“Io e Té: 50 anni di ceramica condivisa” sta a significare un percorso interiore dell’artista dove “Io” è l’esecutore che mette, trasforma e ingloba tutto ciò che ha trasmesso “l’altro” in questo percorso di vita e dove, appunto, “Té” inevitabilmente porta con se tanti significati e appartenenze. Ceramica condivisa perché da sempre non si è tirato indietro nel divulgare il suo sapere e le ricerche. Perché da quando ha messo al servizio delle Comunità Psichiatriche l’ insegnamento, c’è sempre stato uno scambio di emozioni rivolte ad una potente e continua crescita reciproca.
Perché è stato un viaggio in compagnia di amici che hanno condiviso vittorie e sconfitte sempre con lo spirito della ripartenza e sempre pronti ad accogliere nuove pazze sfide.
Un grande traguardo 50 anni di attività
Non una raccolta dagli albori ai giorni nostri, ma una sosta di riflessione.
Un raccogliere le idee, le emozioni, i sentimenti, la conoscenza e renderli tangibili, materiali. Fermare un istante colmo di esperienza mettendosi in gioco superando quelle barriere che impediscono un naturale e avanzante percorso interiore.
50 anni di lavoro sono ricchi di storia, profumi ed emozioni. Ogni angolo girato, ogni cosa osservata, ogni pianta colorata lascia tracce indelebili che ritornano, si ripresentano anche senza chiamarle.
Allora tutto diventa fonte di ispirazione che si trasforma in un vortice pronto ad accogliere e rilasciare nel suo moto aspirale.
Nascono così queste nuove forme urban-naturalism dove non è chiaro se è la natura a riprendersi i suoi spazi o l’urbanizzazione a riconsegnare le chiavi alla natura.
In prossimità di questa raccolta espositiva, è stato chiesto a Guido se percepiva la cosa come artistica o tecnica…come se le due cose non possano procedere il cammino per mano?
Sapere gestire la materia con profonda conoscenza tecnica ed esprimere concetti con semplicità gestuale e assoluto minimalismo non possono andare di pari passo?

Il rapporto tra artigiano e artista
E qui, dunque, si dovrebbe aprire il capitolo che riguarda il rapporto tra artigiano e artista, ma non è questo il caso vista la fusione spontanea fra le due cose.
La scelta di lavorare con le mani e la testa, di mettere a disposizione ricerche e sapere nelle lezioni, di confrontarsi costantemente ormai da più di 30 anni con l’insegnamento di un’arte che cura (dove non si capisce chi è che dà cosa a chi!) hanno potenziato un bagaglio già assorbente continuando a lasciarsi travolgere da emozioni sempre nuove.
La maestria, l’eleganza nell’assoluta capacità di gestire il tornio, si rivela anche nelle forme modellate a mano dove le linee pulite e proporzionate ne fanno padrone.
La scelta poi di interpretare una tecnica così antica e profonda come il Raku, diventandone vero maestro, è testimonianza e affermazione di grande padronanza, di completa assuefazione ad una materia che non esaurisce mai di educare.
Un momento di raccoglimento, dunque, da gustare con gli occhi di un viaggiatore nel tempo, nello spazio, dove la terra e i sentimenti sono i protagonisti con 50 piccole sfumature e varianti.
La mostra “Io e Tè: 50 anni di ceramica condivisa” rimarrà aperta fino al 27 settembre.



