Troppo spesso si sottovaluta l’importanza del setting in psicoterapia. Potremmo infatti definire addirittura cruciale il suo impatto sulla riuscita del trattamento. Di frequente, non gli si riconosce la meritata importanza perché non lo si conosce a sufficienza. In questo approfondimento, analizziamo per quali motivi rivesta un ruolo fondamentale nel processo terapeutico. Esaminiamo inoltre come possa essere applicato, con notevole successo, anche in altri contesti, differenti rispetto a quello clinico.
Il setting in psicoterapia rappresenta un rifugio sicuro per il paziente e una strategia fruttuosa per il terapeuta. Quest’ultimo investe cura e attenzione nella creazione di un ambiente accogliente e strutturato. Tale accorgimento può fare la differenza nel percorso di guarigione. Questa cornice, questa ambientazione, che per semplicità definiamo con il suo nome inglese, più breve e incisivo, contribuisce al benessere e al successo non solo durante la terapia, bensì in molteplici aree della vita. Creare un setting di successo, che funzioni, richiede sensibilità, empatia e attenzione ai dettagli. I benefici e i risultati positivi che può portare valgono sicuramente l’impegno iniziale.
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Il contesto ben strutturato del setting in psicoterapia
Nella psicoterapia, il setting si riferisce all’ambiente fisico, emotivo e relazionale in cui essa viene svolta. Tale contesto non è lasciato al caso, bensì progettato ad hoc, al fine di creare un ambiente sicuro e confortevole in cui il paziente possa liberamente esplorare pensieri, emozioni ed esperienze. Oltre all’arredamento e all’illuminazione della stanza, il setting include anche l’atteggiamento empatico e accogliente del terapeuta. Tutto deve contribuire alla creazione di un legame di fiducia, nonché aderire a specifiche regole di confidenzialità.
L’etimologia del termine è inglese. Nella lingua anglosassone, il verbo to set significa fissare oppure sistemare. Per estensione dunque, il setting in psicoterapia è quella cornice all’interno della quale vengono sapientemente fissati i presupposti necessari a portare avanti un processo terapeutico efficace. Semplificando, il setting serve a delimitare e sostenere l’intervento terapeutico. L’accuratezza di questa cornice si allontana dalla casualità che fa solitamente da sfondo a tutte le altre relazioni caratterizzanti della nostra vita. Ciò eleva l’esperienza del rapporto intimo tra paziente e terapeuta.
Il setting è un luogo innanzitutto mentale (per lo spazio fisico dove si svolge la terapia si parla solitamente di set, ma i due termini molto spesso si accavallano) e costituito da elementi visibili e invisibili, come le tecniche adottate dallo specialista e il suo modo di direzionare il processo. Accanto a essi troviamo gli elementi concreti, compresi nel set: luogo ove si tengono le sessioni; durata e frequenza delle visite; obiettivi concordati di breve, medio e lungo termine; costo della singola seduta; contratto terapeutico e ruolo dello psicologo, che va formalmente stabilito all’inizio del percorso e poi mantenuto fino al suo compimento, pena la violazione del setting.
L’importanza della cornice
Inquadrato che cosa sia il setting in psicoterapia, si capisce facilmente quale importanza rivesta nel percorso. Esso è di rilevanza fondamentale per fornire al paziente un senso di sicurezza e stabilità. Questi due elementi sono chiaramente essenziali per esplorare tematiche profonde, intime e talvolta persino dolorose. Un ambiente tranquillo e accogliente può ridurre l’ansia, scongiurare ogni timidezza e favorire la fiducia nella terapia e in chi la tiene, dando modo al paziente di aprirsi in modo completo.
Il contesto strutturato ove si svolgono le sedute fornisce un senso di routine e prevedibilità. Questi due elementi mettono il paziente a proprio agio e gli danno modo di concentrarsi meglio sul processo terapeutico, che diventerà presto un’ordinaria abitudine. La chiarezza delle regole e delle aspettative, da ambedue le parti, contribuisce a stabilire confini sani e favorisce un’interazione terapeutica efficace. Un setting ben impostato si fa garante di tutto questo.
L’applicazione del setting in altri contesti
Oltre all’ambito clinico, dove trova la sua principale ragione d’essere, il concetto di setting può essere applicato, con buon successo, in diversi altri contesti. Per esempio, presso una scuola di qualsiasi ordine o grado, un insegnante può creare un setting che favorisca l’apprendimento, fornendo un ambiente accogliente e incoraggiando la partecipazione attiva degli studenti. In tal caso, il set sarà molto diverso rispetto a quello di uno psicoterapeuta, ma il principio fondante resterà lo stesso: dare vita a uno spazio funzionale, che sia rifugio sicuro e stimolo per chi debba aprirsi, condividendo sentimenti ed esperienze.
Anche in contesti lavorativi, come riunioni o sessioni di brainstorming, un setting ben organizzato e inclusivo può stimolare la creatività e la collaborazione, mettendo l’intero team a proprio agio e favorendo lo scambio. E che dire dell’ambito personale? La creazione di un setting armonioso in casa può influenzare positivamente buonumore e benessere psicologico. Un ambiente ordinato e accogliente favorisce relax e serenità, contribuendo a una migliore salute mentale e, di conseguenza, anche fisica.
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