È indubbio che da anni assistiamo al fallimento del sistema sanitario anche nel campo della Salute Mentale. Uno storico pregiudizio ha condizionato nel corso del tempo la relazione tra assistenza pubblica e privata realizzando nel territorio nazionale delle disparità inaccettabili nella erogazione delle prestazioni.
Servizi aperti con orari diversi con standard assistenziali diversi sottoposti a piani aziendali che cambiano a seconda della geografia.
Non si assiste solo alla mancanza di un equo accesso ai trattamenti innovativi farmacologici, ma ancor di più ai trattamenti psicoterapeutici.
Tutto ciò è forse determinato anche da un’insufficiente integrazione del privato sociale e imprenditoriale con i servizi sanitari pubblici; l’aumento delle richieste ai DSM senza adeguati incrementi delle risorse; assenza di integrazione con i servizi di confine (disabilitò, anziani, consultorio, Serd); assenza dei programmi per le patologie gravi all’esordio (fascia di età 15-30 anni).
Quale sono le azioni da intraprendere e in che campo nel ricercare una più solida relazione tra pubblico e privato nell’assistenza psichiatrica?
Ne ho parlato, ospite di Francesco Bollorino nella sua rubrica “Caffè e Psichiatria”