Nelle relazioni e nelle conversazioni siamo abituati a mediare e mitigare il canale comunicativo per renderci quanto più empatici possibile. In un dialogo a due tra conoscenti, legati tra loro da un rapporto orizzontale e liberi da gerarchie o rapporti professionali, si tende a chiedere scusa per sovrascrivere ogni fraintendimento. È il modo di agire tipico anche del dipendente verso un superiore che sollecita un compito o ha qualcosa da ridire su come si svolgano gli incarichi assegnati. Sensibilità, gentilezza e regole sociali ci hanno insegnato a comportarci in questo modo. È parte della nostra educazione. Talvolta, però, questo modo di essere e di fare diventa un meccanismo di difesa nel quale ci rifugiamo troppo spesso. Piuttosto che dare origine a una discussione o per evitare di inoltrarci in un confronto fastidioso, preferiamo chiuderlo immediatamente prendendoci la colpa.
Ci siamo mai chiesti che cosa comporti questo modo di agire per la nostra autostima?
Chiedere scusa troppo spesso
Probabilmente, non ci abbiamo mai fatto caso. Scusa è una parola potente. Ha l’invidiabile forza di riuscire a risolvere, all’istante, ogni potenziale conflitto, o quasi. Ciò è naturalmente molto positivo. Quante volte, però, ci rendiamo conto di chiedere scusa pur non avendo alcunché di cui domandare perdono. Magari non abbiamo fatto proprio niente di male, eppure, richiediamo ugualmente di essere scusati. Non è raro che accada, potremmo semplicemente voler uscire da una impasse senza troppi strascichi. A volte, chiediamo scusa per gli errori commessi da altri. Capita che iniziamo una conversazione con questa parola, ad esempio tra sconosciuti. Magari esordiamo scusandoci perché desideriamo porre una domanda. Riteniamo questa parola una semplice formula comunicativa, e crediamo che tutte queste frasi di scuse non abbiano alcun effetto su di noi. La parola, per alcuni, è addirittura una sorta di intercalare che accompagna ogni azione comunicativa.
Se qualcuno tra chi legge si riconosce in quanto scritto, si fermi un attimo. Scusarsi troppo fa male. Certo, in alcune occasioni è un chiaro gesto di empatia, gentilezza e consapevolezza, insomma un’importante presa di coscienza del proprio impatto sulle altre persone. Altre volte, però, l’eccessivo utilizzo delle scuse è sintomo di un desiderio errato: quello di disinnescare un problema nel minor tempo possibile. Senza affrontarlo davvero. In questo caso, la richiesta del perdono è un chiaro sintomo di disagio, ansia e insicurezza.
Quando chiedere scusa e quando non farlo
Essere in grado di comprendere quando sia il caso di chiedere scusa e quando no è piuttosto importante. Faremmo bene a sapere in quali occasioni dovremmo farlo davvero o se sia superfluo, così da comportarci sempre in maniera adeguata e non impattare sulla nostra salute mentale. Vi sono circostanze della vita nelle quali le scuse sono l’unica soluzione, razionale e civile, per mettere pace in una situazione spiacevole. Dovremmo però porle soltanto in quei casi nei quali abbiamo realmente ferito i sentimenti di qualcuno, ci siamo comportati in maniera errata o con deliberata cattiveria. Non scusiamoci invece mai per i sentimenti che proviamo, per la sensibilità che ci appartiene oppure se domandiamo spiegazioni su qualcosa che non capiamo. Similmente, non siamo noi a dover domandare perdono per gli errori altrui o per tutto quanto non dipenda da noi e non siamo neppure in grado di controllare.
Smettere di chiedere scusa per cambiare la nostra prospettiva
Possiamo imparare a smettere di chiedere scusa quando non serve, ma dobbiamo dedicarci all’operazione con convinzione. È infatti piuttosto facile mantenere l’abitudine a scusarsi se non si interviene per cambiare questo modo di fare. Iniziamo fermandoci un attimo e analizziamo bene la situazione. Che succederebbe se smettessimo di scusarci continuamente? Proveremmo del dispiacere? Questo continuo domandare perdono ci aiuta? In che modo? Che sentimenti genera nel nostro interlocutore? Ciò che è accaduto è dipeso davvero da noi? Non è che stiamo solo cercando di compiacere chi abbiamo di fronte? Non temiamo di prenderci una pausa e analizzare ognuno di questi aspetti. Farlo ci aiuterà a capire cosa ci spinge ad agire, motivando il nostro comportamento.
Per radicata e profonda che sia, l’abitudine di chiedere scusa ininterrottamente può essere sconfitta. È necessario un pò di allenamento e una buona presenza mentale. È proprio come se volessimo smettere di toccarci continuamente i capelli o di mangiarci senza sosta le unghie. Non è una prigione da cui dobbiamo fuggire, bensì un ingorgo che dobbiamo attraversare. Limitiamo le situazioni che generalmente ci spingono a scusarci, evitando di farlo quando ci accorgiamo di non avere colpe. Viviamo questi frangenti come se stessimo facendo un allenamento, per mantenere in salute la nostra mente.
Possiamo iniziare con un semplice esercizio: sostituiamo l’espressione chiedo scusa con una sincera ammissione del nostro punto di vista. Spieghiamo ciò che stiamo vivendo e perché. Mettiamoci in posizione di apertura con la controparte. Un’importante parte del processo riguarda l’indulgenza nei confronti dei nostri errori. Dobbiamo imparare a perdonare. Siamo umani e come tali sbagliamo, ma ciò non ci rende meno degni di autostima. Invece di dire mi dispiace di essere arrivato in ritardo, ringraziamo chi ci ha aspettato. Invece di chiedere perdono per un errore che ripetiamo più volte, ringraziamo chi ci assiste per la sua pazienza. Stringiamo la mano di chi ci ha ascoltato a lungo, invece di additare la nostra verbosità.