricordato il legame tra gli esseri umani e l’ambiente. Anzi che non vi sia separazione tra noi e quello che ci sta attorno. La distruzione dell’ambiente è legata alle malattie da secoli la storia dice lo descrive. Il destino di intere civiltà è dipeso da peggioramento umano, sopratutto morale. Il senso di onnipotenza e sopravazione ha sempre portato all’autodistruzione. Strano che neppure il senso di morte ci porti a riflettere che sia il tempo di invertire la rotta. Auto invendute sui piazzali, milioni di barili di petrolio senza luogo in cui stare, strade deserte e fabbriche svuotate: dovrebbe apparire chiaro che è necessario rallentare. E che la ricchezza non ce la portiamo con noi e che è la morte che comporta con sé.
Mi piacerebbe essere contento che il mare di Venezia sia di nuovo blu , anche se penso per poco , rallegrarmi che i cerbiatti zampettino per le strade e gioire che un daino possa camminare indisturbato nel porto o attraversare l’autostrada. Devo dire che fino all’altro giorno non ci credevo , poi sono uscito a fare due passi una sera e il cane voleva tornare a casa perché c’era troppo silenzio.
Pensare che in così poco tempo è successo tutto questo non mi convince , soprattutto mi sembra che ci dia come genere umano troppa centralità nell’Universo, non mi sembra credibile..
Mi piacerebbe smettere di cercare un colpevole, un responsabile, ma anche un salvatore o un profeta. Mi piacerebbe ,ogni tanto, smettere di cercare compulsivamente un senso.
Mi piacerebbe avere la capacità di contemplare la verità e la bellezza del punteruolo rosso e di tutto ciò che muore perché è reale e vero ma ci vorrebbero doni e talenti che non possiedo.
Allora credo che il pensare insieme il condividere sentimenti poco esprimibili , sia esso una consolazione o la costruzione di qualcosa di effimero eppure di eterno ( personalmente penso più la seconda) sia una gran cosa. Ecco il provare a pensare insieme questa permanente impermanenza che da soli mi sembra insostenibile mi sembra davvero una gran cosa.
Quindi grazie di cuore
Penso…
che disgusto vedere mascherine e guanti usati per proteggersi dal coronavirus gettati per terra
Ad inquinare nuovamente
Non impariamo nulla
Forse è arrivato il momento in cui la Natura rimette al suo posto l’umanità… forse l’Uomo ha usurpato fin troppo del pianeta che gli è stato affidato “in prestito”, e come una buona maestra lascia passare le marachelle ad un bambino indisciplinato fino ad un certo punto, questo mondo ci sta assegnando la giusta punizione per ricordarci che nulla che ci viene donato deve essere dato per scontato.
Scorgo un certo senso di giustizia in tutta questa situazione di crisi, era ormai da mesi che il mondo ci dava segnali, che cercava di avvisarci… continenti in fiamme, mare contaminato a livelli insostenibili, i ghiacciai che si sciolgono e la fauna e flora in estinzione a causa nostra. Ma sembra che l’Uomo continui ad ignorare lo sfacelo che sta creando. E allora sì, ben venga che la Natura si riappropri coi suoi mezzi del potere supremo. Abbiamo un ecosistema e dobbiamo proteggerlo e curarlo, è la nostra casa. Se non siamo in grado di diventare umili e ricordare quanto piccoli siamo, che vengano le epidemie a ricordarcelo, e che gli animali si riapproprino degli spazi che un tempo erano loro.
C’è un non so ché di romantico nel vedere che la Natura continua a sopravvivere alla nostra assenza, noi che ci credevamo gli esseri superiori su questo pianeta!
Ma la domanda che mi rimbomba in mente è: alla fine di tutto questo avremo imparato la lezione o continueremo a sbagliare senza ritegno???
Questo virus lascerà in noi sicuramente uno strascico a livello emotivo principalmente.
Non so se mai impareremo ad amare di più la vita e la natura apprezzando ogni piccola emozione quotidiana ripensando a questi giorni.
Quello che so per certo è che questo periodo rimarrà per sempre nella mia memoria perché ho dato alla luce il mio secondo genito da sola, lontano dai miei affetti e con tanta paura nel cuore, la paura del futuro, incerto oggi più che mai.
Vorrei poter dare risposte positive alle tante domande che mi sommergono la testa.
Questo è solo l’inizio di una delle tante catastrofi di cui siamo responsabili in prima persona come umanità degenere che vive nell’Antropocene, nonostante tutto il nostro unico pensiero, ora, è di ritornare a quella assurda normalità di prima, riportare il PIL sopra lo zero, continuare nel nostro tran tran.. e se questo virus non fosse piuttosto la cura del Pianeta come recitava l’agente Smith in Matrix: ” Il virus. Gli esseri umani sono un’infezione estesa, un cancro per questo pianeta: siete una piaga. E noi siamo la cura”. In questo caso il noi è il nostro amico covid.
La natura e la cultura, intesa nel senso più ampio del termine, sono sempre state in conflitto tra di loro. Noi bianchi europei nati dopo la seconda guerra mondiale siamo cresciuti nel periodo del più straordinario sviluppo tecnologico e ci siamo sempre sentiti sufficientemente protetti dalle catastrofi, anche se qualche terremoto e qualche alluvione ci hanno fatto paura. Ma molti eventi catastrofici, tra cui le guerre, non ci hanno toccato da vicino. Per quanto mi riguarda c’è stata una sequenza di eventi che non avrei creduto di vedere: il crollo del ponte Morandi, l’incendio di Notre Dame e una vera pandemia. Nulla di nuovo, i ponti sono sempre crollati, le cattedrali si sono sempre incendiate e le pandemie si sono ripetute nei secoli, ma lontano da me, nello spazio e/o nel tempo. La spiacevole sensazione che il nostro sapere e saper fare avessero fallito e mi avessero esposto a questi disastri. Nel caso della pandemia la lotta tra natura e cultura è stata e sarà campale. Ne usciremo con terapie e vaccino ma con un’enormità di morti e feriti. La consapevolezza della fragilità potrebbe aiutarci a rispettare e a temere la natura. Ma non è detto che accada…
Potrebbero avere cose interessanti da dire in proposito gli indiani d’America… per loro la natura impazzita ha avuto l’aspetto… dell’uomo bianco… il nostro aspetto
Ben vengano le domande
Io penso che i sistemi di governo dittatoriale di qualunque genere compreso quello mediatico,influenzino negativamente le coscienze ne alterino la capacità critica ed impediscano la crescita individuale .
Diventano perciò elementi di infezione grave e distruttiva del mondo.
Vivo in campagna. Coltivo l’orto, con il letame prodotto dal mio cavallo, che quando mi affaccio alla finestra mi chiama se tardo a darle il fieno al mattino, allevo galline per passione, anatre ed oche, non mangio nessuno dei miei animali. Sono ipocrita forse, ma non riesco a mangiare un animale che chiamo per nome. Mangio carne per il momento, ma ogni tanto vacillo e penso che prima o poi la pianterò li! Non amo gli ecologisti sfegatati soprattutto quelli, che la terra la guardano da dietro una scrivania, che viaggiano in aereo e che non rinunciano alle comodità. A casa d’inverno ci scaldiamo con la legna, così facendo teniamo pulito il bosco, ma gli alberi vanno tagliati, la legna trasportata a casa, tagliata, spaccata e sistemata per l’inverno nella legnaia. È più semplice accendere i caloriferi! Vivere in campagna alle volte è faticoso, tuttavia mai come in questo periodo di quarantena, ho amato la mia casetta, salvata dall’alluvione di novembre, che con i tanti lavori di manutenzione e giardinaggio, ha preservato il mio buon umore.
C’è bisogno di tornare alle origini, di riscoprire di quanto poco abbiamo bisogno per vivere.
Un sentimento di impotenza e inquietudine
Siamo immersi in un mondo che diventa pericoloso in modo invisibile e insidioso
Ho paura per i miei figli…
Paura
Paura di infettare i miei affetti.
Vivo da due mesi in una situazione disorientante,dove le certezze non sostengono più perché non vi è certezza di niente.
La forzata distanza entra dentro,soprattutto se si conosce la realtà della malattia vista e raccontata da chi l’ha vissuta.
In questo caso ignorare certe cose aiuta
IA me questa situazione ricorda tanto la crisi petrolifera del 73 (con tutto il dolore e il rispetto per chi è andata e per chi resta) allora sappiamo come è andata done del sogno, dell’estate dell’amore e al suo posto il terrosimo (sinistro e maldestro) e poi la Milano da bere la cocaina e il debito pubblico. Allora abbiamo reagito da par nostro. Oggi? Partirei da una domanda, anzi due: che cosa vuol dire essere ricco e/o ricchi? E si può vivere senza essere comunità? Chissà… Propongo a tutti una delle mie storielle preferite che racconta dell”inferno e del paradiso dei cinesi (non ci annoio, si trova in rete).. Buona giornata a tutti
La crisi COVID ci costringe a fare i conti con noi stessi. Intanto scuote le nostre certezze, e in primo luogo la sicurezza della immunità: immunità dal dolore e – fino a un certo punto – dalla morte. Quando dico noi, intendo l’Occidente sviluppato: chi è stato nel terzo mondo sa che lì non ci si sente affatto garantiti, nè portatori di indiscussi diritti. Anche questi il COVID li rende per noi meno indiscutibili: ci stiamo quasi abituando ad essere governati da Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri: quel che sembra quasi un potere personale, e c’è chi lo ha criticato.
Non c’è dubbio che la tecnica ha contribuito a darci sicurezza: ma può anche distruggerla, tanto che non sappiamo bene se disgrazie collettive come questa nascono da un eccesso o da un difetto di tecnica. Lo annunciavano già scrittori del passato come Aldous Huxley o Italo Svevo che, ben prima della scoperta dell’atomica, preannunciava una sorta di olocausto nucleare.
Il problema è che come specie siamo cresciuti in modo disarmonico, e la disarmonia può creare mostri, che inconsapevolmente raffiguriamo in certe immagini di “marziani”, omuncoli tutti testa e quasi niente corpo. Intelligenza tecnica sviluppatissima, ma l’etica è rimasta su per giù quella delle caverne. Siamo un po’ come un bambino che maneggia uno strumento efficace ma pericoloso. E’ forse questo che induceva un Heidegger a diffidare fortemente della tecnica stessa. C’è un filo rosso che lega questa diffidenza a quanto esprimeva Sofocle tanti anni fa: “L’esistere del mondo è uno stupore infinito, ma nulla è più dell’uomo stupendo. Anche al di là del grigio mare, tra i venti tempestosi quando s’apre a lui sul capo l’onda alta di strepiti, l’uomo passa…
Fornito oltre misura di sapere, d’ingegno e d’arte, ora si volge al male, ora al bene; e se accorda la giustizia divina con le leggi della terra, farà grande la patria. Ma se il male abita in lui superbo senza patria e misero vivrà..”.
Mi sa che siamo sempre lì…
A me colpisce la tragedia di chi lavora la terra e i suoi frutti, di chi vede morire olivi secolari compagni e sostentamento di Intere generazioni. E ora la pandemia colpisce ognuno di noi indifferentemente: adulti o bambini…. tutti siamo vittima di questa situazione!!
“Che errore è stato allontanarsi dalla natura ! Nella sua varietà, nella sua bellezza, nella sua crudeltà, nella sua infinita, ineguagliabile grandezza c’è tutto il senso della vita” Terzani. Direi che questa frase racchiude il mio pensiero, in questa pausa abbiamo visto la terra respirare, gli animali riappropriarsi dei propri spazi, ci siamo ricordati di cosa voglia dire cucinare per noi stessi e per gli altri ma ho la strana sensazione che non siamo in grado di mantenere lucido questo insegnamento.
Che cosa siete disposti a fare. A cosa siete disposti a rinunciare. Partiamo da qui. Il resto sono chiacchiere.
Non so perché ma ogni mattina mi sveglio e come tutte le mattine ascolto il rumore della strada, il rumore del giorno ed è come se…. ma poi penso no non è come prima e prende forma il desiderio di una magica guarigione del mondo. di un mondo libero da questo tempo infetto in cui la dimensione relazionale appare sospesa…
Eppure proprio da lì dovremmo ripartire! E dovremo farlo in virtù di un cambiamento che possa portarci oltre la miopia del mondo che vorrebbe ricominciare come se nulla fosse accaduto.
Oggi con ancora negli occhi il pessimismo delle troppe morti, della sofferenza dei tanti, della impossibilità delle risposte e della perdita delle certezze si sente il bisogno di cogliere l’ottimismo della prassi: l’ impegno attento a cogliere le domande, i bisogni e le contraddizioni che emergono.
E allora chi meglio di noi può farsi promotore di questo cambiamento? lavoriamo da una vita sulle contraddizioni della follia, sull’attenzione aa cogliere i bisogni di chi non li sa esprimere e spesso non sa neanche di averne.
Certa di tutto questo ma con ancora molti non so… in testa
“Sono millenni che da scimmie cazzeggiamo col potere,
Col mito dell’avere, amori e religioni e non cambiamo mai,
Banchieri, operazioni, studenti ed operai…” scrive Francesco Bianconi nel 2013 in una canzone nella quale provocatoriamente e metaforicamente auspica l’avverarsi della profezia dei Maya sulla fine della razza umana e vede la Natura riappropriarsi di ciò che le appartiene: “Maya colpisce ancora, addirittura ci estinguerà
Esco, non ho paura, morte sicura viviamo già
Vieni pure, Maya di peste nera e di colera ci ucciderà…”
Mi chiedo se ci sia un’altra via, se si possa deviare dal percorso provocatoriamente quasi invocato dal cantautore toscano, e mi viene in mente il “Manifesto d’Assisi”, una dichiarazione d’intenti sottoscritta da personalità di spicco della cultura , della politica e dell’imprenditoria italiana, nel quale si auspica “un’economia a misura d’uomo contro la crisi climatica”. Una green economy che ridia voce alla bellezza, alla storia delle città, alle esperienze positive di comunità e territori, che faccia della coesione sociale un fattore produttivo e coniughi empatia e tecnologia, che parta dalle nostre tradizioni migliori e contribuisca a costruire un mondo più civile e gentile.
Prenderemo questa strada al termine della pandemia? Secondo Houellebecq no, lo scrittore francese pensa che dopo il covid “il mondo sarà uguale, solo un po’ peggiore”…
Personalmente auspico che si intraprenda la via di Assisi ma se dovessi scommettere un centesimo lo punterei su Houllebecq.