Vaso di Pandora

“L’età fragile” di Donatella di Pietrantonio e il Premio Strega

Dal sito ufficiale, apprendo che il premio Strega venne annunciato il 17 febbraio 1947. Una nascita, in seno al gruppo degli Amici della domenica, concepita con l’idea di dare vita a un nuovo premio letterario che contribuisse nell’Italia del dopoguerra alla rinascita culturale del Paese. Per il sostegno che Guido Alberti dedicava all’attività artistica e culturale, venne dato al premio il nome del liquore prodotto dall’azienda di famiglia. Da allora gli Amici della domenica, che oggi costituiscono un corpo elettorale di quattrocento donne e uomini di cultura, si riuniscono ogni anno per scegliere il vincitore. Il Premio Strega è stato indice degli umori dell’ambiente culturale e dei gusti letterari degli italiani. I libri premiati hanno raccontato il nostro Paese, documentandone la lingua, i cambiamenti, le tradizioni. Settant’anni, nei quali le scelte dei vincitori hanno incoraggiato i lettori italiani a leggere sé stessi, la loro storia e il loro presente attraverso la narrativa contemporanea. “L’età fragile”. È il libro di Donatella di Pietrantonio che ha vinto quest’anno.

Di cosa parla “L’età fragile”

Racconta il nostro paese? La lingua, il cambiamento, le tradizioni? Leggo di me stessa in questo libro, c’è qualcosa della mia storia?

Forse, c’è tutto.

“Non esiste un’età senza paura. Siamo fragili sempre, da genitori e da figli, quando bisogna ricostruire e quando non si sa nemmeno dove gettare le fondamenta. Ma c’è un momento preciso, quando ci buttiamo nel mondo in cui siamo esposti e nudi, e il mondo non ci deve ferire!”

C’è il rapporto tra Lucia e Amanda.

Lucia, madre, ma anche figlia. Che si trova a dover fare i conti con il peso della colpa di essere una sopravvissuta. Un peso che l’ha tenuta legata, al proprio padre, alla propria regione. Al passato.

Amanda. Figlia che doveva andare lontana e realizzarsi, ma che in quella distanza si è persa e si è trovata vittima di un’aggressione. Sola, decide di tornare. E in quel passato, da cui la madre ha cercato di tenerla fuori, lei si ritrova.

Madre e figlia. Che faticano a incontrarsi. Che non riescono a dialogare.

Entrambi fragili, a loro modo.

“Dove arriva l’uomo può portare il male”.

Il libro ispirato dal delitto del Morrone

L’idea del libro nasce da un evento di cronaca nera, il delitto del Morrone, avvenuto il 20 agosto 1997 nel bosco di Mandra Castrata, sul monte Morrone in Abruzzo. Tre ragazze furono aggredite barbaramente durante un’escursione in montagna, da un pastore. Una sola è sopravvissuta fingendosi morta, riuscendo a scappare a chiedere aiuto.

Il pastore, un giovane uomo, non tentò di nascondersi né di eliminare le prove. Confessò circa 24 ore dopo, il 21 agosto, dopo l’ultima perlustrazione presso il casolare dove viveva in estrema solitudine.

Attorno a questo fatto, la Di Pietrantonio ha costruito il romanzo.

C’è la violenza alle donne.

Mai così attuale.

Ma anche la violenza dei rapporti tra gli uomini.  C’è un padrone. E la vita e la dignità di chi c’è sotto non vale nulla.

E si diventa disumani.

Carnefici, ma allo stesso tempo vittime.

Anche questo, mai così attuale.  

Dove è ambientato “L’età fragile”

“La natura è bella per i ricchi, non se devi lavorare come uno schiavo”.

C’è l’Abruzzo, la montagna. Chi è costretto a vivere nelle valli. Schiavi di una necessità.

La scrittura è immediata. Ti tiene sui fatti, capace di creare suspense; e poi arriva diretta, a toccarti nel profondo, e sei costretta a fermarti e sentire cosa provi.

Forse la scelta di prendere un evento di cronaca e costruirci un romanzo, non è stata così originale.

Ma è un romanzo ben costruito. L’ho apprezzato.

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