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Le emozioni primarie, fondamenti e riconoscimento

Un tema come quello delle emozioni affascina l’uomo da sempre. Non a caso, abbiamo assistito alla formulazione di numerose teorie, a questo riguardo, nell’arco dei decenni nei quali sono state studiate e approfondite. Il pensiero comune concepisce le sensazioni come delle reazioni irrazionali, slegate dalla volontà individuale, le quali rimandano a forze incontrollabili che disgregano il comportamento. Tale idea, però, non è del tutto corretta. Stiamo infatti descrivendo un sistema complesso, comprendente molteplici componenti che si attivano assieme. Le sensazioni provate da ogni singolo essere umano derivano tanto da esperienze soggettive quanto dall’appartenenza comune a una stessa specie. In virtù di ciò si è deciso di catalogare gli stati d’animo comuni a tutti – in quanto uomini – in un unico insieme, quello delle emozioni primarie e fondamentali. Esse possono essere provate tanto da un ricco newyorchese quanto da un maestro sherpa dell’Himalaya.

Leggi anche: “Riscoperta emotiva: percorsi di autoconoscenza

La teoria delle emozioni primarie

Una prima componente del sistema complesso che sono le emozioni è rappresentata dal cosiddetto vissuto soggettivo che le accompagna. Pensiamo, ad esempio, a quando ci sentiamo tristi, oppure arrabbiati. Proviamo un determinato stato d’animo perché abbiamo appena assistito a una situazione che ci ha suscitato una reazione precisa.

Dobbiamo poi considerare quella che chiamiamo valutazione cognitiva dell’avvenimento che sta all’origine dell’emozione. In altre parole, si tratta di quello che stimiamo sarà l’impatto di un determinato evento rispetto ai nostri scopi o alle nostre intenzioni future. Per semplificare, portiamo un esempio: se rompiamo un oggetto delicato molto caro a nostra madre, potremmo provare ansia, poiché interpreteremo l’incidente come una seria minaccia alla preservazione di un rapporto sereno con lei.

Una terza componente è data dai cambiamenti fisici che accompagnano l’emozione. È il caso di quelle sensazioni che preparano fisiologicamente l’organismo a reagire all’evento, come per esempio la paura, che aumenta il battito cardiaco per predisporci alla fuga. Tutte le emozioni che proviamo sono caratterizzate da un’espressione con la quale si segnalano agli altri, comunicando loro che sta accadendo qualcosa e attivando una tendenza all’azione. È quello che accade quando vediamo una persona spaventata. Siamo portati a fermarci, analizzare rapidamente il contesto e prepararci all’azione.

Emozioni primarie: un uomo che piange
Il vissuto soggettivo influenza le emozioni primarie

La teoria delle emozioni primarie si deve all’evoluzionismo e a Paul Ekman, suo attivo sostenitore. Verso la fine degli anni ’60, lo studioso portò avanti una serie di test in Indonesia e Nuova Guinea, analizzando i comportamenti e le reazioni di popolazioni che, al tempo, vivevano completamente isolate, geograficamente e culturalmente, dal resto del pianeta. Le ricerche dimostrarono come persone di culture che non erano mai entrate in contatto con le altre, direttamente o indirettamente, manifestavano le stesse espressioni facciali. Vi sono dunque emozioni primarie, non determinate dalla cultura di appartenenza o dalla personalità dell’individuo, bensì derivate da processi neurobiologici comuni ad ogni essere umano, pertanto universali.

Le sette emozioni primarie

Riordinando i materiali prodotti durante le sue analisi e raffrontandoli con i risultati di altri studiosi che seguirono le sue orme, Ekman identificò sette sensazioni che sono ancora oggi note come le emozioni primarie: rabbia, paura, tristezza, felicità, sorpresa, disgusto e disprezzo. Tutte sono riconducibili a espressioni facciali ben evidenti e facilmente riscontrabili da un ricercatore incaricato di scovare gli stati d’animo fondamentali e caratterizzanti del genere umano.

Caratteristiche delle emozioni di base

Che cosa contraddistingue le emozioni primarie da ogni altro stato affettivo? Generalmente, esse rispondono a un identikit in 11 punti:

  • segnali universali e distintivi. Ogni sensazione corrisponde a una specifica espressione facciale, la cui struttura è comune in ogni persona.
  • Antecedenti ben distinti e riconoscibili. Indipendentemente da dove ci si trovi nel mondo e da quale sia l’esperienza di vita individuale, chiunque noterà un serpente muoversi improvvisamente sotto le foglie proverà paura.
  • Correlati fisiologici caratteristici. La paura appena descritta, così come la rabbia, la tristezza o il disgusto, si attivano secondo pattern biologici specifici di attivazione del sistema nervoso. Essi sono uguali per tutti, indipendentemente da genere, età, estrazione sociale o esperienza di vita.
  • Elaborazione rapidissima. Alla comparsa di uno stimolo ben identificabile si attiva una veloce fase di processamento schematico, che provoca l’emozione a livello preconscio, molto prima che il raziocinio realizzi che cosa stia avvenendo.
  • Emersione precoce nell’individuo. Le emozioni primarie si formano nei primissimi anni di età di un essere umano.
  • Rapida insorgenza.
  • Presenza anche nei primati, i più diretti antenati dell’uomo.
  • Breve durata. Se pensiamo alla gioia, ci rendiamo conto che non permane tanto a lungo come, ad esempio, può fare l’allegria, la quale non è un’emozione primaria.
  • Impossibilità di un controllo volontario e arbitrario.
  • Associazione vivida con ricordi, pensieri e immagini distintive (il serpente sotto le foglie; il primo bacio; un torto subito…)
  • Esperienza soggettiva specifica, unica e ben distinta.

L’uomo non prova solamente emozioni primarie. Esistono, infatti, anche quelle che definiamo secondarie o complesse. In questo caso, parliamo di stati d’animo che si formano da una combinazione delle primarie e sono influenzati dal contesto interpersonale, e culturale, in cui si è sviluppata la persona. Non parliamo più di sensazioni innate ed universali, bensì di sentimenti formatisi mediante processi di apprendimento in uno specifico contesto sociale. Il fatto che le emozioni secondarie siano più sofisticate si deve al fatto che coinvolgono strutture cerebrali superiori, più evolute, come ad esempio la corteccia frontale. Diversamente dalle emozioni primarie, non si generano soltanto nel sistema limbico.

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