Marina e Ulay
La storia di Marina e Ulay, va ben oltre la grande storia d’ amore.
Va oltre la collaborazione,
Oltre l’ ispirazione, Oltre la passione.
Questi incontri benedetti o anche Dharmici, permettono a chi li vive, di esprimere tutto il potenziale sepolto e nascosto dentro ognuno.
Aprono canali, porte, disegnano prospettive, sbloccano muri e ridefiniscono i contorni del volto.
Marina e Ulay sono conosciuti come artisti e certamente lo sono, ma sono anche molto di più.
Vissero tre anni da nomadi dentro un furgone, girovagando e performando in Europa e in quell’ intimità costretta e scomoda , misurarono l’ altezza e il peso del loro amore.
Le loro performance sono carnali, viscerali, disturbanti e allo stesso tempo celestiali, mistiche , estatiche.
Marina e Ulay erano due seri ricercatori in campo spirituale e hanno viaggiato in tutto il mondo studiando gli sciamani, i meditatori, i curanderi.
Hanno studiato e messo in pratica le piu’ sopraffini tecniche di meditazione e le hanno applicate all’ arte creando performance interattive in cui il pubblico diventa esso stesso opera viva.
Marina proviene da una famiglia gretta e povera e Ulay e’ gia’ un artista bohemian e rivoluzionario.
Il loro connubio mistico-artistico dura anni e loro in quegli anni hanno vissuto fino al limite qualcosa che a noi e’ dato forse immaginare – e saremmo gia’ fortunati.
Loro hanno distrutto i loro singoli ego, prima per la coppia e poi – ma anche contemporaneamente – per l’ arte .
Tutto veniva messo a servizio dell’ arte : insicurezze,ferite, paure , incubi, sesso, rabbie, liti.
Marina e Ulay hanno dato vita a qualcosa senza spazio e senza tempo che vive nel cuore di chi costantemente ricerca la verità e ricerca qualcosa di piu’ forte e vivo del quieto vivere quotidiano.
Un giorno Ulay lascio’ Marina , le disse che era innamorato di una ragazza piu’ giovane e che questa era incinta di lui: cosa devo fare ? Chiese con quell’aria da zingaro tormentato alla sua compagna di vita e di arte.
E Marina ricomincio’ la sua vita da sola.
In una nuova casa, da sola , e artisticamente reinventandosi senza Ulay, deturpata nell’ anima e sfinita nella carne.
Insieme decisero che quel grande legame, dovesse essere reciso con la stessa sacralita’ con cui era nato; come tagliare il cordone dopo il parto decidono di percorrere la muraglia cinese partendo da direzioni opposte per raggiungersi a meta’ cammino e dirsi addio.
Quell’ addio pote’ essere meditato, sognato, immaginato, pensato, sofferto .
Camminarono per migliaia di chilometri e si salutarono li, tra gli ignari turisti dell’ unica opera umana che si vede dallo spazio.
Passano trenta lunghi anni da quell’ultimo impasto alchemico che solo due anime così sanno creare, trent’anni senza vedersi ne‘ sentirsi .
Qualche notizia dagli amici e dai giornali, qualche gossip magari, ma nessun contatto.
2010, MoMa di New York , The artist is present , L’ inquietudine di Marina da vita ad una performance profonda e struggente: per giorni rimane seduta immobile a farsi fissare negli occhi da centinaia di sconosciuti, occhi su occhi , energie che si mescolano, palpiti , reflussi, empatia , e ad un tratto , in quel rimescolarsi di emozioni caleidoscopiche ma alla fine tutte uguali , arriva l’ onda d’ urto .
Ulay, piu’ grigio, piu’ posato ma con quello stesso sguardo da zingaro poeta, si mette seduto davanti a Marina.
E lei lascia che i suoi occhi si riempiano di tutto quel che sente senza censurare niente, come solo i veri artisti sanno fare.
Tutti li hanno conosciuti per quei trenta secondi celebrativi, Tutti si sono identificati nella commozione di due amanti che si ritrovano, ma adesso sapete che loro erano molto di più.
Grazie Marina e Ulay per averci dato la possibilità di poter credere che l’ amore possa realmente diventare un atto creativo fino a sfiorare la forza del Divino .