Vaso di Pandora

Il teatro, che emozione!!

Il teatro, che emozione!!

di Francesca Bonino

Nei mesi invernali un gruppo di ragazzi della CT Corte Carcare ha frequentato un laboratorio di teatro educativo e sociale incentrato sul tema delle emozioni, proposto dall’Associazione MondoQui1 di Mondovì.
I locali dell’ex sala d’attesa di Prima Classe della stazione ferroviaria di Mondovì, sono diventati il palcoscenico sul quale i ragazzi, inseriti in un gruppo eterogeneo di pari e giovani adulti, hanno avuto la possibilità di sperimentare se stessi in esercizi guidati, che miravano a fornire loro alcuni strumenti per definire che cos’è un’emozione, quante e quali sono le emozioni, e qual è la loro specifica funzione.
L’operatore teatrale dell’Associazione, coadiuvato dagli operatori della Comunità, ha accompagnato i ragazzi in un percorso articolato in quattro tappe, cercando di consapevolizzarli di come non esistano semplicemente emozioni positive ed emozioni negative, ma di come ciò che renda negativo un’emozione siano alcune nostre azioni più o meno consapevoli che bloccano il suo corso naturale. Si è cercato quindi di capire quali possano essere gli atteggiamenti che causano il bloccarsi del corretto flusso delle emozioni.

 
Gli ospiti della Comunità ai quali è stato proposto il laboratorio hanno dimostrato un buon impegno, entusiasmandosi e lasciandosi coinvolgere in quelli che, al primo impatto, sembravano loro delle attività puramente ricreative. Partendo da giochi di conoscenza reciproca e di comprensione circa la definizione e funzione delle emozioni, è stato articolato un percorso di attività volte ad imparare a riconoscere le emozioni proprie e quelle altrui, apprendere ad accettarle, impadronirsi della capacità di esprimerle e lasciarle fluire2. In questo percorso i ragazzi si sono messi in gioco e sperimentati anche in tecniche specifiche di Teatro Educativo e Sociale3, come il Living Theatre4, il Teatro Invisibile5 e il Teatro Forum6, con la doppia valenza di saggiare, oltre al tema delle emozioni, anche approcci relazionali nuovi.

Le competenze acquisite dai ragazzi in questa attività esterna, saranno il punto di partenza di un nuovo Gruppo in Comunità gestito dagli operatori, che avrà come finalità socio-educativa e riabilitativa quella di potenziare le abilità sociali e relazionali che permettono di affrontare in modo efficace le esigenze della vita quotidiana, rapportandosi con fiducia a se stessi e agli altri.

Verrà ripreso l’importante lavoro sulle emozioni al centro del Laboratorio, al quale si uniranno obiettivi relativi allo sviluppo del senso critico, dell’autoconsapevolezza, dell’empatia e di skills per le relazioni interpersonali7.

Bibliografia

  •  AA.VV., Educare le Life Skills. Come promuovere le abilità psico-sociali e affettive secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, Edizioni Centro Studi Erickson, Trento, 2014
  • A. Boal, Il poliziotto e la maschera. Giochi, esercizi e tecniche del Teatro dell’Oppresso, La Meridiana,
    Molfetta, 1996
  • A. Boal, L’arcobaleno del desiderio, La Meridiana, Molfetta, 1994
  • A. Pontremoli, Elementi di teatro Educativo, Sociale e di Comunità, Torino, Utet, 2015
  • P. Salatino, Il Teatro dell’Oppresso nei luoghi del disagio. Pratiche di liberazione, Navarra, Marsala,
    2011
  • F. Quadri, a cura di, Julian Beck and Judith Malina, Il lavoro del Living Theatre, Ubulibri, Milano,
    1982
  • www.mondoqui.it

Note

1 Per informazioni sull’Associazione e le attività ad essa riferite si veda www.mondoqui.it
2 Sulle relazioni tra Teatro Sociale ed intelligenza emotiva si veda A. Pontremoli, Elementi di teatro Educativo, Sociale e
di Comunità, Torino, Utet, 2015, pagg. 62-64
3 A. Pontremoli, Op. cit.
4 Modo di fare teatro fondato sull’improvvisazione, sulla fisicità e sul coinvolgimento degli spettatori nell’azione
scenica attraverso l’eliminazione pressoché totale di scene, costumi ed effetti. Il Living Theatre venne fondato a New
York nel 1947 da Julian Beck, giovane pittore della scuola espressionista astratta, e Judith Malina, studentessa della
scuola di teatro di Erwin Piscator. Per approfondimenti: Julian Beck and Judith Malina, Il lavoro del Living Theatre, a
cura di Franco Quadri, Ubulibri, Milano, 1982.
5 Nasce all’interno del Teatro dell’Oppresso, figlio di una pedagogia orizzontale, dialogica, fondata sulla convinzione
che ognuno detiene dentro di sé un sapere funzionale alla risoluzione dei problemi e alla decodifica della realtà che
incontra. Si tratta di una pedagogia secondo la quale tutti, educatori compresi, sono posti sullo stesso piano ed
operano in un regime di reciproco apprendimento entro un setting circolare, plastico, trasformabile e ridisegnabile
costantemente. Da A. Pontremoli, Op cit., pagg. 83-85.
Per approfondimenti sulle tecniche del teatro dell’oppresso si vedano A. Boal, Il poliziotto e la maschera. Giochi,
esercizi e tecniche del teatro dell’Oppresso, La Meridiana, Molfetta, 1996; A. Boal, L’arcobaleno del desiderio, La Meridiana, Molfetta, 1994; P. Salatino, Il Teatro dell’Oppresso nei luoghi del disagio. Pratiche di liberazione, Navarra,
Marsala, 2011.
6 Forma di teatro comunitario, che funziona come un grande specchio in cui le persone, da un lato possono osservare
meglio la realtà conflittuale nella quale si trovano, e dall’altro contribuire a operare una trasformazione delle loro
emozioni per imparare a reagire in modo adeguato. Da A. Pontremoli, Op cit., pagg. 85-86.
7 AA.VV., Educare le Life Skills. Come promuovere le abilità psico-sociali e affettive secondo l’Organizzazione Mondiale
della Sanità, Edizioni Centro Studi Erickson, Trento, 2014.

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