La derealizzazione è un disturbo psicologico serio. Chi ne soffre arriva a percepire l’interezza del mondo che lo circonda come irreale o distaccato. Questa condizione, inevitabilmente, finisce per causare una sensazione di estraneità o dissociazione dal proprio corpo e dalle esperienze quotidiane. I fattori che la causano sono svariati. Troviamo i soliti noti, responsabili di buona parte delle patologie psicologiche più diffuse: stress, ansia o depressione, e l’abuso di sostanze nocive. Le cause sottostanti possono essere svariate e la loro gravità variabile. Percepire il mondo esterno in maniera distorta, come se realtà, oggetti o persone fossero estranei e sconosciuti, è disorientante e priva chi soffre di derealizzazione di ogni punto di riferimento. Per chi non si trovi in una simile condizione potrebbe non essere facile rendersi conto di che significhi provare questa sensazione, ma immaginiamo cosa possa significare ritenere di vivere nella finzione.
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Derealizzazione e depersonalizzazione

Possiamo definire la derealizzazione come un sintomo dissociativo. A causa di questo disturbo, il soggetto percepisce il mondo esterno come distorto. Ciò significa che gli oggetti e le persone che lo circondano gli appaiono come estranei o sconosciuti. Di fatto, il derealizzato non riconosce nulla come reale. Questo stato è generalmente persistente o, comunque, ricorrente. Non solo. Quando si convive con la derealizzazione, non di rado si soffre anche di depersonalizzazione. Tutto quel che viene fatto o detto non si riconosce come proprio, bensì si ritiene che sia frutto dell’intelletto di una persona terza, anche se non se ne vede alcuna. Il depersonalizzato vive la propria vita da un punto di vista esterno, come se stesse guardando un film. In definitiva, potremmo definire la sua storia simile a quella del fittizio Truman Burbank.
In sostanza, si porta avanti un’esistenza priva di ogni senso della realtà. La situazione è particolarmente grave quando è persistente, poiché il soggetto non ha tregua. In questi casi il vuoto lo attanaglia, privandolo di qualunque appiglio e punto di riferimento. Chi è convinto di vivere all’interno di un quadro irreale, e non riesce a uscirne, sarà continuamente disorientato. La derealizzazione può anche essere transitoria e, in questo caso, l’individuo ha contezza di che cosa sia la realtà concreta e tangibile, poiché generalmente la vive e ne fa esperienza. Di tanto in tanto però, a seconda della frequenza con cui gli episodi si presentino, si trova a dover fronteggiare il disorientamento derealizzante.
Cosa si prova quando si vive un episodio di derealizzazione?
Sebbene non tutti gli episodi di derealizzazione siano identici tra loro, cerchiamo di capire che cosa provi chi soffra di una crisi derealizzante. Generalmente, si inizia a provare una sensazione di profondo distacco con il mondo circostante. Per comprendere meglio, potremmo esemplificare la situazione: immaginiamo un velo trasparente che, improvvisamente, ricopre tutto quel che ci sta attorno, a parte noi. Vediamo ancora che c’è un mondo là fuori, ma ci appare artificiale, lontano e assemblato da una sorta di demiurgo che vuole fare della vita altrui una rappresentazione teatrale. Tutto perde vividezza e nulla suscita più alcuna emozione. Il riconoscimento visivo delle persone, anche quelle cui si è più legati, si fa labile; i luoghi consueti e familiari divengono estranei e la percezione di tempo e spazio sfuma.
Quanto tempo dura la crisi?
Come ci si può facilmente immaginare, sintomi di questo tipo sono fonte di profondo disagio e possono essere percepiti come intollerabili. Di frequente, infatti, chi soffre di derealizzazione deve anche affrontare attacchi d’ansia e crisi depressive. La condizione è fonte di stress e quest’ultimo può finire per aggravarla. Non stiamo però descrivendo un disturbo psicotico, bensì una condizione durante la quale il soggetto è consapevole di percepire sensazioni e stimoli propri che non corrispondono all’effettiva realtà. Il derealizzato sa che c’è discrepanza tra quanto veda lui (o lei) e quanto effettivamente sia presente nel colpo d’occhio del panorama che lo circonda.
L’insorgenza di una crisi derealizzativa può essere graduale oppure improvvisa. Nell’affrontarla bisogna sempre tener presente che essa può durare soltanto una o due ore, così come settimane e mesi interi. Talvolta addirittura anni. La derealizzazione è abbastanza diffusa tra i più piccoli e può colpire anche giovani adulti. Dopo i 40 anni, è molto difficile che appaia e, qualora lo facesse, sarebbe probabilmente sintomo segnalatore di un altro disturbo.
Derealizzazione: test e trattamenti
È possibile comprendere se si soffra di derealizzazione sottoponendosi a test psicologici e colloqui strutturati con uno psicoterapeuta. Alternativamente, si può ricorrere ad analisi del sangue e delle urine oppure a esami quali TAC ed ECG. Queste pratiche servono a escludere possibili falsi allarmi. Sindromi convulsive o abusi nell’utilizzo di sostanze psicotrope possono dare gli stessi effetti di una crisi derealizzativa ma non hanno nulla a che vedere con la condizione.
Per quanto riguarda il trattamento, non esiste una sola possibilità. Gli approcci possono infatti essere due, i quali a volte risultano efficaci assieme e, in altre occasioni, se somministrati l’uno in alternativa all’altro. L’iter farmacologico prevede l’impiego di ansiolitici e antidepressivi, sotto stretta sorveglianza medica, mentre quello terapeutico prevede sessioni di psicoterapia cognitiva, comportamentale e psicodinamica.
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