La “Lettera scarlatta”
E’ indiscutibile che l’atmosfera cupa che domina la “Lettera scarlatta” [cfr La Civiltà Cattolica – IL TENEBROSO MONDO DI NATHANIEL HAWTHORNE Ferdinando Castelli S.I.] riporti alla severa etica calvinista-puritana che dominava nel ‘600 le comunità di colonizzatori della Nuova Inghilterra. Ma non possiamo dimenticare che questa etica, anche se ampiamente diluita, fa ancora parte del background politico e civile degli USA, e se ne rileva traccia nella intolleranza alla menzogna, in particolare quella dei governanti; ai tempi del Watergate Nixon ha dovuto dimettersi soprattutto per aver ostacolato la ricerca della verità, e Clinton è stato tenuto in scacco per anni non tanto per il suo comportamento sessuale quanto per aver mentito.
La condanna inflitta dalla collettività all’adultera Ester Prynne (cui peraltro Hawthorne esprime tutta la propria simpatia) consiste nel portare sempre sul petto la lettera “A” (Adultera) perché la sua colpa, di cui tutti sono giudici, resti sotto gli occhi di tutti. Ben più grave la colpa nascosta del suo complice, il Reverendo Dimmesdale, che continua immeritatamente nella funzione di guida spirituale della Comunità. La catarsi arriva soltanto con la sua confessione pubblica.
Viene in mente, per contrasto, la confessione cattolica, che è un rituale riservato e segreto di sottomissione a un singolo rappresentante autorizzato della Istituzione ecclesiale, rituale che lava e cancella la colpa. Rituale che può dare grande sollievo emotivo; ma quanto ha inciso sul nostro ambivalente rapporto con i poteri temporale e spirituale e sull’incompleto strutturarsi di un costume civico e democratico nel nostro paese?