L’invidia è un’ombra persistente, probabilmente fin dalla notte dei tempi, nelle relazioni tra gli esseri umani. Tutti la provano e la sperimentano o, perlomeno, lo hanno fatto durante alcuni passaggi della loro vita e, magari, lo faranno ancora. Emozioni, rapporti e un gran numero di dinamiche sociali sono viziati da questo stato d’animo che ci rende inviso chi stia meglio di noi,in quanto più ricco, felice o popolare. Se vogliamo crescere, maturare e favorire relazioni più sane con gli altri, possiamo approfondire la nostra conoscenza di questa emozione e capire quali meccanismi psicologici ne stiano alla base.
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Cos’è l’invidia e come agisce
In sociologia l’invidia si definisce un sentimento umano universale. Questa emozione complessa, forte e spesso ineludibile, ha più modi di manifestarsi. Generalmente, si invidia a qualcuno la proprietà di qualcosa: una casa, un’automobile, una bella famiglia, un buon lavoro e così via. In altre occasioni, però, non si prova un desiderio di sostituzione, ovvero una voglia di scambiarsi con altri perché essi hanno quella cosa che desideriamo e, in virtù di ciò, ci sembrano più felici; bensì si è semplicemente frustrati dal successo altrui e si preferirebbe che non lo avessero, senza necessariamente volerlo trasferire su di noi.
Lo spettro di persone che ne sono colpite è veramente amplissimo, specialmente all’interno di contesti competitivi o di confronto, come buona parte di quelli in cui ci troviamo nel corso della vita. Le prospettive e le dinamiche della nostra quotidianità ci spingono molto spesso a provare invidia. Non di rado, essa è completamente immotivata. Potremmo infatti invidiare una vettura sportiva al vicino di casa, senza sapere che egli stia facendo enormi sacrifici per mantenerla e si sia amaramente pentito di averla acquistata già da un pezzo. Noi, naturalmente, vediamo solo la coupè e la sua esistenza ci sminuisce. Il meccanismo che attiva l’invidia è inconsapevole, slegato dalla nostra volontà. Esso innesca una vera e propria disistima di noi stessi, ci fa perdere fiducia nelle nostre capacità e ci mette in soggezione, richiedendoci di recuperare autostima quanto prima. Non riuscendoci nell’immediato, ecco che ci ritroviamo a essere invidiosi e incattiviti.
Il processo dell’invidia
L’invidia si genera al termine di un processo ben specifico, suddiviso in quattro fasi. La precedente genera la successiva e la seconda è causata dalla prima. Innanzitutto si confrontano due situazioni. Se vogliamo ritornare sull’esempio automobilistico, pensiamo al momento nel quale rientriamo in casa con la nostra vecchia utilitaria, magari cigolante, e troviamo il vicino intento a lavare la sua auto sportiva fiammante. Il confronto ci appare impietoso e proviamo un senso di inferiorità evidente, dal momento che non possiamo permetterci lo stesso modello. Questa sensazione permea la seconda fase del processo e apre la strada alla terza, quella di impotenza. La scena immaginata del rientro e della visione dell’automobile sportiva potrebbe ripetersi svariate volte, fino a dare origine a un vuoto nella nostra psiche, una rabbia dovuta al fatto che non abbiamo le stesse potenzialità economiche di quel vicino. Dalla rabbia scaturisce la reazione aggressiva, step numero quattro.
I meccanismi psicologici connessi
Da un punto di vista strettamente psicologico, l’invidia è il risultato di confronti sociali e percezioni di disuguaglianza. La teoria psicoanalitica suggerisce che questo sentimento abbia origine da desideri inconsci e insoddisfazioni personali. Il confronto sociale costante, anche su quei social media ove si mette spesso in vetrina il proprio status, può alimentare l’invidia. Nonostante siamo spesso ben coscienti che molto di quel che vediamo è artificioso, lo idealizziamo e cominciamo a provare invidia.
Difficilmente l’invidia si manifesta da sola. Accanto a lei troviamo spesso rabbia, rancore, astio e ostilità. Di fatto, l’invidioso è un aggressivo e può arrivare a desiderare l’annullamento di chi metta a nudo la sua impotenza o nullità. Questo sentimento fastidioso e inquietante comincia negli occhi di chi guarda. La vista della persona invidiata diventa intollerabile, a tratti proprio dolorosa. La sua sola esistenza rimarca la nostra inferiorità e non ci consente di avere una buona immagine di noi stessi. Smettiamo così di riconoscere e apprezzare le nostre qualità.
Strumenti psicologici per mediare con l’invidia
La psicologia ci mette a disposizione alcuni strumenti par affrontare il germe dell’invidia:
- consapevolezza emotiva. Se il primo passo per risolvere ogni problema è ammettere che esista, nel caso dell’invidia occorre partire dalla sua riconoscenza e accettazione. Essere emotivamente consapevoli di provarla ci consentirà di identificarla quando si farà strada nei nostri pensieri e comportamenti.
- Pratica della gratitudine. Per affrontare un nemico così insidioso, coltiviamo gratitudine per tutto quello che abbiamo e siamo riusciti a ottenere nella nostra vita. Questa emozione è un potente antidoto contro l’invidia. Focalizzandoci principalmente su quanto ci renda felici e apprezzare le nostre realizzazioni potremmo riuscire ad affievolire, se non a spegnere completamente, il fuoco del confronto.
- Empatia. Sforziamoci di metterci nei panni degli altri e realizzare che tutti attraversano delle difficoltà, comprese quelle persone che invidiamo. Impariamo ad apprezzare le differenze individuali, a connetterci a un livello più profondo e sapremo mitigare la nostra invidia, indipendentemente dal suo vigore.
- Crescita personale. Cambiamo approccio e concentriamoci sul nostro percorso di crescita personale, senza farci coinvolgere da quello degli altri. In questa maniera saremo immuni dalle comparazioni perché presi a raggiungere i nostri obiettivi personali e non a sminuire quelli raggiunti da altre persone.
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