Figura 1: nel grembo del terapeuta
In questo dipinto la paziente si immagina all’interno del corpo del terapeuta raffigurato con le braccia aperte pronte ad accogliere ricordi e frammenti della sua identità: i demoni, le finestre con sbarre dei reparti in cui era stata rinchiusa. Il terapeuta è dipinto come una madre che piange lacrime di sangue. La paziente avverte l’intensa partecipazione di Gaetano alla sua sofferenza. Le lacrime di sangue scendono lungo il corpo del terapeuta e diventano un sentiero che si sviluppa nella parte inferiore del dipinto, creando una sorta di sacco amniotico in cui la paziente si raffigura come un feto. Il feto nel sacco amniotico rappresenta la paziente stessa immersa nelle lacrime di dolore del terapeuta che soffre con lei. Le lacrime di sangue, oltre a simboleggiare il dolore e la protezione del terapeuta, offrono anche un prezioso nutrimento per Miriam.
In questo quadro, la figura con il volto scisso e deformato dalla psicosi partorisce un nuovo S. La piccola testa che emerge dal ventre della paziente ha tratti del volto del terapeuta. Notiamo anche la presenza gocce di sangue che possono essere lette sia come perdite di sangue della paziente per il parto, sia come lacrime di sangue del terapeuta che partecipa al suo dolore.
Questo nuovo sé rappresenta dunque un soggetto transizionale, che combina elementi sia del terapeuta che della paziente stessa.
Negli anni ’70, epoca in cui la paziente aveva eseguito questo quadro, Gaetano Benedetti non aveva ancora teorizzato l’idea del soggetto transizionale. Tuttavia, senza saperlo, Miriam dipinge il frutto della congiunzione psichica tra il terapeuta e se stessa.
Il legame terapeutico ha la forza di generare una nuova identità più sana, in cui la paziente integra le parti scisse di sé stessa in relazione del terapeuta.
Il dipinto rappresenta così un momento di trasformazione e di crescita nel percorso di terapeutico di Miriam, in cui si manifesta la possibilità di un nuovo inizio.
Nell’opera successiva, Miriam si auto-raffigura accolta tra le braccia di Gaetano, protetta e circondata dalla luce terapeutica.
Le vesti di Gaetano sono ancora segnate dalle lacrime di sangue, simbolo della sua partecipazione emotiva al dolore della paziente. L’affidarsi al terapeuta la nutre e la protegge dalla psicosi come visibile nell’immagine di Gaetano che da un lato la tiene in braccio e dall’altro solleva una grande mano rossa per bloccare l’espandersi della dimensione psicotica. Un elemento di rilevanza è la rappresentazione di un crociato, simbolo delle parole del terapeuta che prima la uccidevano mentre ora la difendono.
Nella parte destra del dipinto osserviamo le teste degli scheletri della morte che si sono unite formando le radici della croce, simbolo della condivisione del dolore con il terapeuta e della risurrezione dal vissuto di non sentirsi esistere.