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Neurodiversità: che cosa si intende? Vediamo i tipi più comuni

Il concetto di neurodiversità sta guadagnando sempre maggiore importanza nella nostra società. L’attenzione rivolta alle persone neurodiverse è in sensibile aumento. In questo articolo, esploreremo la neurodiversità andando nel profondo ed esaminando cosa significhi realmente. Cercheremo di spiegare quali e quante implicazioni abbia per tutte le persone coinvolte. Conoscere e comprendere la neurodiversità è essenziale per promuovere l’inclusione e la consapevolezza nelle nostra comunità. Dobbiamo infatti imparare a trattare tutti con equità e rispetto. L’argomento deve essere affrontato e, nelle righe successive, cercheremo di rendere questo incontro quanto più affascinante possibile.

Leggi anche: “Neurodivergente: celebrare la diversità mentale

Che cos’è la neurodiversità?

La psicologia definisce neurodiversità l’interezza della varietà naturale di funzionamento cerebrale all’interno della popolazione umana. Il concetto si basa sull’idea che le differenze neurologiche, dall’autismo all’ADHD, dalla dislessia a tutti gli altri possibili ed eventuali disturbi neurologici descritti dal Manuale Statistico e Diagnostico DSM-V, siano una parte normale, e più che naturale, della condizione umana. Questa prospettiva riconosce la non esistenza di una normalità universale. Secondo questo punto di vista, ogni individuo porta con sé un’esclusiva unicità nei suoi modi di pensare, apprendere e interagire con il mondo. Le persone neurodiverse possono avere talenti rari e punti di vista privilegiati, capaci di offrire un valore prezioso alla società.

La neurodiversità vuole superare il modello medico, ritenuto offensivo e limitante. Quello che a un dottore appare un disabile mentalmente limitato, a chi sposa questa filosofia sembrerà semplicemente una persona con capacità e abilità differenti rispetto a una persona neurotipica, ovvero priva di diversità neurologiche. In maniera dissimile da quanto accada con le altre patologie, il modello sociale della disabilità suggerisce che essa viene spesso creata. Atteggiamenti, pregiudizi e barriere erette dalla società, e non da mancanze o deficit dell’individuo, caratterizzano spesso la vita di una persona neurodiversa. Si vuole fornire una contro-narrativa al modello medico. Il paradigma delle neurodiversità si lega alla promozione dei diritti e alla prevenzione di discriminazioni su chiunque si trovi in una condizione neurologica non tipica.

Secondo i sostenitori della neurodiversità, lo sviluppo neurologico atipico non è che una normale variazione del cervello umano. Qualcosa di naturale e non difettivo. In sostanza, non ci si trova di fronte a un handicap bensì a una forma alternativa della biologia umana. Gli autistici rappresentano semplicemente una normale variazione neurologica. Esattamente come se parlassimo di razza (etnia), genere o sessualità. L’autismo non va curato, poiché è soltanto una specificità umana, o al limite una differenza nei modi di socializzare, comunicare e percepire. Essi non sono necessariamente svantaggiosi e non vanno considerati mai tali, a priori.

Neurodiversità: una donna neurotipica e una neurodivergente
I sostenitori della neurodiversità sostengono che lo sviluppo neurologico atipico sia soltanto una variazione neurologica della persona, paragonabile alle differenze di etnia o genere.

Le principali tipologie di neurodiversità

Possiamo elencare numerosi tipi di neurodiversità. Ognuna di queste condizioni ha particolarità specifiche, caratteristiche differenti e disagi tipici. In fin dei conti, ci troviamo all’interno dello spettro del benessere mentale e abbiamo dunque a che fare con un’ampia gamma di situazioni. È però possibile indicare le forme più comuni di neurodiversità, che sono le seguenti:

  • autismo: caratterizzato da difficoltà nella comunicazione sociale e ripetitività nei comportamenti. Chi ne soffre perde contatto con la realtà e dà vita a un universo interiore proprio, distaccat da quello che effettivamente gli accade intorno. Questo mondo costruito, fittizio, viene anteposto alla realtà stessa. Tale condizione accompagna spesso la schizofrenia e alcune psiconevrosi.
  • ADHD o sindrome da deficit di attenzione: caratterizzato da impulsività e iperattività, nonché dalla difficoltà di restare concentrati e prestare attenzione. È un disordine nello sviluppo neuropsichico del bambino o dell’adolescente che si manifesta, generalmente, entro il settimo anno d’età.
  • ADD, altro disturbo dell’attenzione, piuttosto simile al precedente ma caratterizzato da meno sintomi legati all’iperattività e all’incapacità di autocontrollo e più riferito all’incapacità di mantenersi attenti su una spiegazione, una conversazione, una storia o una circostanza.
  • Dislessia: condizione che complica enormemente la lettura e la comprensione di testi scritti. Questa neurodiversità è piuttosto particolare e difficile da comprendere per chi non la viva. Pensiamo a una persona che, posta di fronte a una pagina di testo, sia perfettamente abile a leggerlo e a scandire ogni parola, comprendendone il significato unitario proprio come chiunque non soffra di questo disturbo. Cionondimeno, il soggetto non sarà in grado di afferrare il senso del discorso e capire quello di cui l’autore sta parlando.
  • NLD o disturbo da apprendimento non verbale: caratterizzato dal fatto che l’individuo affetto sia perfettamente in grado di esprimersi verbalmente, dunque a parole, ma totalmente incapace di farlo in maniera non verbale. Dal momento che la comunicazione umana si basa al 90% sullo scambio non verbale, chi ne soffre vede le sue capacità di comprensione fortemente limitate e, di conseguenza, faticherà molto di più a socializzare.
  • Sindrome di Tourette: caratterizzata da tic motori e vocali involontari. I tic che questa neurodiversità comporta sono spesso fonte di disagio per la vittima della sindrome, che sfortunatamente resta ampiamente sconosciuta nel nostro Paese. Essi possono essere di varia natura ma si presentano in maniera ritmica e ossessiva, totalmente involontaria. Inutile aggiungere che la condizione comporta un’enorme frustrazione in chiunque ne soffra.

Come approcciare il neurodiverso

Chi abbia a che fare con persone neurodiverse, farebbe bene a scegliere l’approccio dell’accettazione e dell’inclusione. Sarebbe utile informarsi sulle diverse condizioni neurologiche che colpiscono le persone importanti nella nostra vita e promuovere ambienti che rispettino e valorizzino le differenze individuali. Ciò significa adottare provvedimenti ragionevoli sul posto di lavoro, optare per programmi di istruzione inclusiva nelle scuole nonché dare e richiedere supporto, emotivo e psicologico, alle persone neurodiverse e alle loro famiglie. Combattiamo lo stigma e l’intolleranza associati alla neurodiversità, promuoviamo un clima di rispetto e comprensione e offriamo adeguato sostegno. Se avranno a che fare con persone dotate di mentalità aperta, le persone neurodiverse potranno affrontare la vita con serenità, realizzando il loro pieno potenziale.

Leggi anche: “Sindrome di Tourette: che cos’è e come ci influenza

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