Vaso di Pandora

Stare in rete, per difendersi dalle truffe affettive della rete

Ho perso la testa per un soldato conosciuto online, ma non esisteva e ci ho rimesso 200mila euro. Leggo velocemente il titolo della notizia e vado oltre. Ma mi rimane un rumore di sottofondo, a cui non riesco a dare forma, torno. Clicco sul titolo, entro nella notizia.

Una donna di 60 anni, milanese, per fare fronte ai debiti dovrà vendere la propria casa, questo per aver voluto aiutare un uomo della quale si è innamorata online. Sylvie, questo il nome con cui viene presentata nell’articolo, è una funzionaria di un aeroporto del nord Italia. Donna colta, intelligente, con alle spalle un matrimonio e tanti viaggi in giro per il mondo. Uno sconosciuto si presenta con il nome di Eric su Messenger lei risponde e inizia un’escalation che la porterà a perdere tutti i risparmi per aiutare chi si dichiarava un soldato americano in servizio in Siria. Vedovo, solo al mondo e desideroso di conoscere una donna con la quale trascorrere il resto della vita.

“Capiva i miei sentimenti, i miei stati d’animo. Aveva le mie stesse passioni, le mie stesse idee. C’era una sintonia che non mi era mai capitata con gli altri uomini. Mi faceva stare bene”.  

A Eric viene chiesto di partecipare ad una missione pericolosa, lui vuole scappare, ha bisogno dell’aiuto di Sylvie. Le viene chiesto di recuperare dei soldi che lui tempo prima aveva trovato e nascosto, le vengono dati numeri, indirizzi, tracking della spedizione. La donna verifica, sembra tutto vero. Paga. Bonifici su bonifici con fatture e certificati di pagamento. Lei crede sia tutto vero o meglio “in cuor mio sapevo che c’era qualcosa che non andava, ma Eric era molto convincente”. Ed Eric continua a chiedere il suo aiuto. La truffa continua. Soldi richiesti per sbloccare ogni passaggio di una vicenda che sembra la trama perfetta di un libro di spionaggio: persone che portano una valigetta piena di denaro, soldi veri ma macchiati, una macchina che lava i soldi. Sylvie chiede anche due prestiti in banca per fare fronte a tutte le richieste di denaro per salvare il suo Eric. Finché la donna non si accorge che le foto del suo amato sono le stesse di un militare americano che lei contatta, lui le dice di aver subito il furto delle proprie foto. Le suggerisce di sporgere subito denuncia. Capisce di essere stata truffata, si sente stupida, si vergogna.

Al termine dell’articolo ci sono i commenti dei lettori, disgustosi e impietosi. C’è chi scrive che i toy boy costano, chi parla di polli e galline che ci cascano, che certa gente non dovrebbe occupare alcune posizioni lavorative, c’è chi dà dell’ignorante a Sylvie, dell’ingenua.

Decido di approfondire. Faccio una ricerca.

Trovo un libro, di Rossana Tescaroli intitolato “Anima diAmante”, racconta la sua storia, di donna vittima di una truffa affettiva. Lo leggo, pagina dopo pagina, scorre veloce. Rossana donna colta, intelligente, determinata, mamma, diviene dipendente da un rapporto con un uomo conosciuto in rete che poi scoprirà essere un truffatore. Scrive: “si pensa sempre che certe cose capitino agli altri, ci arroghiamo del fatto che essendo persone ragionevoli e intelligenti certe cose non ci succedano. Oppure che succedano solo a chi se le cerca. O che succedano alle persone stupide che non sanno valutare i rischi a cui vanno incontro facendo certe cose. È in un momento di debolezza che l’essere umano diventa vulnerabile”.

Lo dico a chi ha letto la notizia e sprecato minuti preziosi per insultare: c’è solitudine, fragilità, debolezza e disperazione dietro ad una storia come quella di Sylvie, la difficoltà di incontrare l’altro anche se si ha un marito che dorme ogni notte accanto, una madre o un padre seduti allo stesso tavolo ogni santo giorno. Un figlio o una figlia, un amico o un’amica.

E più avanti, “Il truffetente affettivo è pericolosissimo. Ti contatta, attira la tua attenzione, ti studia e poi costruisce una truffa su misura per te. Solo per te. Come un abito cucito a mano: ma non è uno stilista di fama mondiale. Diciamo piuttosto che è un sarto cinese che lavora all’interno dei quei capannoni enormi per 16 ore al giorno e dove si predilige la quantità alla qualità. Sa fare il suo lavoro, ma non sarà mai un fuoriclasse della sartoria e il vestito non sarà mai perfetto una volta indossato [..].  Ma a colpo d’occhio può fare un’eccellente figura se c’è una necessità urgente da colmare, guardato da distante e senza soffermarsi sui particolari può passare per un autentico vestito di ottima fattura. Giorno dopo giorno, con pazienza e devozione, il truffetente si prende la tua fiducia. Attenzione dopo attenzione, adulazione dopo adulazione, messaggio dopo messaggio. È un perfetto gentiluomo: romantico, mai volgare, rispettoso, gentile e premuroso. Si interessa a te, si preoccupa per te, ti fa sentire al centro della sua vita e ti copre di complimenti e di attenzioni. Trova il tuo punto debole e ci lavora senza che tu te ne accorga. Se va un po’ oltre, fa subito marcia indietro, chiede anche scusa se è il caso e ti convince con un potere persuasivo che è unico perché sa perfettamente dove andare a lavorare per convincerti.”  

Nel libro, Rossana Tescaroli descrivendo i 21 giorni di astinenza che la terapia “disintossicante” le impone, fa riferimento alla d.ssa Amalia Prunotto. Che lei chiama, per ricevere sostegno.

La conosco. Per altre vicende. È una psicoterapeuta, che si dedica alla ricerca, clinica ed intervento nel campo delle dipendenze relazionali affettive e sessuali.  La contatto, subito. Le dico che vorrei scrivere un articolo, che possa essere utile. Lei, come la ricordavo, è gentile, disponibile.

Collabora con l’associazione ACTA acronimo di Azione Contro Truffe Affettive e Lotta a Manipolazione e Crimine Informatico.

Mi chiede di sottolineare che non si tratta di “cretinette che ci cascano”, di informare. Perché per questi fenomeni manca ancora una conoscenza adeguata. Che non sono solo donne, ma anche uomini.

C’è ancora troppa superficialità e troppi stereotipi che contribuiscono ad alimentare preconcetti. Nell’opinione comune si continua a pensare che la gravità della situazione dipenda solo dalla stupidità e ingenuità della vittima, in realtà non è così. Il plagio, come scrive bene Rossana Tescaroli, viene cucito ad hoc sulla vittima che ha abboccato, sulla quale vengono utilizzate strategie manipolative pensate e studiate anche da gruppi di persone.

Per cui le debolezze di cui parlavo prima, le storie di vita che inevitabilmente si condividono, vengono usate per costruire risposte che colmano vuoti: e allora chi truffa manda fotografie con figli quando c’è bisogno di figli, di cani quando serve trasmettere l’amore per gli animali, di viaggi se chi c’è dall’altra parte desidera andare lontano.  

La vittima viene ri-vittimizzata ogni qual volta esce allo scoperto. E si sprecano le battute senza rendersi conto che tutto questo non aiuta ad uscire dalla vergogna e denunciare. C’è ancora tanto sommerso. Dal 2014 ad oggi, in 13.586 si sono rivolti ad ACTA. Ma più numerose sono le vittime.

La D.ssa Amalia Prunotto mi mette in contatto con la D.ssa Laura Baccaro. Lo stare in rete che cura.

È una psicologa, criminologa e esperta di psicologia giuridica. La chiamo, risponde subito. Anche lei, desiderosa di fornire il suo contributo perché è importante informare, conoscere di più. Un problema sempre più diffuso e poco studiato.

Non voglio scadere nella retorica o nella banalità.

Mi racconta di come, elemento comune nelle vittime di truffe affettive, è lo stabilirsi di una relazione esclusiva, totalizzante, dove l’altro (compagno o compagna, figli, amici che provano a mettere in dubbio quanto sta accadendo) viene vissuto come intrusivo. E quindi da tenere fuori. Un amore ideale, quello che non si è mai trovato nella vita. L’incastro perfetto. Dove l’altro capisce, intuisce, prevede, anticipa.

Quello che non si vede, però, è che per l’altro è tutto studiato a tavolino.

La collega aggiunge che l’adesione più o meno consapevole a questo stereotipo dell’amore ideale prevede, per essere tale, che dentro questa relazione non venga meno la disponibilità ad aiutare l’altro. A darsi per lui/lei. La componente dell’essere pronti ad aiutare l’altro, quindi elargendo importanti somme di denaro, sempre di più, sempre di più, è come se divenisse il termometro di una relazione che funziona. Non ci si può tirare indietro. Significherebbe mettere in discussione tutto. E non si può, se già tutto il resto è in discussione.

Questo mi porta a dire quanto sia importante, anche con i più giovani, lavorare sul decostruire lo stereotipo dell’amore ideale: riprendendo la metafora del sarto, costruire un abito-relazione è responsabilità di entrambi i membri di una coppia, che contribuiscono giorno dopo giorno a impreziosirlo, ma anche a ricucirlo laddove si creano strappi. Ci vuole tempo, non bisogna avere fretta. E le forme cambiano e quindi bisogna imparare a riadattarlo, a fare le giuste modifiche. A tollerare che non sia perfetto. Ad apprezzare che sia vero, nella sua imperfezione.

La d.ssa Amalia Prunotto e la d.ssa Laura Baccaro che ringrazio molto, hanno curato, insieme ad altri professionisti, un volume che uscirà ad ottobre, dal titolo “non si è mai TRUFFATI DALL’AMORE”, grazie ad Alpes editore che ha subito accolto la proposta di parlare di truffe affettive.

Stimolo, chiunque dovesse sentire che c’è qualcosa che non va in quello che sta vivendo in una relazione online, che si riconosce in questo o in altri articoli che parlano di truffe affettive, a chiedere aiuto e rivolgersi ai professionisti. Professionisti, come ci tiene ad aggiungere la D.ssa Baccaro, che abbiano una formazione specifica proprio per non rischiare di patologizzare e mettere il solito vestito di vittima, magari un po’ stupida, chi è finito nella trappola.

È nella relazione di aiuto che bisogna “stare in rete”.

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Commenti su "Stare in rete, per difendersi dalle truffe affettive della rete"

  1. L’amore ha sempre, per definizione, una componente di illusione: un ideale di perfezione viene proiettato all’esterno, creando una immagine illusoria del partner; si può cercare di essere come lui – lei, inseguendo bisogni fusionali. Quando le sue mende sono innegabili, possono subentrare fantasie di onnipotenza. “il mio amore lo – la – cambierà”.
    Si può scomodare Nietzsche: “L’amore vuol risparmiare all’altro, al quale si consacra, ogni senso di estraneità, conseguentemente è tutto un fingere di assimilarsi, un continuo ingannare e recitare la commedia di una eguaglianza che in realtà non esiste. E questo avviene così istintivamente che le donne innamorate negano questa finzione e questa costante e dolcissima impostura, e affermano temerariamente che l’amore rende uguali (cioè opera un miracolo)”. Si deve obiettare che capita anche agli uomini.
    Tutto questo può avare avuto un ruolo evolutivo, consolidando la coppia e rendendola permanente come capita alla specie “homo sapiens” e in pochissimi altri animali: garantisce una miglior protezione alla nostra prole, che come sappiamo giunge molto tardi all’autonomia personale.
    Sia detto di passaggio: l’amore è divenuto più importante nei suoi riflessi da quando ha conseguito una rilevanza sociale riconosciuta, anche ai fini di quel consolidamento che è il matrimonio.
    Cosa cambia oggi nel rapporto on line? E’ verosimile che la componente illusoria – parte essenziale e irrinunciabile di quel che chiamiamo amore -possa prendere ancora più spazio, perchè manca un correttivo, fatto dei richiami alla realtà del partner (reale o presunto) che comunque vanno al di là del verbale, e che nell’incontro fisicamente diretto giungono anche senza cercarli: il comportamento nella quotidianità, l’espressività mimica e gestuale, i dati obbiettivi sulla condizione esistenziale. E’ quindi plausibile una maggior vulnerabilità: e non si può neppure escludere che sia proprio la ricerca dell’illusorio a indurre a incontri on line, che le lasciano molto più spazio.
    Quindi non si può che associarsi alle raccomandazioni di cui Silvia Rivolta si fa portatrice: cercare aiuto – se ci si riesce – in strumenti qualificati.

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