Vaso di Pandora

Joker: Folie à Deux – una lettura clinica 

Folie à Deux non è solo un sequel del primo Joker di Joaquin Phoenix, ma un vero e proprio tuffo nel baratro della mente. 

Il regista Todd Phillips ci riporta nel mondo di Arthur Fleck, sempre più instabile, e ci presenta un nuovo personaggio che lo sconvolgerà: Harley Quinn, dove Lady Gaga è perfetta nel ruolo dell’ex-psichiatra che finisce per impazzire insieme a lui. 

Foliè a deux: Tra realtà clinica e rappresentazione cinematografica

Foliè a deux è un termine utilizzato da Charles Lasègue e Jules Falret nel XIX secolo, per riferirsi a una condizione in cui un individuo apparentemente sano, frequentemente vulnerabile dal punto di vista psicologico, sviluppa deliri o comportamenti psicotici a causa dell’influenza di una persona, detta primaria, affetta da psicosi. 

L’intensità e la natura di questa relazione può variare, ma spesso si tratta di legami molto stretti, emotivi, come quello tra coniugi o familiari. Nel caso di Joker e Harley, il legame è di natura affettiva, amorosa e fortemente dipendente.

Arthur è un uomo profondamente alienato per i traumi subiti nella sua storia di rifiuto e sofferenza. Uomo che scivola dentro sé stesso per tramutarsi nel noto criminale Joker. 

In un contesto psicoterapeutico, questa trasformazione potrebbe essere vista come una strategia difensiva estrema, un modo per distaccarsi dal dolore e vivere nell’interpretazione di una nuova identità, in grado di affrontare, seppur in modo disfunzionale, il mondo che lo ha emarginato.

La discesa di Harley Quinn: una vittima del contagio?

La figura di Harley Quinn, all’anagrafe Harleen Quinzel, una professionista della salute mentale, si ritrova sedotta non tanto dalla persona di Arthur, quanto dalla sua psicosi. 

Questo fenomeno è comunemente osservato nelle relazioni di folie à deux, in cui la parte secondaria, spesso più vulnerabile, viene gradualmente assorbita dalla follia dell’altro. 

In terapia, questo potrebbe essere visto come un processo di identificazione patologica, dove l’attrazione verso il caos, l’eccitazione e la rottura delle norme sociali supera ogni forma di resistenza razionale.

Nel film, questo contagio è rappresentato attraverso una lente quasi romantica, alimentata da melodie familiari che contrastano con l’oscurità della trama. 

Tuttavia, è fondamentale comprendere che, in un contesto clinico, questa dinamica non ha nulla di poetico. Si tratta di un processo doloroso, in cui la parte secondaria sacrifica progressivamente la propria identità, perdendo di vista i confini tra sé e l’altro.

Identità e dipendenza: lo sviluppo bloccato di Harley

Harley da questa relazione riceve le emozioni tanto bramate nella pregressa carriera standardizzata, ma il prezzo da pagare è la degradazione in uno scadimento del funzionamento che la immerge nel crimine, impedendole di fortificare un’identità autonoma e indipendente. 

La dipendenza affettiva e la psicopatologia di Harley Quinn sono evidenti: la sua trasformazione è completa solo nel momento in cui abbandona completamente la propria identità professionale e personale per unirsi a Joker. 

Questo processo di fusione psicotica è estremamente dannoso per lo sviluppo individuale, in quanto spegne ogni possibilità di crescita personale e autodeterminazione.

Nel trattamento del disturbo psicotico condiviso, la separazione fisica e psicologica dei due individui coinvolti è spesso l’unico modo per interrompere questa spirale delirante. 

Sarebbe interessante vedere se nei futuri sviluppi della narrazione questo aspetto verrà esplorato più a fondo.

Una critica alla rappresentazione cinematografica della psicosi

Rappresentare la complessità della folie à deux sullo schermo è un progetto ambizioso e, inevitabilmente, comporta delle semplificazioni dettate dai tempi narrativi e dalla necessità di stimolare costantemente la dopamina del pubblico. 

Nonostante questo, Todd Phillips con un’attenta regia riesce a trasmettere l’angoscia e la disgregazione mentale dei protagonisti, invitandoci a riflettere sulla fragilità dell’individuo e della collettività di fronte alla follia.

La scelta di ambientare la storia a Gotham City, una città malata e destabilizzante, non è casuale: rappresenta una metafora della società contemporanea, incapace di offrire un senso di appartenenza e protezione ai suoi membri più vulnerabili.

Conclusione sulla Foliè a deux

Folie à Deux è un film che va oltre il mero intrattenimento, proponendosi come una rappresentazione critica della società e delle sue anomalie potenzialmente patogene. Nonostante alcune limitazioni narrative, l’opera di Phillips immerge inconsapevolmente nella psicopatologia e ogni tentativo di portare alla luce queste ombre, è ossigeno per continuare ad affrontarle, comprenderle e sperare un giorno di superarle.

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Commenti su "Joker: Folie à Deux – una lettura clinica "

  1. Il potenziale inquietante del disturbo mentale psicotico ha una fisionomia particolare nella folie a deux, che ci confronta con la possibile fragilità della nostra mente di “sani”. Non è dunque un caso se il cinema se ne occupa. Per combinazione, in questi giorni è nelle sale “Kind of kindness” del regista greco Yorgos Lanthimos. In una delle tre vicende in cui il film si articola – tutte sul crinale fra reale e immaginario – il protagonista è preda di una profonda crisi psicotica, presentata in modo a cui il clinico nulla ha da obiettare: è quella che i nostri anziani chiamavano “atmosfera delirante”, “umore delirante”, wahnstimmung. Egli induce la moglie a tagliarsi un dito per offrirlo a lui in pasto: la donna, coinvolta e divenuta succube, esegue

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