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Esercizi psicologici: come esplorare le emozioni

Le emozioni sono un capitolo tanto complesso quanto quotidiano nella vita di tutti gli esseri umani: basti pensare che in ogni momento della vita, l’uomo sta vivendo un’emozione. Nonostante sia difficile trovarne una definizione, può essere paragonata a una risposta fisiologica del nostro corpo nel momento in cui viene sottoposto a determinati stimoli.

Proviamo emozioni tutti allo stesso modo?

Di base, le emozioni che gli esseri umani provano sono tutte uguali; tuttavia, presentano anche una componente soggettiva dettata da fattori che fanno parte della crescita, delle abitudini, dei comportamenti e delle caratteristiche che contraddistinguono il carattere di ogni persona: alcuni risultano più impulsivi, altri più introversi e riflessivi, altri ancora più chiusi e trattenuti. 

Proprio per questo, è importante saper vivere le proprie emozioni e imparare a riconoscerle, cosicché l’organismo possa raggiungere un equilibrio emotivo che condizioni in maniera positiva se stesso e l’ambiente circostante. Se si pensa a quanto siano fondamentali le emozioni, ci si rende conto di quanto abbiano un carattere preponderante nella maggior parte delle decisioni che vengono prese giornalmente, e a quanto questo – a volte – avvenga inconsapevolmente. Di conseguenza, è importante saperle riconoscerle perché costituiscono una parte fondamentale dell’esistenza degli esseri umani e permettono di vivere davvero ogni giorno come se fosse il primo: con quella stessa passione, quella stessa determinazione, e quella stessa curiosità che rende tutti diversi tra loro, e proprio per questo anche un po’ speciali.

Emozioni e maschere nella società moderna

Viviamo in un’epoca in cui – piuttosto che mostrare le emozioni che si provano – si preferisce velarle e indossare delle maschere per nascondere ciò che si è veramente: molto spesso, ciò è dettato dalla schiavitù dell’uomo nei confronti del giudizio esterno. Si giudica una persona da come appare, dalle sue azioni e da quello che ottiene, senza preoccuparsi di scavare più a fondo e di conoscere chi si è diventati nel percorso. È la società dell’iper-produttività, alienante e macchinosa, che rende schiavi del produrre, del fare, dell’arrivare. Ma arrivare dove?

La verità è che il genere umano è stato abituato a riconoscere solo il risultato come successo: tutto il resto non conta, è superfluo. Come si è vissuto il percorso non importa, i sacrifici che si sono fatti non vengono nemmeno riconosciuti, e tutto ciò che è non-risultato è sinonimo di fallimento. Ma non sarebbe più produttivo pensare all’obiettivo non raggiunto come un risultato a prescindere? Se si riflette, quando non si raggiunge un obiettivo, si è comunque arrivati a un risultato: il tipo di persona che si è diventati nel mentre, i sacrifici che si sono dovuti fare, le sfide affrontate, sono una somma di tanti non-risultati che rendono gli esseri umani delle persone diverse, delle persone più belle e più vere. E le fanno diventare quel tipo di persona che – alla fine – i risultati li ottiene.

A Thomas Edison occorsero ben 1600 tentativi prima di riuscire a creare una lampadina che funzionasse. E se avesse abbandonato al 1599°? Di certo non avrebbe fatto la storia. Ma il punto è: che tipo di emozioni ha provato nel percorso? Sicuramente frustrazione, rabbia, paura di non farcela. Ma è proprio quello che lo ha reso umano, e sono proprio quelle emozioni che gli hanno permesso di raggiungere l’obiettivo alla fine: a ogni tentativo non riuscito, non diceva “Ho fallito!”, bensì “Ok, anche oggi ho capito come non fare la lampadina!”. E questo ha portato a un risultato ben diverso rispetto al mollare per allontanarsi da quel tipo di emozioni negative che si ha paura di provare.

Si può imparare ad esplorare le proprie emozioni?

L’essere umano ha una mente complessa, difficile – o quasi impossibile – da capire e le cui emozioni possono essere impegnative da metabolizzare; tuttavia, esistono alcuni esercizi che possono aiutare a descrivere e a rendere più chiare emozioni che si fatica a metabolizzare. Qui ne vengono riportati alcuni.

Stimolo, emozione, risposta

Il primo esercizio serve a descrivere cosa succede all’interno del proprio corpo quando si provano determinate emozioni: accanto a un elenco scritto di emozioni, per ognuna bisogna identificare uno o più stimoli, capire se quegli stimoli sono interni o esterni, e poi descrivere in maniera dettagliata la risposta del proprio corpo a questo tipo di emozione.

È importante anche identificare quali emozioni è stato più facile descrivere e identificare; se è stato più semplice individuare lo stimolo o la risposta; cosa si è scoperto in più riguardo al tipo di emozione che si prova. In questo modo – mettendo per iscritto sensazioni e risposte – risulterà più facile identificarle nel futuro e dare una risposta più o meno razionale a ciò che il corpo prova in un determinato momento.

Arte ed emozioni

L’arte è per eccellenza l’attività che pone l’essere umano faccia a faccia con le proprie emozioni: un semplice foglio bianco, una semplice canzone o semplicemente dei movimenti del corpo permettono di lasciarsi andare completamente e di poter esprimere ciò che si prova in quel momento. La tecnica dell’arteterapia permette di conoscersi, di crescere e di diventare la versione migliore di se stessi attraverso una tecnica che si basa su espressioni artistiche mirate a favorire il dialogo della persona e a migliorare la propria condizione emotiva.

Questo metodo si avvale di una varietà di materiali, che variano in base ai gusti del soggetto coinvolto: per arte si intende musica, fotografia, pittura, teatro, danza, mirati al superamento di malesseri e al raggiungimento di una condizione interna – e di conseguenza anche esterna – ottimale.

Dire di sì

I pensieri sono allo stesso tempo i più grandi amici e nemici delle emozioni: sono quelli che scaturiscono le emozioni e quelli che allo stesso tempo le smorzano, etichettandole come “giuste” o “sbagliate”. Ma chi decide cosa è giusto e cosa è sbagliato? Ed è veramente così importante saperlo quando si parla di un ambito così personale e intimo?

Molto spesso si forza la nostra mente a pensare che – per esempio – provare un determinato tipo di emozioni sia un atteggiamento da deboli, o che la rabbia allontani le persone: il primo passaggio per cercare di venire fuori da questo meccanismo è l’accettazione, il dire di sì. Accettare non vuol dire subire passivamente, ma vuole dire prendere consapevolezza di star vivendo, di star mettendo sé stessi al primo posto. È sinonimo di crescita.

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