La sfida posta dalle epidemie psichiatriche è multidimensionale e, dunque, tutt’altro che semplice da affrontare per le società moderne. Riconoscere il fenomeno, affrontare le dinamiche sociali che lo alimentano e garantire una protezione della privacy adeguata ai pazienti sono passi fondamentali per contrastare l’ulteriore diffusione di tali disturbi e promuovere una giusta cultura della salute mentale, più consapevole del valore e dell’importanza di questa dimensione troppo spesso trascurata. Le epidemie psichiatriche sono spesso innescate da fattori culturali, economici e sociali. La loro portata e rapidità di diffusione possono essere alimentate dalla crescente interconnessione tra individui. Internet e i nuovi media digitali contribuiscono ad aumentare la loro portata. Anche la globalizzazione, avvicinandoci, ne facilita l’estensione oltre i confini nazionali, rendendo questi fenomeni potenzialmente universali.
Le epidemie psichiatriche
Il termine epidemie psichiatriche può sembrare difficile da cogliere, almeno a un primo approccio. Queste parole descrivono un fenomeno sfaccettato e, in alcuni casi, preoccupante. Si riferiscono alla diffusione rapida, e apparentemente collettiva, di disturbi mentali all’interno di una popolazione. A differenza delle epidemie tradizionali, che abbiamo imparato a conoscere bene di recente e coinvolgono virus o batteri, quelle psichiatriche riguardano disturbi della mente. Generalmente, le condizioni che le caratterizzano sono depressione, ansia, disturbi alimentari e autolesionismo. Questi si diffondono in una società in maniera contagiosa, esattamente come un virus, sebbene non siano contraddistinte da alcun interscambio di germi. In tempi recenti, abbiamo assistito a epidemie psichiatriche alimentate da media e dinamiche sociali. Pensiamo, ad esempio, all’esplosione dell’attenzione verso i disturbi della psiche lievi durante il lockdown.
Nella storia, troviamo diversi esempi di epidemie psichiatriche. Uno dei casi più noti è quello che gli storici hanno denominato la follia della danza nel Medioevo. Si è trattato di un periodo piuttosto lungo, nell’estate del 1518, contraddistinto da un gruppo molto numeroso di persone (almeno 400), di qualsiasi estrazione sociale, le quali si abbandonarono a danze sfrenate e incontrollabili per le strade di Strasburgo, scatenandosi fino alla morte. Un altro esempio, ben più vicino a noi nel tempo, è il preoccupante aumento dei casi autolesionismo e suicidio tra i giovani, a seguito della diffusione sui social media di contenuti che normalizzano, o addirittura glorificano, questi comportamenti.
Il disturbo mentale può fare tendenza?
In un mondo dominato dalla comunicazione di massa, i disturbi mentali possono inaspettatamente trasformarsi in veri e propri trend. Questa situazione finisce per alimentare le epidemie psichiatriche. Un esempio significativo è la crescente presenza di narrazioni relative a disturbi mentali nei media, soprattutto tra influencer, celebrità e personaggi pubblici. La condivisione, talvolta superficiale ma comunque effettiva, di esperienze legate a depressione, ansia o disturbi alimentari porta frequentemente a un incremento di tali fenomeni, soprattutto tra le fasce più giovani – e dunque vulnerabili – della popolazione. L’esposizione continua a contenuti che trattano di salute mentale normalizza certi comportamenti e atteggiamenti. Questi, purtroppo, rischiano di essere visti come modelli da seguire e presi d’esempio. La pressione sociale e l’identificazione con figure mediatiche, in alcuni casi, spinge gli individui a manifestare sintomi, o problematiche, che prima non avevano.
In questa maniera si può innescare il ciclo di un’epidemia psichiatrica. La prima fase epidemica è quella del riconoscimento e dell’affermazione del disturbo; nella seconda ci si incuriosisce e si imita chi stia affrontando la situazione. Infine si giunge alle terza. In questo step si entra nel ciclone poiché la problematica si espande a macchia d’olio, coinvolgendo sempre più individui. Alcuni di questi, naturalmente, non sono che mitomani.
Le epidemie psichiatriche come fenomeno sociale
Le epidemie psichiatriche sono, a tutti gli effetti, fenomeni sociali. Le dinamiche collettive e culturali giocano un ruolo determinante nella loro diffusione. Quando un certo comportamento o disturbo diventa pervasivo, induce inevitabilmente altre persone a seguirne l’esempio, anche inconsapevolmente. Le pressioni del gruppo, i cambiamenti culturali e i fattori economici influenzano enormemente la salute mentale di un’intera popolazione. L’impatto di valori sociali dominanti, come il successo, la competizione e/o l’individualismo possono contribuire a creare un ambiente favorevole alla comparsa di sintomi depressivi e ansiosi.
Le istituzioni pubbliche e i sistemi sanitari sono spesso impreparati ad affrontare le epidemie psichiatriche. Queste richiedono un approccio multifattoriale che includa non solo la terapia individuale, ma anche interventi collettivi che prendano in considerazione il contesto culturale e sociale. È necessario un impegno coordinato di governi, scuole, organizzazioni non governative e media per ridurre l’impatto di questi fenomeni, promuovendo una salute mentale collettiva. I social, in particolare, rivestono un ruolo centrale in questo processo. Piattaforme come Instagram, TikTok e YouTube permettono una condivisione diretta e immediata delle esperienze. Gli algoritmi che promuovono contenuti popolari amplificano il messaggio, raggiungendo milioni di persone. L’aumento di contenuti relativi alla salute mentale ha portato a una maggiore consapevolezza, ma, allo stesso tempo, ha facilitato la propagazione di tendenze pericolose.
Come tutelare la privacy del paziente
All’interno del contesto delle epidemie psichiatriche, una delle principali preoccupazioni è la tutela della privacy del paziente. Quando un disturbo mentale diventa oggetto di discussione pubblica e tendenza sociale, esiste il rischio che le persone affette vengano stigmatizzate o etichettate. La riservatezza è imprescindibile per garantire che chi soffre di un disturbo mentale possa ricevere aiuto senza timori.
I professionisti della salute mentale, così come le istituzioni sanitarie, devono essere estremamente attenti a garantire che le informazioni personali dei pazienti rimangano confidenziali. Specialmente nel caso di disturbi che possono essere al centro di fenomeni di epidemie psichiatriche, dove la pressione sociale potrebbe indurre alcune persone a rivelare informazioni sensibili senza la dovuta consapevolezza delle conseguenze. La privacy preserva la dignità e l’autonomia del paziente. Assicurare un ambiente sicuro e discreto è essenziale affinché chi soffre di disturbi mentali possa aprirsi e ricevere il supporto necessario.