Un nuovo femminicidio. Come padre e psichiatra queste vicende mi turbano profondamente per la loro frequenza ma soprattutto, per le dimamiche che stanno alla base di questi crimini.
Cosa non reggono i maschi?
Il vuoto, l’abbandono, la rivalità con altri maschi?
C’è in gioco il tema del possesso?
Credo che due fattori siano determinanti piu di altri, che caratterizzano le diverse varianti di queste uccisioni.
Parlo del tratto narcisistico di personalità che sempre più caratterizza i giovani maschi e l’ incapacità di costituire entro di sè una importante agenzia della mente: la capacità autonoma di calmarsi, di contenere le emozioni e di provvedere alla propria felicita senza delegare tutto ciò ad una figura esterna.
Sono personalità incompiute che in forza del loro narcisismo pensano sia tutto loro dovuto e vivono come una offesa mortale il rifiuto di soddisfare le loro esigenze.
Dai propri sentimenti d’amore traggono la convinzione che sia leggittimo responsabilizzare pesantemente la persona che li ha suscitati.
Non sanno, e nessuno glielo ha insegnato, che essere innamorati di una persona non ti da alcun diritto su di lei, così come il desiderio sessuale non dá diritto a nessuna pretesa di contatto fisico.
Ognuno è responsabile della gestione dei propri sentimenti e desideri. Il vincolo che su questa ligica viene posto all’alltra contiene sempre il seme della violenza.
Occorre che le donne sappiano che certe quote di violenza sono annunciate da segni troppo spesso trascurati: l’ insistenza, la tendenza del partner a far prevalere i propri desideri su quelli della compagna, qualche scoppio sproporzionato di rabbia, il mettere se stesso sempre al centro dell’ attenzione e della dinamica di coppia, l’idealizzazione grandiosa dei propri sentimenti, l’insulto facile.
Questi comportamenti devono mettere in guardia. Infine un buon test, quando venisse rivolta una richiesta di chiarimenti ( molti femminicidi avvengono in queste circostanze) è procrastinare. Se si chiede che di spostare l’incontro di un mese e si ricevono in risposta insistenze e pianti, che possono velocemente trasformarsi in scoppi di rabbia, FERMI TUTTI.
Quando si chiude una relazione e se ne è annunciata la fine è necessario ritirarsi.
Non occorre discutere tanto.
Dietro alla richiesta di incontri “per spiegazioni” c’è il rifiuto ostinato della decisione che la partner, spesso dolorosamente, ha preso.
Ognuno si confronti con se stesso. Tutt’al più si ricorra ad una lettera seria e ben meditata.
E’ un problema complicato. Giustamente Ravera parla di narcisismo, poichè è attuale il concetto di Kohut, di oggetti – sè: “gli oggetti – sè sono oggetti esperiti come parte di sè: il controllo che ci aspettiamo di esercitare su di essi è più vicino al concetto di controllo che un adulto si aspetta di avere sul proprio corpo o sulla propria mente piuttosto che a quello che ci si aspetta di avere sugli altri”. Perdere la compagna diviene per questi soggetti perdere un pezzo di sè stesso: non è raro nè sorprendente che al femminicidio segua il suicidio.
Ma ci sono altre dimensioni. Una, di ordine non individuale ma storico – sociale, ci aiuta a capire perchè gli omicidi siano in maggioranza maschi, Non da moltissimi anni è superata la concezione della donna come proprietà dell’uomo: “non desiderare la roba d’altri – non desiderare la donna d’altri”. E il maschio non solo era l’incontestato capo famiglia, ma aveva una funzione di tutore della legge e del buon costume, che poteva infliggere anche la pena di morte. Otello è sconvolto non quando uccide Desdemona – atto “dovuto” per la sua presunta infedeltà – ma quando la scopre innocente. Un personaggio di Pirandello, un contadino imputato per avere ucciso la moglie infedele, non sfugge alla condanna solo perchè ingenuamente ammette di essere stato tacitamente consenziente, e di avere ucciso solo perchè infine glie lo ha imposto la salvaguardia della sua immagine pubblica. Del resto, tutti ricordano l’articolo del codice sul delitto d’onore.
Solo la recente benvenuta evoluzione della nostra etica ha confinato il femminicidio nell’ambito della criminalità.