Il lavoro chiaramente ha i suoi benefici sulla persona cominciando dal compenso economico. Lavorare è alla base della società, senza non vi sarebbero né risorse finanziarie né un senso di utilità, infatti è proprio tramite il lavoro che siamo motivati a svegliarci la mattina e portare a termine un compito. In più è utile nell’integrazione e scambio sociale e nel ruolo della socializzazione.
L’importanza del lavoro
Senza denaro non si può accedere a servizi e beni essenziali e ciò va a influire persino sull’autostima della persona. Il poter contribuire alla società e avere una routine aiuta a star meglio. È importante però capire che il lavoro non è tutto, perché come per qualsiasi cosa se abusata può diventare un problema. C’è da sapere infatti che il troppo lavoro è diventata la nuova frontiera dei disturbi mentali.
Quando il lavoro diventa patologico
Nella vita di una persona vi è il 10% di possibilità di cadere in qualche tipo di dipendenza. Alcune persone ricorrono alle droghe per curare i propri problemi emotivi, facendo da automedicazione. Le droghe non sono però l’unica sostanza usata per guarire dalle ferite interne ma secondo uno studio un’alternativa sarebbe proprio il lavoro. Per molti ricercatori, troppe ore di lavoro sono correlate alla presenza di disturbi mentali quali depressione e ansia. Alcuni psicologi, però, hanno anche sostenuto l’inverso, ovvero che il duro lavoro aiuta le persone depresse e con ansia a curare tali disturbi. In una ricerca fatta nel 2020, durante la pandemia, è emerso che molti americani hanno aumentato la quantità di lavoro. Questo per i ricercatori era dovuto al fatto che i soggetti si trovavano ad affrontare sentimenti di noia, solitudine e ansia e proprio per questo hanno provato ad automedicarsi raddoppiando le loro ore di lavoro.
La dipendenza dal lavoro
La dipendenza dal lavoro prende il nome di workaholism. Chi soffre di tale disturbo nega l’evidenza, non vedendo nemmeno le cause sottostanti quali sofferenza, depressione e ansia.
Anna Lembke, una psichiatra di Stanford, in un recente podcast “How to build a happy life”, ha detto che i comportamenti che in passato erano sani, che consideriamo culturalmente vantaggiosi, oggi diventano una droga, onnipresenti e accessibili. Ad esempio, controllare le email di lavoro continuamente o chiamare costantemente il proprio collega di lavoro o il proprio datore, rientra tra le possibili dipendenze correlate al mondo del lavoro.
Inoltre la società premia i comportamenti abusanti del lavoro, complimentandosi ogni qualvolta un soggetto lavora troppe ore. Mai nessuno si sognerebbe di congratularsi con un tossicodipendente che consuma eroina, ma questo avviene costantemente con una persona che lavora 18 ore al giorno.
Burnout: cos’è e come combatterlo
Il Burnout è una sindrome correlata al lavoro che porta il soggetto a consumare le proprie risorse psicologiche e fisiche. Ad essere colpiti dal Burnout potrebbe essere chiunque ma hanno maggior probabilità chi svolge professioni d’aiuto quali: medici, psicologi e infermieri.
Le cause del Burnout sono:
- Lavoro eccessivo
- Nessun controllo sul proprio lavoro
- Nessuna organizzazione
- Dispute tra colleghi
- Lavoro monotono
- Ambiente lavorativo caotico
Se vi riconoscete in tutto ciò è pensate che anche voi siate ad un passo dalla sindrome del Burnout, vi sorgerà spontanea la domanda: “cosa fare?”
Le cose più utili da attuare nei casi di questa sindrome, sono:
- Migliorare le relazioni con i propri colleghi e col proprio lavoro
- Trovare un equilibrio tra vita privata e vita lavorativa
- Andare in ferie e riposarsi di più
- Fare attività fisica riducendo lo stress
Il suggerimento da parte degli esperti più facile da seguire è senza dubbio quello di fermarsi un attimo e riflettere sulla propria esistenza. interrogarsi sul tipo di lavoro che si svolge, su quanto ci si possa sentire gratificati, sul tempo che si spende o si spreca per lavorare, sono tutte domande utili a comprendere se state lavorando per vivere o vivendo per lavorare.