L’Emilia Romagna spende per la salute mentale il 3,6% del fondo sanitario regionale, pari a 285 milioni di euro, mentre la spesa media nazionale è del 2,9%. Ma le conseguenze del persistere dello stigma, con stili di vita sbagliati e ritardo nell’accesso alle cure, incidono sulla durata della vita dei pazienti con disturbi psichici, che hanno una mortalità per infarto e tumore 2,6 volte maggiore rispetto alla popolazione generale. Questi dati sono emersi dalla ricerca progettata dal professor Domenico Berardi della clinica psichiatrica dell’Università di Bologna, realizzata in collaborazione con la regione Emilia Romagna, l’Università di Bologna e del sistema informativo regionale.
La ricerca, iniziata nel 2008 e terminata nel 2018, ha coinvolto 200mila pazienti e ha evidenziato un’emergenza: i pazienti con disturbi psichiatrici hanno un’attesa di vita decisamente inferiore rispetto alla popolazione generale e si ammalano in particolare di patologie tumorali che sono addirittura correlate con i diversi quadri dei disturbi psichiatrici che gli specialisti trattano. L’utilizzo del sistema informativo ha consentito di ricavare il tasso di mortalità dei pazienti psichiatrici. Nelle altre regioni probabilmente non andrà meglio e tale preoccupante analisi mette in discussione il concetto di equità e universalità, principi fondanti del servizio sanitario nazionale. Se n’è parlato nell’evento ‘salute mentale: come superare lo stigma in sanità’ organizzato da motore sanità con gli esperti del settore, i rappresentanti dei cittadini e le istituzioni.
Il quadro è allarmante. Da inizio 2021 al 31 agosto di quest’anno si contano 413 suicidi e 348 tentativi, secondo l’osservatorio suicidi della fondazione brf – istituto per la ricerca in psichiatria e neuroscienze, pubblicati alla vigilia della giornata mondiale per la prevenzione del suicidio. Le difficoltà psichiatriche gravi dopo la pandemia covid, come la depressione, l’autolesionismo, le psicosi, i disturbi alimentari, negli adolescenti italiani sono incrementati del 30% e il 41% risulta a rischio di sviluppare problematiche psicologiche. Un adolescente su 4 soffre di depressione, il 16% ha disturbi alimentari, ha ideazioni suicidarie e va incontro ad autolesionismo. Le donne hanno più possibilità di sviluppare conseguenze psichiatriche perché a loro viene chiesto di svolgere più funzioni, genitoriali, famigliari, lavorative. Infine, l’isolamento sociale, l’ansia, la solitudine, la paura prolungata e la conflittualità famigliare alla lunga possono cronicizzarsi e svilupparsi in forme più severe.