Vaso di Pandora

Instabilità politica, quanto incide sul nostro stato emotivo  

Siamo oltre l’anno di conflitto in Ucraina (inserire link ad articolo ancora non pubblicato sulla guerra). Una guerra che doveva essere lampo e che si protrae ancora che condanniamo come tutti gli altri conflitti. Sartre scrisse: “Quando i ricchi si fanno la guerra, sono i poveri che muoiono’’ e infatti, ad andarci di mezzo e ad esserne maggiormente colpiti sono sempre i civili sia che vengano arruolati al fronte, scegliendo anche loro stessi di combattere, sia che vivono semplicemente la loro quotidianità. Sono diversi i problemi psichiatrici e psicologici che può generare il clima di guerra. 

Lo shock da guerra dei soldati 

L’insorgere di problemi psicologici nei soldati che hanno combattuto è molto più frequente di quel che si pensi. Non basta aver portato a casa la propria vita sana e salva, il post guerra è difficile da superare soprattutto a livello mentale. Le prime diagnosi mediche risalgono ai conflitti mondiali, guerre di una portata così vasta, dopo cui i medici iniziarono a notare gli effetti della guerra sulla psiche dei soldati. Nel 1915, il medico Myers coniò il termine ‘’shell shock’’ (che si potrebbe tradurre con l’equivalente italiano ‘’shock da bombardamento’’) per delineare i disturbi riportati da molti soldati in battaglia. I disturbi manifestati: tremori irrefrenabili, ipersensibilità ai rumori, tachicardia, inespressività, muscoli irrigiditi, paralisi, palpitazioni, insonnia e mutismo. 

Col passar del tempo si scelse un appellativo maggiormente ‘’scientifico’’ per questi sintomi: disturbo da stress post-traumatico (PTSD). In realtà, non si palesa solamente nei combattenti ma in chiunque abbia vissuto esperienze traumatiche come violenze, guerre, catastrofi naturali o incidenti). I sintomi di questo disturbo possono essere: alterazioni negative nella cognizione e nell’umore e alterazioni nell’eccitazione e reattività. Molto spesso, chi ne soffre ha frequenti ricordi e incubi indesiderati che rievocano l’evento scatenante. Potrebbero verificarsi anche stati dissociativi transitori in cui gli eventi vengono rivissuti come se stessero accadendo (allucinazioni), causando la stessa reazione avuta nella situazione originaria. 

Conseguenze per donne e bambini

Non sono solo i soldati risentono della guerra ma anche chi gli sta intorno come le donne e i bambini. Fughe di madri con i loro piccoli in cerca di un luogo più sicuro, donne in attesa che temono di perdere il nascituro, infanti che vagano soli verso altri stati confinanti, bambini che possono essere soggetti a rapimento e molto altro sono immagini che ogni giorno ci vengono messe davanti agli occhi. Ovviamente tutto questo ha delle ripercussioni psicologiche: le donne possono accusare segni di ansia, depressione, paura e agitazione. Tra le gestanti aumentano le nascite di neonati prematuri così come la mortalità infantile

I più piccoli sono anche gli individui più fragili; sono loro che potrebbero sviluppare disturbi dell’attenzione, cali di memoria, problemi di concentrazione, aggressività, depressione e fobie. Possibile è anche l’insorgere di una sfiducia nei confronti dei propri simili limitando anche il senso di amicizia e socialità. L’aiuto di specialisti, sicuramente, potrebbe aiutare a evitare tutto ciò. 

Come vive la guerra chi non la subisce direttamente

Quali conseguenze potrebbero svilupparsi in chi vive la guerra indirettamente? Continuamente bombardati dai telegiornali o programmi tv, leggiamo notizie dai media e dai social. Le principali conseguenze di questo conflitto a distanza potrebbero essere: ansia, depressione, agitazione e paura o la ‘’Sindrome da Burnout’’, dovuta ad una forte stanchezza emotiva che può farci cadere in un limbo fatto di tensione e incapacità di risollevarci per un evento su cui non abbiamo il controllo. Un altro problema specifico che potrebbe colpirci è quello del ‘’Doomscrolling’’ che consiste nella costante e frenetica necessità di leggere news che portano ad una confusione mentale. 

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