Opinioni di Anna Bonfanti in relazione all’articolo apparso su La Repubblica il 17 gennaio 2017
Ritiene che la capacità di cura in ambito psichiatrico abbia fatto progressi soddisfacenti in questi ultimi 10 anni?
La psichiatria, come altre discipline mediche, sta evolvendo sia sul piano della comprensione che sugli aspetti empirici della clinica. Negli ultimi 10 anni a mio parere i cambiamenti più tangibili sono stati fatti in entrambi i settori e le ricadute sulla cura del paziente sono riconducibili ad un uso più consapevole della terapia psicofarmacologica e all’applicazione di schemi più flessibili nella presa in carico multidisciplinare di situazioni complesse, con riduzione dei tempi di ricovero in acuzie, interventi mirati al miglioramento della qualità di vita e non solo delle sindromi cliniche, maggiore attenzione all’orientamento riabilitativo alla vita nel mondo reale, precocità di intervento e prevenzione secondaria.
La cura delle patologie psichiatriche sta sicuramente evolvendo ed è necessario uno sforzo di attenzione, progresso ed adeguamento delle risorse necessarie, a partire da quelle messe in campo personalmente da ciascun professionista, attraverso sollecitazioni di programmi politici lungimiranti ed adeguatamente supportati da progetti organizzativi e di budget.
Pensa che l’utilizzo delle moderne tecnologie possa sostanzialmente migliorarlo e perché.
La tecnologia può sicuramente apportare maggiore conoscenza e agevolare il lavoro di ricerca ma anche di intervento, attraverso una maggiore comprensione non solo dei fattori eziopatogenetici ma anche dei meccanismi che sottendono ai risultati dei diversi interventi operati e quindi una valutazione dei rapporti rischio/beneficio di ciascuno di essi, fondamentale in un momento in cui, più che in altri, l’allocazione delle risorse deve essere razionalizzata e richiesta con cognizione di causa . Inoltre innesca un circuito autoalimentantesi, attraverso cui il chiarimento di meccanismi sottesi a pratiche empiriche porta al miglioramento e cambiamento delle pratiche stesse, verifica dei risultati, speculazione ulteriore e proposta di nuove ipotesi di lavoro. Essendo la patologia psichiatrica di genesi multifattoriale la tecnologia rappresenta un ausilio parziale, come ogni forma di intervento o ricerca se non adeguatamente integrata con tutte le conoscenze ed ipotesi disponibili in un quadro analitico, volto all’elaborazione di una sintesi operativa. Credo che genetica, nanotecnologie, imaging statico e funzionale, abbiano ancora un ruolo rilevante nella ricerca se intelligentemente utilizzati, con potenziale ricaduta terapeutica.
La diagnosi in psichiatria é un momento fondamentale per l’impostazione della cura?
Parlare di diagnosi è argomento vasto. Diciamo che se si intende la comprensione della situazione clinica complessa con cui si ha a che fare, se ne riconoscono gli aspetti critici che richiedono più urgente intervento per impostare un progetto di cura lungimirante e già potenzialmente predisposto ad interventi futuri di livello superiore, è fondamentale. La rigidità nosografica, alla luce delle enormi lacune di conoscenza del peso e dell’intervento dei fattori eziologici e patogenetici delle patologie psichiatriche, a me pare solo una cornice di riferimento utile per un primo approccio ma sterile senza la flessibilità dettata dal ragionamento clinico in divenire.
Quali interventi, per la Sua esperienza ritiene più importanti?
Ritengo che gli interventi clinici più importanti siano proprio il controllo della sintomatologia più acuta, la prevenzione secondaria, l’intervento precoce, seguiti da una progettualità di lungo corso con obiettivi diacronici volti al miglioramento della qualità di vita del paziente. L’integrazione dei diversi saperi che hanno concorso alla progressiva comprensione della patologia psichica stanno alla base di questo e della sua evoluzione.
Brava Anna per il coraggio di esprimere opinioni in modo chiarii fruibile e generoso
Ok, brava, il tema – come sai – non è facile tra giornalismo e Evidenze scientifiche.
I dati sono contrastanti e spesso non sostenuti da ricerche di outcomes.
Quindi, complimenti per i tuoi commenti mirati ed equilibratii.
Luigi
posizione molto equilibrata. Ma per sostenerla cosa è necessario avere? A mio parere una conoscenza umana, un approccio umanistico, una sapienza data dall’esperienza del dolore. Proprio per non rischiare una rigidità che le nuove conoscenze affascinanti ci possono portare, una sicurezza di un destino dominabile attraverso molti mezzi…
posizione molto equilibrata ma difficile dentro i nuovi camici bianchi della psichiatria